JUSTICE 4 LAKOTA

Divulgazione della Storia e della Cultura dei Nativi Americani

 

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PILLOLE DI SAGGEZZA

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"Il valore di un guerriero si riconosce dalle ferite che porta".

 

PILLOLE DI SAGGEZZA

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"Quando la terra fù creata con tutti gli esseri viventi, l'intenzione del creatore non era di renderla vivibile solamente agli uomini. Siamo stati messi al mondo assieme ai nostri fratelli e sorelle, quelli che hanno 4 zampe, quelli che volano e quelli che nuotano. Tutte queste forme di vita, anche il più sottile filo d'erba e il più possente degli alberi, formano con noi una grande famiglia. Tutti siamo fratelli ed allo stesso modo importanti su questa terra".   (nativo Irochese)

 

PILLOLE DI SAGGEZZA

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"C'è una grande differenza tra il comportamento degli indiani e quello dei bianchi per quanto concerne il rapporto con la natura: l'uno divenne il suo difensore e protettore, l'altro il suo distruttore".

 

"PILLOLE DI SAGGEZZA"

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"Lungo il cammino della vostra vita, fate in modo di non privare gli altri della felicità. Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili ma, al contrario, vedete di procurare loro gioia ogni volta che potete".  (prov. Sioux)

 

PILLOLE DI SAGGEZZA

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"Quando togliamo qualcosa alla terra, dobbiamo anche restituirle qualcosa. Noi e la terra dovremmo essere compagni con uguali diritti. Quello che noi rendiamo alla terra può essere una cosa semplice e allo stesso tempo così difficile... il rispetto!"  (indiano Navajo)

 

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Post n°7 pubblicato il 31 Marzo 2009 da chumani

STO CERCANDO AMICI APPASSIONATI AI NATIVI AMERICANI INTENZIONATI A DIVULGARE LA LORO CULTURA...

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UN CONSIGLIO A TUTTI GLI AMICI "VISI PALLIDI"

Post n°6 pubblicato il 07 Marzo 2009 da chumani
Foto di chumani

Se anche voi, come me, siete appassionati dei Nativi Americani, vi consiglio di visitare il sito  www.sentierorosso.com ..... Non troverete di meglio nel web!!! Poi mi direte!

 
 
 

PRINCIPALI TRIBU' NATIVE (parte 3°)

Post n°5 pubblicato il 07 Marzo 2009 da chumani
 

CROW

Gli indiani Crow, parenti dei popoli Hidatsa del corso superiore del Missouri, emigrarono nelle Grandi Pianure dell'Est e si stabilirono nel Montana, ad est delle Montagne Rocciose, lungo il fiume Yellowstone. Erano una minaccia per i primi viaggiatori bianchi che transitavano lungo il Sentiero dell'Oregon. Ma nel corso del tempo divennero alleati del governo federale contro altre tribù, in quanto servirono le truppe in varie occasioni come scout e come soldati.
Essi lottarono con il generale George CrooK contro Crazy Horse nella battaglia di Rosebud nel 1876 ed aiutarono ad inseguire i Nez Perce durante la loro tentata fuga nel Canada nel 1877.
Il capo tribù Plenty Coups incoraggiò i suoi guerrieri ad aiutare l'esercito, perché, secondo le sue parole, <<quando la guerra sarà terminata, i capi dei soldati non dimenticheranno che i Crow vennero in loro aiuto>>.

SIOUX

Durante il tardo secolo XVII e i primi anni del XVIII, i popoli dei Sioux migrarono dalle terre dove i loro avi si erano stabiliti, più di un secolo prima, verso il corso superiore del Mississippi. Il fatto che i loro nemici tradizionali, gli Ojibway e altri del ceppo algonchino, avessero ricevuto armi da fuoco dai mercanti francesi, li costrinse a muovere verso ovest. I tre maggiori gruppi di Sioux si stabilirono in nuovi territori: i Santee nella zona del Mississippi che divenne poi lo stato del Minnesota, i Yankton lungo il fiume Missouri, i Teton nel Badlands e nelle Colline Nere del Sud Dakota. Quei popoli così diversi che erano stati vittime dei fucili francesi, ricevettero a loro volta le armi da fuoco e molti di loro montarono il "Cane Sacro", come chiamavano il cavalli, ed allargarono i loro territori per tutte le Pianure settentrionali. Furono anche dei guerrieri molto validi e costituirono sempre un freno all'espansione dei bianchi nel XIX secolo.
La Guerra dei Sioux, o meglio le guerre, durarono quasi mezzo secolo e si possono dividere in cinque fasi, ognuna con una propria storia e le caretteristiche del proprio periodo. Due degli episodi della fase finale, Little Bighorn e Wounded Knee, sono tra i più famosi della storia indiana ed hanno un particolare peso simbolico, in quanto l'uno rispecchia il grande potere che avevano le tribù indiane in precedenza e l'altro la loro sconfitta definitiva.
La prima fase delle Guerre dei Sioux iniziò poco dopo il Trattato di Fort Laramie del 1851, che si prefiggeva di assicurare all'uomo bianco un passaggio sicuro lungo il Sentiero dell'Oregon. Fu comunque l'uomo bianco a rompere la pace. Nell'agosto del 1854 un gruppo di mormoni attraversava il North Platte River in Wyoming e una loro mucca scappò e andò a finire nell'accampamento dei Brule Teton, nei pressi del Sentiero. I mormoni, mentre la cercavano, vedendo gli indiani, si spaventarono e fuggirono verso Fort Laramie, dicendo che la mucca era stata loro rubata. Nello stesso tempo, un altro gruppo di Sioux, in visita presso i Brule Teton, uccise la mucca.
Gli indiani offrirono un risarcimento ancora più elevato del valore della mucca, ma il tenente John L. Grattan insistette per arrestare High Forehead, l'uomo che aveva ucciso l'animale, aggravando così l'incidente. Grattan giudò un gruppo di 30 uomini di fanteria con due cannoni al villaggio dei Brule per procedere all'arresto. Quando High Forehead rifiutò di costituirsi, Grattan diede l'ordine di sparare. Il capo Conquering Bear, portavoce di tutti i Sioux, fu ferito mortalmente durante le prime cannonate e gli indiani, infuriati, lanciarono un contrattacco nel quale annientarono il distaccamento.
I bianchi ricordarono l'incidente come "il massacro di Grattan" e come risposta eseguirono un'azione ancora più brutale. Il 3 settembre 1855 una truppa di 600 soldati di Fort Kearny nel Nebraska, comandati dal generale William S. Harney, invasero il villaggio dei Brule e al Blue Water uccisero 85 dei Sioux in fuga e ne fecero prigionieri 70, tra cui donne e bambini. Poi Harney guidò i suoi in una marcia attraverso il territorio dei Sioux per dimostrare la forza dell'esercito alle altre tribù. Al momento nessuna di esse oppose resistenza, ma non dimenticarono la morte di Conquering Bear e l'attacco al Blue Water. Un giovane indiano Oglala Teton, che si era trovato la nell'accampamento la notte in cui Conquering Bear fu colpito a morte, se ne ricordò. Il suo nome era Crazy Horse e, in una visione avuta poco dopo l'incidente, scoprì il suo destino di capo nelle battaglie future.
Prima ancora che Crazy Horse diventasse il capo dei Sioux, la guerra scoppiò ad est, nel territorio dei Santee Sioux sul fiume Minnesota. Durante gli anni della Guerra Civile, i Santee erano stati circondati sempre più dagli uomini bianchi che avevano sottratto loro molta terra, truffandoli ripetutamente. All'interno delle tribù non tutti erano d'accordo sul modo di contrapporsi a questi abusi, e cioè se sottomettersi o reagire. Un gruppo di giovani guerrieri accelerarono la soluzione di questi contrasti uccidendo cinque coloni.
Little Crow, capo dei Santee, che in precedenza aveva trattato per concordare la pace, dopo l'azione coraggiosa dei suoi giovani guerrieri, si era convinto anche lui che l'unica soluzione era quella della guerra. Le parole di un commerciante che si era rifiutato di fare credito a degli indiani, dicendo <<se hanno fame, date loro da mangiare erba>>, divennero il grido di guerra di tutte le tribù dei Santee.
Il 18 agosto 1862 i Santee iniziarono le ostilità con razzie su stazioni commerciali e insediamenti. Morirono almeno 400 bianchi il primo giorno. Il 20 e 22 agosto Little Crow lanciò assalti al forte dove si erano rifugiati molti coloni. Tre cannoni fecero, in quell'occasione, strage di indiani. Dopo aver perduto 100 uomini, Little Crow abbandonò l'assedio e il 23 agosto un altro gruppo di Santee invase il villaggio di New Ulm. Il villaggio era ben preparato e dopo una giornata di lotta, in cui ambedue le parti subirono molte perdite, un terzo di esso fu distrutto, ma gli abitanti riuscirono a respingere gli indiani.
Il generale Henry Hastings Sibley raggiunse Fort Ridgely con 1.500 soldati e il 2 settembre fece partire un gruppo di 135 uomini con 20 carri. A tredici miglia dal forte, il distaccamento fu attaccato e costretto a difendersi per 31 ore, dopo aver messo in cerchio i carri per difendersi. Finalmente arrivarono i soccorsi dal forte, ma 23 soldati erano già stati uccisi.
Sibley guidò i suoi uomini in un'azione il 18 settembre seguendo il fiume Minnesota fin dentro il territorio dei Santee. I santee, che non avevano deciso di ritirarsi verso l'Ovest ma di opporre resistenza, attaccarono l'accampamento dei soldati a Wood Lake il 23 settembre. Benché fossero 700 non poterono competere con l'artiglieria dell'uomo bianco e si dispersero sconfitti.
Molti sopravvissuti fuggirono in Dakota o nel Canada e tra questi Little Crow. Trecento indiani, tra quelli catturati, vennero condannati all'impiccagione, benché si fossero arresi di propria volontà, avessero reso gli ostaggi e si fossero dichiarati innocenti della strage dei coloni. Il presidente Abraham Lincoln, dopo aver esaminato gli atti del processo, commutò le sentenze per la maggior parte degli indiani. Ma il 26 dicembre 1862 avvenne la più grande esecuzione di massa della storia americana, a Mankato in Minnesota, quando 38 Santee Sioux vennero impiccati contemporaneamente.
Little Crow morì a luglio dell'anno successivo durante una spedizione effettuata dal Canada al Minnesota per rubare cavalli. Fu fucilato dai coloni ai quali vennero pagate anche le taglie per ogni scalpo dei Sioux. Lo stesso mese il generale Sibley, che era entrato nel Nord Dakota durante una spedizione punitiva contro i Sioux, sconfisse i Santee rimasti indietro ai loro parenti dei Teton Sioux, al Big Mound, al lago Dead Buffalo e al lago Stoney. Poi nel settembre successivo e nella primavera del 1864, il generale Alfred Sully sconfisse una coalizione di tribù a Whitestone Hill e al Kildeer Mountain. I Santee e i Teton che li avevano accolti, pagarono a caro prezzo l'insurrezione del Minnesota. In un'altra rivolta che ebbe inizio l'anno successivo, i loro parenti occidentali in Wyoming e in Montana, riuscirono a passarsela meglio.
Mentre si combatteva la Guerra di Red Cloud, che scoppiò durante gli anni successivi alla Guerra Civile, sorse la questione del Sentiero di Bozeman. Mentre i bianchi erano contagiati dalla febbre dell'oro e invadevano sia il Montana che la California ed il Colorado, anche i traffici attraverso le terre indiane garantiti dai trattati, aumentarono parecchio. John Bozeman, che cercava la strada più diretta per il Colorado al posto di quelle orientali e occidentali che facevano lunghi giri, passò ad ovest delle Montagne Bighorn attraverso il Wyoming, lungo il North Platte River, attraversando così il territorio dei Teton. Le varie tribù dei Sioux, tra cui gli Oglala Teton comandati da Red Cloud e dal giovane Crazy Horse, gli Hunkpapa Teton comandati da Sitting Bull (Toro Seduto) e i Brule teton con Spotted Tail, si opposero al crescente traffico effettuato dall'uomo bianco. La loro preoccupazione fu condivisa dai loro alleati delle pianure settentrionali e cioè dai Cheyenne settentrionali del capo Dull Knife e dagli Arapaho settentrionali di Black Bear.
A partire dal 1865 quei gruppi, spesso uniti tra loro, assalirono gli immigrati bianchi e le pattuglie militari. Nel giugno del 1866, Red Cloud e altri capi arrivarono a Fort Laramie per discutere sul nuovo sentiero. Durante l'incontro, una colonna di fanteria, comandata dal colonnello Henry B. Carrington, giunse con istruzioni di costruire fortificazioni nel territorio del Powder River, al fine di proteggere il Sentiero di Bozeman. Benché alcuni capi avessero firmato un trattato di non aggressione, Red Cloud partì per preparare la guerra.
Intanto gli uomini di Carrington procedevano lungo il Sentiero di Bozeman e nonostante i continui attacchi dei guerrieri indiani, si misero a rinforzare Fort Reno, e a costruire altri due posti, Fort Phil Kearny e Fort C. F. Smith, nel Wyoming e nel Montana meridionale. Oltre a compiere incursioni sulle carovane degli operai e sui convogli da rifornimento, gli indiani attaccarono anche le pattuglie dell'esercito. Nel dicembre 1866 Crazy Horse tese un'imboscata per intrappolare i bianchi e attaccò un treno con i suoi guerrieri. Il capitano William Fetterman condusse allora un'unità di cavalleria in soccorso, composta da 80 uomini, partendo da Fort Phil Kearny attraverso il Lodge Trail Ridge e finì in una trappola di 1.500 indiani che erano rimasti nascosti. Questo episodio prese il nome di Massacro di Fetterman.
L'esercito si accorse della minaccia degli indiani delle Pianure ed inviò truppe fresche con fucili a retrocarica nei posti lungo il Bozeman Trail. Nell'agosto del 1867, durante un'offensiva di due gruppi di guerrieri contro degli operai di Fort Smith e Fort Phil Kearny, gli indiani si trovarono a lottare contro le armi moderne. Riuscirono a cacciare i gruppi di lavoro che stavano tagliando erba e legna, ma subirono molte perdite. I militari considerarono vittorie queste lotte, dette Lotte dei Campi e de Vagoni. Ciò nonostante il governo federale venne a patti in seguito a quelle scorrerie e a quelle contro la ferrovia transcontinentale, oramai quasi completata a sud del Platte River.
Nel Trattato di Fort Laramie del 1868 gli ufficiali acconsentirono alle richieste di Red Cloud e abbandonarono gli avamposti lungo il Bozeman Trail in cambio della cessazione delle scorribande da parte degli indiani. Poco dopo l'evacuazione dell'esercito in quell'estate, i Sioux bruciarono i posti militari nella festa della loro vittoria.
L'esercito visse intanto un'altra fase sfortunata nel 1867, e cioè con i Cheyenne meridionali, gli Arapaho meridionali ed alcuni Sioux che vivevano anche nelle Pianure centrali, con la fallita Campagna di Hancock. Anche in quella regione l'uomo bianco fece concessioni nel Trattato di Medicine Lodge del 1867.
In quel momento i piani dell'uomo bianco circa la conquista delle Pianure fallirono. Ma la ferrovia ormai c'era e con essa arrivarono sempre più coloni e il nutrimento principale degli indiani delle Pianure, il bufalo, andò man mano scomparendo. Nella successiva serie di combattimenti, i bianchi ebbero un'altra volta il sopravvento, nonostante le perdite inflitte dagli indiani, come nel caso di Little Bighorn.
Intorno al 1870 sia i bianchi che gli indiani violarono i termini del Trattato di Fort Laramie, con continui abusi e razzie. I rilievi per una nuova ferrovia, la Northern Pacific, aggravarono la situazione. Ma soprattutto la scoperta dell'oro nelle Colline Nere (Black Hills), terre sacre dei Sioux, l'invio della spedizione comandata dal tenente colonnello George Armstrong Custer nel 1874, e il successivo furioso assalto ai minatori, furono le cause che resero inevitabile un'altra volta la guerra.
Red Cloud e Spotted Tail avevano optato per la vita nelle riserve. I capi delle principali tribù dei cacciatori nomadi erano a quel tempo Sitting Bull (Toro Seduto) e Crazy Horse (Cavallo Pazzo). A loro si opponevano il generale William Tecumseh Sherman, comandante dell'esercito statunitense dal 1869, e il generale Philip Henry Sheridan, comandante della Divisione del Missouri dal 1867, ambedue eroi della Guerra Civile e che proponevano una guerra totale contro gli indiani che opponevano resistenza. Sheridan è famoso per il suo aforisma razzista: <<L'unico indiano buono è quello morto>>.
La guerra scoppiò quando i militari, nello sforzo di avere il controllo delle Colline Nere, attraverso negoziati che erano coercitivi, fecero sapere agli indiani cacciatori settentrionali, che dovevano presentarsi ad una riserva entro due mesi, altrimenti sarebbero stati classificati come ostili. Quando le varie tribù mancarono di presentarsi, il generale Sheridan organizzò due eserciti, uno comandato dal generale George Crook, e un altro sotto il tenente colonnello George Armstrong Custer. Le battaglie sarebbero dovute cominciare prima dell'inverno. Custer ritardò a causa di forti bufere di neve. Il colonnello Joseph Reynolds, che faceva parte delle truppe di Crook, condusse un attacco di cavalleria contro i Teton e i Cheyenne al Powder River nel Montana nel marzo 1876, ma fu respinto dai guerrieri di Crazy Horse con pesanti perdite.
Le battaglie successive avvennero nella tarda primavera, durante una nuova campagna militare: da sud arrivò Crook con le sue truppe, dall'ovest il colonnello John Gibbon con truppe di Fort Ellis e di Shaw in Montana, e dall'est il generale Alfred Terry insieme a Custer. I vari raggruppamenti si erano riuniti in un accampamento nel Montana meridionale.
Il 17 giugno 1876 circa 700 Sioux e Cheyenne comandati da Crazy Horse si mossero contro di loro. Benché Crook disponesse di 1.000 soldati, il suo esercito dovette difendersi contro i ripetuti assalti molto ben organizzati. Quando gli indiani si ritirarono, gli uomini di Crook avevano subito gravi perdite ed erano costretti a rientrare alla loro base. Ma la battaglia di Rosebud, benché fosse stata una vittoria indiana di valore rilevante, fu solo l'anticipo di un trionfo ancora più grande.
Gli indiani organizzarono un nuovo accampamento su una pianura lungo il fiume Little Bighorn, chiamato Greasy Grass (Erba Grassa). Arrivarono anche quelli che avevano svernato presso le riserve: Teton sioux, Santee Sioux, Cheyenne settentrionali, un totale di quasi 7.000 uomini, dei quali circa 1.800 guerrieri. Quattro giorni dopo Rosebud, le colonne di Terry e Gibbon si unirono al fiume Yellowstone e quando una pattuglia di scout, comandata dal maggiore Marcus Reno, comunicò la localizzazione delle forze indiane, Terry inviò il 7° Cavalleria di Custer per attaccare gli indiani da sud, mentre il resto delle truppe attaccava da nord.
Tuttavia l'operazione non si svolse come previsto. Il 25 giugno il giovane ed imprudente ufficiale di cavalleria, che gli indiani chiamavano "Long Hair" (Capelli Lunghi), organizzò un attacco immediato appena gli scout individuarono l'accampamento degli indiani, senza aspettare un'altra giornata fino all'arrivo di terry e Gibbon. Divise il suo esercito in quattro sezioni: la schiera con le bestie da soma rimase indietro; un distaccamento sotto il comando del capitano Frederick Benteen ebbe il compito di bloccare gli indiani da sud e quelli al comando suo e del maggiore Reno avrebbero dovuto attaccare lungo il fiume verso nord. Strada facendo fece attraversare agli uomini di Reno il fiume verso ovest in cerca di un gruppo di 40 indiani e per attaccare l'accampamento dal sud, mentre lui procedette lungo le sponde frastagliate ad est per attaccare il villaggio dal nord. Il piano finì in un disastro. In una serie di azioni separate contro le forze divise, gli indiani riuscirono a tenere le unità di Reno e Benteen ferme e ad infliggere loro gravi perdite, più di 50 morti e circa 60 feriti su un totale di 400 uomini e ad annientare il distaccamento di Custer di quasi 200 fino all'ultimo uomo. L'ultima battaglia di Custer divenne famosa come i guerrieri che vi parteciparono, tra cui Crazy Horse, Sitting Bull e Gall. Questa battaglia servì anche a radunare l'uomo bianco in una campagna per vendicarsi e conquistare i territori indiani.
L'esercito infatti trionfò negli scontri che seguirono. Nel luglio 1876, poco dopo la battaglia di Little Bighorn, le forze comandate dal colonnello Wesley Merritt di Fort Laramie, intercettarono e sconfissero quasi 1.000 Cheyenne che avevano lasciato le riserve del Nebraska per unirsi a Sitting Bull e Crazy Horse, nella battaglia di War Bonnet Creek nel Nebraska nord-occidentale. L'8 settembre la guardia avanzata del generale Crook, comandata dal capitano Miles, catturò il gruppo dei Teton di American Horse a Slim Buttes nel Sud Dakota.
Il 25 novembre la cavalleria di Crook, comandata dal colonnello Ronald Mackenzie annientò l'accampamento dei Cheyenne settentrionali du Dull Knife sul Powder River in Wyoming, nella cosiddetta Battaglia di Dull Knife. Nel gennaio 1877 il generale Nelson Miles, reduce dalla Guerra del Red River, sconfisse con un esercito di 500 soldati i guerrieri di Crazy Horse nella Battaglia di Wolf Mountain e in maggio sconfisse i Miniconjou Teton di Lame Deer nel Montana, nella cosiddetta Battaglia di Lame Deer.
La fine del "Sentiero di Guerra" giunse per i grandi capi dei Sioux e Cheyenne. Sitting Bull con i suoi Hunkpapa si rifugiò in Canada e ritornò nel 1881 per arrendersi a Fort Buford in territorio Dakota La sua morte nel 1890 ebbe una certa influenza sulla tragedia di Wounded Knee. Dull Knife si arrese il 6 maggio 1877 alla riserva di Red Cloud in Nebraska. L'anno successivo, lui e i suoi Cheyenne settentrionali tentarono una fuga disperata per la loro libertà. Ma poi si arresero insieme agli Oglala di Crazy Horse, più di 1.000 indiani in tutto. Crazy Horse, uno dei più efficienti guerrieri indiani, gettò il suo fucile per terra. Benché sconfitto, era ancora considerato un pericolo dagli ufficiali che temevano la sua influenza per ispirare nuove insurrezioni. Il 5 settembre 1877, mentre si opponeva al generale Crook per la sua incarcerazione, fu ferito mortalmente.
L'ultimo sforzo per i Sioux e tutte le tribù indiane coinvolte nelle Guerre dell'Ovest, avvenne tredici anni dopo a Wounded Knee Creek nel Sud Dakota. Nel 1888 un Paiute indiano del Nevada di nome Wovoka, figlio del mistico Tavibo, portava avanti la dottrina del padre nella visione che ebbe durante un'eclissi di sole, iniziando a diffondere un vangelo noto come Ghost Dance Religion (Religione della Danza degli Spiriti). Egli predicava che la terra sarebbe perita presto per tornare poi viva in uno stato puro e originale e per essere ereditata da tutti gli indiani, morti compresi, per un'esistenza eterna priva di sofferenze. Per affrontare questa realtà, gli indiani dovevano vivere in armonia ed onestamente, lavarsi spesso ed evitare le usanze dell'uomo bianco, specie l'alcool che aveva un effetto devastante sugli indiani. Egli scoraggiava anche le pratiche del lutto, perché i morti avrebbero visto presto la resurrezione e chiedeva invece di pregare e meditare, di cantare e danzare per giungere in uno stato in cui si potesse morire per un attimo e intravedere il paradiso futuro, pieno di erba rigogliosa nelle praterie, di mandrie di bufali e di avi indiani.
La nuova religione si diffuse tra i popoli soggiogati, desolati e depressi del Far West, del Sud Ovest e delle Pianure, che vivevano per la maggior parte in riserve. Molti dei Sioux, disperati per le sconfitte e grati per quello spiraglio di speranza, aderirono alla nuova religione, dopo che uno dei loro sacerdoti, Kicking Bear, ebbe compiuto il suo pellegrinaggio in Nevada per saperne di più, ed iniziarono ad eseguire la "Danza degli Spiriti". Kicking Bear ed un altro sacerdote, Short Bull, ambedue appartenenti ai Miniconjou Teton, diedero a questo vangelo la propria interpretazione, scegliendo la possibile eliminazione dell'uomo bianco, anziché l'anti violenza di Wovoca. Speciali camicie per la "Danza degli Spiriti", dicevano, avrebbero fermato i proiettili dell'uomo bianco.
Gli ufficiali bianchi si preoccuparono di quel fervore religioso misto con attivismo ed insurrezioni e, nel novembre 1890, misero al bando la Ghost Dance nelle riserve dei Sioux. Siccome i riti continuarono, i militari inviarono le truppe alle riserve di Pine Ridge e Rosebud in Sud Dakota. Era la preparazione di una nuova campagna contro gli indiani.
Il generale Nelson Miles comandava allora la Divisione del Missouri, dopo la morte di Crook di cui prese il posto. Miles stabilì il suo quartier generale a Rapid City in Sud Dakota. La presenza delle truppe aggravò la situazione e Kicking Bear e Short Bull condussero i loro seguaci nelle regioni nord occidentali della riserva di Pine Ridge, in un posto noto come "Il forte". I danzatori chiesero a Sitting Bull di raggiungerli per unirsi a loro, però prima ancora che potesse partire dalla riserva di Standing Rock in Nord Dakota, fu arrestato dalla polizia indiana agli ordini dei bianchi. Nella mischia che ne seguì, il grande capo tribù rimase ucciso insieme a sette dei suoi guerrieri.
Il generale Miles ordinò anche l'arresto di Big Foot, un capo dei Miniconjou, che in precedenza aveva difeso la "Danza degli Spiriti". Ma Big Foot ed i suoi seguaci erano già partiti per Pine Ridge, non perché lo avessero richiesto i Ghost Dancers, come Miles credeva, ma bensì su richiesta di Red Cloud e di altri indiani delle riserve, al fine di ristabilire la pace. Miles inviò il 7° Cavalleria comandato dal maggiore Whitside per intercettarli. L'unità perlustrò i Badlands localizzando gli indiani a Porcupine Creek, a circa 50 km da Pine Ridge.
Gli indiani non offrirono alcuna resistenza e Big Foot, affetto da polmonite, viaggiava in un carro. I soldati comandarono agli indiani di piantare un accampamento per la notte al Wounded Knee Creek e il colonnello James Forsyth arrivò per assumere il comando e ordinare alle sue truppe di piazzare 4 cannoni in postazione contro l'accampamento indiano. I soldati erano circa 500, mentre gli indiani 350, di cui 120 erano donne e bambini.
La mattina dopo, 29 dicembre 1890, i soldati entrarono nell'accampamento indiano per sequestrare le armi da fuoco. Uno sciamano, di nome Yellow Bird, oppose resistenza proclamando che la sua camicia da Ghost Dancer lo avrebbe protetto. Big Foot comunque sapeva che la lotta sarebbe stata rovinosa per gli indiani. Dapprima la lotta si svolse corpo a corpo, ma quando gli indiani stavano per avere la meglio, l'artiglieria cominciò a bombardare, uccidendo uomini, donne e bambini, compreso Big Foot. Al termine della brutale e inutile violenza, almeno 150 indiani rimasero uccisi ed altri 50 feriti. Forsyth fu accusato più avanti di questa uccisione di innocenti per poi essere prosciolto.
Con Wounded Knee le Guerre Indiane erano terminate. Lo stesso anno l'Ufficio Federale di Censimento annunciò che non avrebbe acconsentito più all'esistenza di linee di frontiera tra insediamenti di coloni bianchi e insediamenti indiani, nel territorio degli Stati Uniti, come invece era stato nei decenni passati.
Un altro modo tipico dei bianchi per dimostrare che avevano creato una nazione con il territorio che era degli indiani, fu quello di far scolpire, negli anni Trenta, i volti dei quattro presidenti al Mount Rushmore nelle Colline Nere, per le quali i Sioux avevano tanto combattuto. Wounded Knee, d'altro canto, diventò il simbolo di tutti i torti inflitti agli americani indigeni dai discendenti degli europei. E nel 1973 gli attivisti indiani, rifacendosi al coraggio dei loro avi, diedero luogo ad un'altra insurrezione in quello stesso posto.

 
 
 

PRINCIPALI TRIBU NATIVE (parte 2°)

Post n°4 pubblicato il 07 Marzo 2009 da chumani
 

CHEYENNE

I Cheyenne, che una volta vivevano ad est del fiume Missouri, divennero cacciatori nomadi sulle Grandi Pianure. Nel secolo XIX, quando la pressione dell'uomo bianco stava aumentando, divennero alleati sia dei Sioux che degli Arapaho. Nel trattato di Fort Laramie del 1851 i Cheyenne che vivevano lungo il corso superiore del fiume Arkansas vennero chiamati Cheyenne meridionali e quelli abitanti lungo il Nord Platte, Cheyenne settentrionali. Il gruppo a Nord ebbe una parte critica nelle cosiddette Guerre dei Sioux sulle pianure settentrionali e cioè nei maggiori scontri con i bianchi nel periodo che va dal 1865 al 1876. I loro capi più importanti, come per esempio Dull Knife, si unirono ai capi Sioux Red Cloud (Nuvola Rossa), Sitting Bull (Toro Seduto) e Crazy Horse (Cavallo Pazzo). I Cheyenne meridionali furono attivi anche nelle guerre dell'Ovest e in molte campagne militari effettuate contro di loro. I due gruppi di Cheyenne non erano naturalmente isolati. Durante gli anni di guerra c'era una grande movimento tra i vari popoli e tribù che praticavano la caccia nelle Grandi Pianure e i loro membri lottarono a fianco dei loro parenti meridionali o viceversa. I Cheyenne, nel complesso, si ritenevano il "Popolo Eletto".
Un primo impegno di guerra coinvolse i Cheyenne meridionali nel 1857, tre anni dopo l'incidente di Grattan, che provocò la guerra tra i Sioux e i bianchi. A causa di razzie compiute lungo il sentiero di Smoky Hill verso le Montagne Rocciose, l'esercito inviò trecento uomini di cavalleria guidati dal colonnello Edwin Sumner per punire i Cheyenne. Nella battaglia di Solomon Fork nel Kansas occidentale il 29 luglio, Sumner impegnava duramente un numero equivalente di guerrieri.
Nel corso di un successivo accentuarsi di violenze, chiamato anche Guerra dei Cheyenne e degli Arapaho, o Guerra del Colorado del 1864-65, avvenne una tragedia che servì ad unire molte tribù delle Pianure contro l'uomo bianco e ad aumentare l'odio e la sfiducia nei suoi confronti.
Con la crescita enrme di minatori nel Colorado, dopo la "Febbre dell'Oro" di Pike's Peak del 1858, il governatore John Evans cercò di aprire i terreni di caccia dei Cheyenne e degli Arapaho per l'insediamento dei bianchi. Le tribù rifiutarono di vendere le loro terre e di stabilirsi in riserve. Evans decise così di risolvere la questione con la forza, usando come pretesto incidenti che accadevano saltuariamente e comandò di muovere le truppe agli ordini dell'ambizioso comandante militare territoriale che odiava gli indiani, il colonnello John Chivington.

Nella primavera del 1864, mentre la Guerra Civile infuriava all'est, Chivington lanciò una campagna di violenza contro i Cheyenne ed i loro alleati e le sue truppe attaccarono tutti gli indiani, razziando i loro villaggi. I Cheyenne uniti ai vicini Arapaho, Sioux, Comanche e Kiowa, sia in Colorado sia in Kansas, si misero sul sentiero di guerra per difendersi. Evans e Chivington rinforzarono la loro milizia creando il Terzo Cavalleria del Colorado, con volontari arruolati per breve tempo. Dopo un'estate piena di piccole scorrerie e di scaramucce, i rappresentanti dei bianchi e degli indiani si incontrarono a Camp Weld, fuori Denver, il 28 settembre. Non fu raggiunto nessun accordo, ma si fece credere agli indiani che con gli accampamenti vicini e con la ripresa delle relazioni, era possibile una pace. Uno dei capi Cheyenne di nome Black Kettle, che proponeva la pace da lungo tempo, condusse il suo gruppo di quasi 600 cheyenne ed alcuni arapaho in un luogo lungo il Sand Creek per impiantare il suo accampamento e informò la guarnigione della sua presenza.
Poco dopo Chevington arrivò al forte con una truppa di 700 soldati compresa il Terzo Cavalleria, ed informò la guarnigione del suo piano per attaccare l'accampamento degli indiani. Benché fosse informato che Black Kettle si era già arreso, considerò questo fatto un'ottima occasione per attuare lo sterminio degli indiani. Il 29 novembre guidò le sue truppe, tra cui molti ubriachi, al Sand Creek e li schierò intorno all'accampamento degli indiani, con anche quattro cannoni. Black Kettle, fiducioso come sempre, issò una bandiera americana e una bianca dalla sua tenda. In risposta Chevington alzò il braccio per indicare l'attacco e mentre i fucili e i cannoni aprivano il fuoco, gli indiani si dispersero in preda al panico. In seguito all'attacco alcuni indiani riuscirono a resistere da dietro la sponda più alta del fiume e altri, tra cui Black Kettle, fuggirono attraverso la pianura. Ma alla fine del feroce e brutale attacco c'erano 200 morti e più della metà erano donne e bambini. La politica di Chevington fu quella di non far prigionieri e i suoi volontari del Colorado erano come lui. Chevington fu denunciato in seguito ad un'indagine del Congresso e costretto a dimettersi. Ma quel semplice rimprovero non significò niente per gli indiani. Quando si sparse la voce del massacro tra le altr tribù per mezzo del racconto dei fuggiaschi, gli indiani delle Pianure meridionali e settentrionali si mostrarono più decisi che mai a resistere all'invasione dei bianchi. I Cheyenne e gli Arapaho intensificarono le loro scorribande e il 7 gennaio e il 18 febbraio presero d'assalto la città e la stazione merci di Julesburg lungo il Platte River del sud, lungo l'itinerario del Sentiero dell'Oregon per Denver, provocando il suo abbandono. La fase finale e più intensa della guerra sulle Pianure era così cominciata. Ci voleva un altro massacro, quello dei Wounded Knee, un quarto di secolo dopo, per farla cessare.
Poco dopo la conclusione della Guerra Civile, l'esercito organizzò un'offensiva contro gli indiani delle Pianure centrali, nota come Campagna di hancock del 1867. Il generale Winfield Scott Hancock istituì il suo comando a Fort Larned lungo il sentiero di Santa Fe nel Kansas occidentale. Dopo un incontro senza esiti con i capi Cheyenne meridionali, Tall Bull e White Horse, Hancock iniziò una campagna che fu un altro fallimento. Il comandante sul campo di Hancock era il giovane ufficiale di cavalleria Armstrong Custer. La carriera di Custer come nemico degli indiani cominciò con un insuccesso e terminò nove anni dopo con il disastro di Little Bighorn.
Durante l'estate e la campagna di Hancock, Custer con il suo Settimo Cavalleria cacciò i Cheyenne e i loro alleati Sioux, attraverso il Kansas occidentale, il Colorado nord-orientale ed il Nebraska sud-occidentale. Egli riuscì a bruciare un villaggio sul Pawnee Fork, ma nulla di più, dato che gli indiani erano sempre più sfuggenti ed effettuavano scorrerie contro stazioni di posta, diligenze, treni e operai delle ferrovie a loro piacimento. I gruppi di guerrieri fecero anche delle incursioni contro Fort Wallace in diverse occasioni, e in questo forte finì l'esercito di Custer il 13 luglio, essendo uomini e cavalli troppo stanchi per poter continuare.
Quell'autunno, i sostenitori della pace in seno al governo dichiararono che le campagne di Hancock e di Bozeman a nord erano state un fallimento e sostennero che la politica di oppressione attuata dai militari aveva solo peggiorato la situazione. Istituirono quindi una commisiione di pace con il risultato della firma di due trattati: il Trattato di Medicine Lodge nel 1867 nel Kansas e il Trattato di Fort Laramie nel 1868 nel Wyoming. Nel primo i Sioux ottennero una riserva sulle pianure settentrionali, dal territorio del Powder River fino al Missouri; nel secondo i Cheyenne e gli Arapaho ottennero la riserva combinata sul Territorio Indiano, come avvenne anche nel caso dei Comanche, dei Kiowa e dei Kiowa-Apache. Con tutto questo la pace non era ancora arrivata alle pianura. Mentre continuava l'invasione dell'uomo bianco nei territori indiani, continuavano però anche le scorribande degli insorti.
Fu quindi la volta del generale Philip Sheridan a lottare contro gli indiani delle Pianure. Comandante designato della Divisione del Missouri nel settembre del 1867, si mise ad organizzare una campagna per la successiva estate, viste le continue agitazioni degli indiani. L'incidente che scatenò una nuova ondata di violenza fu il rifiuto degli ufficiali di distribuire armi e munizioni per la caccia ai Cheyenne meridionali, a causa di una razzia precedente su un villaggio da parte degli indiani Kaw. Dopo che un gruppo di circa 200 Cheyenne, di cui molti facevano parte della "Società del Soldato Cane", ebbe dato sfogo alla propria rabbia attaccando gli insediamenti lungo i fiumi Sabine e Solomon nel Kansas, altri guerrieri si unirono a loro, tra cui alcuni Sioux meridionali, per compiere insieme degli attacchi di frontiera.
L'esercito entrò in campo. Il 17 settembre un reparto di 50 uomini sotto il comando del maggiore George Forsyth seguì un gruppo di guerrieri. Il nucleo maggiore degli indiani (circa 600 uomini) intervenne e cacciò i soldati fino alla biforcazione dell'Arikara col Republican River, per poi attaccarli subito dopo. I soldati si ritirarono su un isolotto in mezzo al letto asciutto del fiume. Per una settimana resistettero ai ripetuti attacchi degli indiani Cheyenne comandati da Tall Bull, Bull Bear, White Horse e Sioux comandati da Pawnee Killer, finché arrivarono i soccorsi che respinsero gli indiani.
L'inverno dopo Sheridan lanciò una campagna maggiore, in cui tre colonne confluirono sugli insorti: la prima partita da Fort Bascom nel Nuovo Messico, sotto la guida del maggiore Evans, la seconda partita da Fort Lyon, Colorado, e comandata dal maggiore Eugene Carr e la terza da Fort Dodge nel Kansas sotto il comando del colonnello Alfred Sully. Il Settimo Cavalleria di Custer faceva parte di quella terza colonna. L'impegno più famoso della campagna di Sheridan fu la battaglia sul fiume Washita a novembre avanzato. A Camp Supply, nella parte nord-occidentale del Territorio Indiano, Sheridan trasferì il comando della sua colonna principale da Sully a Custer. Questi, che era interessato a mettere alla prova se stesso dopo il disastro della campagna di Hancock dell'anno prima, si mosse con la cavalleria durante una bufera. Alcuni scout degli Osage scoprirono tracce fresche e condussero gli uomini di Custer ad un accampamento indiano sul fiume Washita. coperto dal buio, Custer schierava i suoi 800 uomini in quattro gruppi intorno all'accampamento indiano per sferrare l'attacco all'alba.
Ad insaputa di Custer, e forse di poca importanza per lui se l'avesse saputo, davanti a lui c'era la gente della tribù di Black Kettle. Benché testimone del massacro di Sand Creek compiuto da Chevington, Black Kettle non aveva mai mosso guerra all'uomo bianco. Infatti aveva guidato il suo popolo a sud del Territorio Indiano per evitare ulteriori lotte in Colorado e in Kansas. Alcuni dei giovani guerrieri dell'accampamento, dei quali avevano seguito le tracce gli Osage, avevano compiuto razzie ai danni dei bianchi, ma Black Kettle aveva cercato di tenerli sotto controllo. Anzi, una settimana prima, si era recato a Fort Cobb per rassicurare il generale William Hazen che desiderava la pace. Ma il suo destino era quello di morire per mano dell'uomo bianco.
Così, al sorgere del sole, i soldati invasero l'accampamento. Gli indiani sorpresi si radunarono per quanto poetrono, riuscendo ad uccidere cinque soldati e ferendone 14. Altri 15 vennero tagliati fuori dalla colonna principali e uccisi in seguito. Ma gli indiani persero il loro capo, Black Kettle, insieme ad altri 100 guerrieri ed ebbero un numero maggiore di feriti. Benché Custer si vantasse come se fosse stata una vittoria importante, in effetti era solamente riuscito a decimare un gruppo di indiani prevalentemente pacifici in una strage del tipo di Sand Creek, ad eccezione della presenza di alcuni guerrieri e del fatto che donne e bambini non furono uccisi ma fatti prigionieri. Il giorno di Natale, qualche settimana dopo, la colonna di Evans, a sud, lottava contro i Comanche a Soldier Spring.
La campagna di Sheridan continuò nella primavera e nell'estate successive e gli indiani vennero braccati sempre più dalle forze dei bianchi. Nei pressi di Sweetwater Creek, nella pianura delimitata dalla striscia di terreno sporgente del Texas, Custer concordò attraverso negoziati e minacce la resa dei Cheyenne meridionali nel marzo del 1869. I loro capi, Little Robe e Medicine Arrows, promisero di ritornare nella riserva. I "Soldat Cane" di Tall Bull fuggirono verso nord allo scopo di raggiungere i loro parenti settentrionali nel territorio del Powder River. Il loro cammino fu interrotto a Summit Spring, nel Colorado nord-orientale, da una unità di cavalleria comandata dal maggiore Carr. I suoi scout erano alcuni Pawnee e Buffalo Bill Cody. In un attacco di sorpresa all'accampamento dei Cheyenne, gli uomini di Carr uccisero quasi 50 indiani e ne catturarono altri 117. Tall Bull trovò la morte nella lotta insieme ad altri "Soldati Cane".
I Cheyenne meridionali e gli Arapaho meridionali ormai erano di fatto vinti. Alcuni di loro che fuggirono verso nord presso i loro parenti settentrionali continuarono la lotta e vennero infine sconfitti insieme ai Sioux. Altri si unirono ai Comanche e ai Kiowa in un attacco a cacciatori di bufali presso Adobe Xalls nel Texas, durante la Guerra del Red River nel 1874-75. Ma per i Cheyenne le Pianure centrali non sarebbero stati mai più come una volta.
Come già detto, i Cheyenne settentrionali furono coinvolti nelle Guerre dei Sioux nelle Pianure del nord e trionfarono con loro nella battaglia sul Bozeman Trail del 1866-68 e a Little Bighorn durante l'insurrezione dei Sioux del 1876-77. I Sioux subirono anche una serie di contaccolpi dopo la battaglia di Little Bighorn fino alla sconfitta definitiva. Per i Cheyenne settentrionali le battaglie al War Bonnet Creek in Nebraska e quella Dull Knife in Wyoming a luglio e a settembre del 1876, furono quelle che ebbero maggiori conseguenze, per cui la primavera dopo, i lor capi tribù più importanti, Dull Knife e Little Wolf, si arresero a Fort Robinson in Nebraska.
I Cheyenne del nord aspettarono di essere trasferiti nella riserva dei Sioux nel loro antico rifugio, le Colline Nere, ma vennero invece mandati nel Territorio Indiano, per unirli ai loro parenti del sud, nella riserva dei Cheyenne e degli Arapaho, vicino a Fort Reno. Comunque, sulle quelle sterili pianure settentrionali era difficile coltivare, specie per un popolo che praticava in prevalenza la caccia, e con le misere razioni che passava il governo non c'era abbastanza cibo neanche per quelli che abitavano già prima in quei luoghi. In più i Cheyenne settentrionali furono colpiti da un'epidemia di malaria che si rivelò devastante. Dull Knife, Little Wolf ed altri decisero quindi di tornare nel territorio del Tongue River in Wyoming e nel Montana e durante la notte del 9 settembre 1877, 297 tra uomini, donne e bambini, si misero in marcia lasciandosi dietro le abitazioni vuote.
In una fuga epica e tragica durata sei settimane, attraverso terre già occupate e sviluppate dall'uomo bianco, con ranch, fattorie, strade e ferrovia, i Cheyenne si sottrassero a quasi 10.000 soldati e 3.000 civili che li inseguivano. Alcune volte vennero attaccati, e qualcuno di loro fu ucciso o catturato, ma la maggioranza riuscì a fuggire.
Si formarono due gruppi: i più forti con Little Wolf continuarono in direzione del Tongue River, mentre gli anziani, malati ed esausti, sotto la guida di Dull Knife, raggiunsero la riserva di Red Cloud a Fort Robinson in Nebraska per chiedere vitto e alloggio al capo dei Sioux. Il gruppo di Dull Knife fu catturato durante un'incursione di una unità di cavalleria comandata dal capitano John Johnson e fu scortato al forte. Le terre che erano intorno al forte vennero tolte ai Sioux.
Dull Knife espresse il desiderio che il suo popolo venisse destinato presso la nuova riserva di Red Cloud nel Sud dakota. Dopo diversi ritardi burocratici venne a sapere che sarebbe stati rimandati tutti nel Territorio Indiano. Gli ufficiali bianchi temevano che esaudendo i desideri dei Cheyenne, tutto il sistema basato sulle riserve ne avrebbe potuto risentire ed essere minacciato. In seguito i Cheyenne iniziarono una fuga con successo ma, in uno scontro con le truppe, molti di loro vennero uccisi, compresi donne e bambini e la figlia di Dull Knife. Questi, intanto, insieme alla sua famiglia, raggiunse la riserva di red Cloud a Pine Ridge, dove però venne fatto prigioniero.
Intanto, Little Wolf e il suo gruppo si era nascosto, durante i lunghi mesi invernali, a Chokecherry Creek, presso i Niobrara, finché vennero scoperti, fatti arrendere da un'unità di Fort Keogh in Montana, comandata dal capitano William Clark, e portati allo stesso forte.
Infine, dopo un ulteriore ritardo burocratico, i Cheyenne videro appagato il loro desiderio originario di avere una riserva sul Tongue River. Comunque tra guerre, malattie e la povertà della riserva, erano rimasti ormai solamente 80 Cheyenne settentrionali. La stessa sorte ebbero quelli meridionali, decimati dopo gli avvenimenti di Sand Creek e Washita. Il "Popolo Eletto" era stato ferito dalla forza di una nazione in espansione che voleva mostrare la sua potenza.

 
 
 

PRINCIPALI TRIBU' NATIVE

Post n°3 pubblicato il 07 Marzo 2009 da chumani
 

APACHE

I primi popoli Atapascani arrivarono nel Sud-Ovest intorno all'850: erano cacciatori nomadi e raccoglitori di foraggi nella zona dell'attuale Canada occidentale. Si propagarono su tutti gli altipiani aridi del Sud-Ovest, formando numerosi raggruppamenti chiamati Apache dalle altre tribù della regione; forse il nome apache significava "nemici". Dopo essersi stabiliti sulle nuove terre gli Apache continuarono a scorrazzare per il territorio razziando le popolazioni per avere cibo e schiavi. Siccome erano fieri lottatori e maestri esperti nel sopravvivere nei deserti, erano temuti anche dagli altri abitanti del Sud-Ovest: indiani, pueblo, spagnoli, messicani e americani, che infatti vennero tutti sottomessi.. La loro presenza e le loro vessazioni impedirono qualsiasi espansione spagnola e messicana verso nord. Quando alcuni anni dopo gli Stati Uniti annetterono il Sud-Ovest (1848), divennero i peggiori nemici per gli occupanti anglo-americani e si mostrarono i più ostinati di tutti i guerrieri indiani. Il generale George Crook, che condusse campagne militari contro gli Apache ed altri indiani, li definì "tigri della specie umana".
L'interpretazione sbagliata di un incidente di frontiera da parte dell'esercito americano, mutò il loro modo di agire e fu alla base di 35 anni di guerre tra Apache e americani.
Nel 1861 un proprietario terriero, John Ward, sospettò ingiustamente Cochise, capo tribù dei Chiracahua Apache, di aver rapito i suoi figli e rubato il suo bestiame. Egli lo denunciò alla guarnigione di Fort Buchanan. Un tenente del posto, George Bascom, organizzò un battaglione e si diresse al Passo degli Apache attraverso le Montagne di Chiracahua, centro del territorio degli Apache Chiracahua. Bascom invitò Cochise ad un incontro. Il 4 febbraio 1861 Cochise, che non sospettava alcun tradimento, arrivò con suo fratello, due nipoti, una donna e due bambini all'accampamento dell'esercito. Bascom non perse tempo ad accusare Cochise della razzia. Questi difese la sua estraneità, dicendo che forse potevano essere stati Apache delle Montagne Bianche, i Coyotero, ed offrì il suo aiuto per ritrovare i bambini rapiti. Mentre i suoi uomini circondavano la tenda, comunicò al capo che lo avrebbe arrestato. Cochise con il suo coltello fece un taglio nella tenda e fuggì mentre Bascom teneva gli altri Apache in ostaggio.
Cochise, con un gruppo di guerrieri, iniziò a tendere imboscate lungo il Sentiero di Butterfield per riavere i propri ostaggi, uccidendo messicani e lasciando vivi gli americani. Diversi negoziati tra Cochise e Bascom fallirono. Ai Chiracahua si unirono successivamente gli Apache delle Montagne Bianche, gli Apache Mimbreno. Essi concentrarono i loro sforzi in attacchi a diligenze che transitavano lungo il Sentiero. Gli uomini di Bascom riuscirono a catturare tre ostaggi, guerrieri delle Montagne Bianche. Due compagnie di dragoni di Fort Breckinridge respinsero gli insorti Apache fino nel Messico. Questi, tuttavia, prima di ritirarsi, uccisero tutti gli ostaggi. Per vendicarsi, Bascom fece impiccare gli ostaggi maschi, compreso il fratello di Cochise. A loro volto gli Apache uscirono dai loro nascondigli delle montagne e in due mesi uccisero 150 tra bianchi e messicani.
Dieci anni dopo gli episodi avvenuti tra gli indiani e Bascom, gli Apache ripresero le loro scorrerie contro i coloni. Gli Apache Aravaipa con il loro capo Eskiminzin che desiderava la pace, erano emigrati a Camp Grant, avamposto dell'esercito nel deserto a nord di Tucson, nell'attuale Arizona. Nel 1833 l'Arizona diventò un territorio indipendente e gli indiani consegnarono le armi al tenente Royal Whitman e alla sua guarnigione. Ma i cittadini di Tucson odiavano ugualmente gli Apache e li temevano anche se pacifici, perciò organizzarono una truppa di vigilanti formata da circa 150 bianchi, messicani e mercenari indiani Papago. La mattina del 30 aprile 1871 marciarono verso l'accampamento degli Aravaipa e, mentre dormivano, ne massacrarono 86 dei 150, compresi donne e bambini. Dei sopravvissuti le donne vennero violentate e i bambini portati via in schiavitù.
Il presidente Ulysses Grant che aveva impostato la sua "Politica di Pace del Dopoguerra" per evitare tali massacri, si sentì veramente offeso e inviò una commissione di pace in Arizona con alla testa il generale Oliver Howard e Vincent Coyler, con l'ordine di istituire un sistema di riserve a favore degli Apache. Fino all'autunno del 1872 la commissione istituì cinque posti di rifornimento, di cui quattro in Arizona ed uno nel Nuovo Messico, e contattò molte tribù di cui la maggior parte era d'accordo con il trasferimento in cambio di vitto regolare e rifornimenti.
Howard riuscì anche a combinare un incontro con Cochise dei Chiracahua lo stesso autunno, tramite la mediazione di Thomas Jeffords, pioniere e uomo di frontiera. Dopo 11 giorni di negoziati, il generale riconobbe la richiesta di Cochise circa una riserva da costituire nel territorio dei Chiracahua, al Passo degli Apache, con Jeffords come agente. Cochise promise ad Howard di mantenere l'ordine lungo il passo: mantenne la sua parola ed il suo popolo visse in pace fino alla sua morte avvenuta nel 1874.
Intanto altri Apache avevano continuato a saccheggiare nonostante che molti di loro ricevessero anche le razioni dai posti di rifornimento. Come reazione a questo fatto, i militari organizzarono la Campagna del Bacino Tonto attraverso le montagne e i canyon che si trovavano a sud del Mogollon Rim nell'Arizona centrale e dove molti gruppi di guerrieri si erano rifugiati. Il comandante di questa operazione era il generale George Crook, trasferitosi di recente nel Sud-Ovest dopo essersi guadagnato una buona reputazione nella lotta contro gli indiani nella Guerra del Serpente nell'Idaho e nell'Oregon. Durante l'inverno 1872-73 nove piccoli distaccamenti mobili che usavano scout arruolati nelle riserve degli Apache, percorsero il bacino in lungo e in largo alla ricerca di indiani, e ne uccisero circa 200. Un reparto guidato dai capitani William Brown e James Burns vinse una battaglia decisiva al Salt River Canyon. Nel marzo del 1873 un'altra unità sotto il capitano George Randall riportò una vittoria decisiva sul Turret Peack che ruppe la resistenza indiana. Gli esausti guerrieri e le loro famiglie cominciarono ad arrendersi ad aprile. L'autunno seguente più di 6.000 Apache e Yavapai, compresi quelli elencati in precedenza, si ritrovarono nelle liste delle riserve in Arizona e nel Nuovo Messico.
Per gli Apache la vita in riserva si dimostrò una prova tremenda: scarse razioni, noia, malattie. ^ Per sfuggire alla miseria molti di loro fuggivano nelle foreste e in terre selvagge per rifarsi con una vita da cacciatori e raccoglitori, razziando e saccheggiando. Per controllare meglio le tribù e aprire nello stesso tempo più territorio all'insediamento dei bianchi, nel 1875 gli ufficiali ordinarono il trasferimento di tutti gli Apache ad Ovest del Rio Grande nella riserva di San Carlos sul fiume Gila in Arizona. Alcuni Apache continuarono comunque a resistere. Due dei loro capi divennero importanti, uno per ciascuno dei due gruppi che negli anni Sessanta si erano mostrati più combattivi. Victorio, cresciuto sotto il comando di Mangas Colorado, condusse i suoi Apache Mimbreno ed altri in un'insurrezione dal 1877 al 1880 e Geronimo, che aveva lottato con Cochise, radunò la propria tribù di Chiracahua e di altri indiani, durante l'ultima più importante guerra indiana dal 1881 al 1886, e il suo nome divenne un grido di guerra.
Le due insurrezioni si somigliarono: entrambe iniziarono con una fuga dalla riserva di San Carlos, e portarono la guerra sulle montagne, nei canyon e nei deserti del Sud-Ovest americano e in Messico. Tutte e due impegnarono un numero elevato di truppe in tutte e due i lati della frontiera, per arrivare alla vittoria ottenuta attraverso un processo di logoramento.
Nel 1877 Victorio e 300 indiani fuggirono da San Carlos, di cui poi solo 80 guerrieri rimasero con lui sulle montagne. Victorio sperava di stemare il suo popolo nella riserva dei Mescalero di Ojo Caliente nella parte occidentale del Nuovo Messico, ma i negoziati fallirono. Nel settembre del 1879 il suo gruppo di guerrieri attaccò un accampamento della cavalleria, dove erano radunati i cavalli, e uccisero le guardie nere. Quando i Mescalero si unirono con loro, Victorio condusse i suoi in Messico, poi nel Texas e successivamente ritornò nel Nuovo Messico e in Arizona, compiendo un certo numero di attacchi. Sia gli Stati Uniti sia il Messico mobilitarono le loro forze con al comando il colonnello Edward Hatch nel Nuovo Messico, il colonnello Benjamin Grierson nel Texas e il generale Geronimo Trevino a Chiracahua nel Messico. Le truppe americane attraversarono regolarmente la frontiera, dato l'accordo politico fra le nazioni unite contro il pericolo Apache. Victorio e i suoi uomini riuscirono a cavarsela in un gran numero di scontri. Nell'autunno del 1882, Victorio fece l'errore di restare troppo a lungo in un accampamento, dando così modo a 350 messicani e indiani Tarahumara di attaccare. Durante la battaglia di Tres Castillos durata appena due giorni, più della metà degli Apache fu sterminata e gli altri furono fatti prigionieri. Victorio fu ritrovato fra i morti. Non si sa se morì durante la lotta o se, come vuole la leghgenda, si tolse la vita per non cadere in mano del nemico.
Nel frattempo, Geronomo aveva vissuto presso una tribù nomade e guerriera di Nednhi della Sierra Madre, sul lato messicano del confine, dopo lo scioglimento della riserva Passo degli Apache nel 1875. Nel 1876 egli e alcuni altri indiani furono arrestati dall'agente di San Carlos e insieme alla gente di Victorio furono condotti indietro in Arizona. Dopo un anno Geronimo fuggì un'altra volta attraverso la frontiera insieme a Juh, capo dei dei Nednhi. Poi, vista la crescente attività delle truppe messicane, il giovane guerriero ritornò a San Carlos.
Geronimo venne sempre considerato e rispettato per la sua bravura e astuzia, ma fino ad allora non aveva ancora dimostrato quanto fosse tenace come capo tribù. Nel 1881 l'esercito presso Fort Apache si mosse per arrestare Nakaidoklini, un apache delle Montagne Bianche che si era messo a predicare una nuova religione, in base alla quale i guerrieri morti sarebbero ritornati per liberare i popoli indiani dall'uomo bianco. Scoppiarono delle battaglie a Cibecue Creek e il mistico indiano fu ucciso. Alcuni dei suoi seguaci attaccarono Fort Apache, ma vennero respinti.
I capi dei Chiracahua di San Carlos erano preoccupati e temevano il numero sempre crescente delle truppe. Un mese dopo, Cibecue Creek, Geronimo e Juh insieme a Nachise (figlio di Cochise), Chato (un mescalero) e altri 74 indiani lasciarono San Carlos per il Messico. Tornarono nell'aprile del 1882 e durante un'incursione nella riserva, uccisero il capo della polizia e costrinsero Loco e i suoi Apache Mimbreno ad accompagnarli verso sud. Un'altra battaglia si verificò a Big Dry Wash con i guerrieri delle Montagne Bianche, amareggiati dalla morte di Nakaidoklini. I militari, allarmati per la crescente violenza, diedero il comando al generale George Crook, che stava combattento contro i Sioux. Crook organizzò una certa quantità di unità mobili con degli scout reclutati tra gli Apache delle Montagne Bianche, gli unici in grado di inseguire gli Apache. Ottenuto il permesso dalle autorità messicane, Crook condusse le unità nella Sierra Madre nel maggio del 1883. Usarono muli invece di cavalli, perché erano più adatti alle campagne nel deserto. Crook sferrò un attacco sull'accampamento di Chato, che non risultò decisivo, ma almeno aveva dato l'idea della determinazione dei militari. In una conferenza successiva i capi furono d'accordo per ritornare alla riserva. Ci volle un anno perché tutti tornassero. Geronimo fu l'ultimo a far ritorno alla riserva e comunque evase altre due volte. Nel 1885 vi fu un'altra agitazione a causa della proibizione del tiswin, una bevanda alcolica usata dagli Apache. Geronimo, Nachise, Nana e quasi 150 seguaci fuggirono un'altra volta dalla riserva, ma vennero inesorabilmente inseguiti dai soldati di Crook, finché furono d'accordo di parlamentare nel Canyon de los Embudos il 25 marzo del 1886. Crook chiese la resa incondizionata e l'incarcerazione nell'est per due anni. Geronimo fu d'accordo, ma, mentre veniva scortato a Fort Bowie dagli scout degli Apache, evase nuovamente insieme a Nachise ed altri 24 apache.
Il comando tolse Crook come capo delle forze armate e lo sostituì con il generale Nelson Miles, un provato grande combattente contro gli indiani. Per catturare i 24 apache fuggiaschi, Miles mise in campo ben 5.000 soldati, ma Geronimo, raggiunto in Messico, si sottrasse alle truppe con successo. Dopo un mese e mezzo di occultamenti, Geronimo accettò di arrendersi, ma solamente a Miles. Poco dopo Geronimo insieme a quasi 500 altri apache, compresi quelli che avevano servito come scout nell'esercito, vennero mandati in catene a Fort Pickens a Pensacola in Florida. Dopo un pesante internamento di un anno, un quarto di loro morì di turbercolosi ed altre malattie.
Benché gli Aravaipa fossero ritornati a San Carlos, i cittadini dell'Arizona rifiutarono di ricevere Geronimo e i Chiracahua. I Comanche e i Kiowa del Territorio Indiano offrirono di dividere la loro riserva con chi aveva lottato per la libertà degli Apache. Essi vennero condotti a Fort Sill nel 1894. Benché già diventato una leggenda anche per molti bianchi in tutti gli Stati Uniti, Geronimo non ottenne più il permesso di ritornare nelle sue terre. Morì come prigioniero di guerra nel 1909.

NAVAJO

Come gli Apache che li avevano preceduti due secoli secoli prima, anche i Navajo si staccarono dagli altri popoli del ceppo atapascano, abitanti l'odierno Canada, per emigrare verso il Sud-Ovest. La data approssimativa dell'arrivo dei Navajo nel territorio compreso tra i tre fiumi, Rio Grande, San Juan e Colorado, è quella del 1050 d. C. Come gli Apache, i Navajo erano in origine un popolo nomade e guerriero, che integrava il suo sostentamento ottenuto con la caccia, anche con incursioni contro i Pueblo prima, e poi anche contro gli spagnoli.
Al contrario degli Apache il loro modo di vivere e la loro economia si modificavano a seconda del contatto con i Pueblo e con gli spagnoli: infatti adottarono certe attività come la tessitura, la ceramica e l'agricoltura, dagli indigeni che a volte vivevano in mezzo a loro. Inoltre, i Navajo non mangiavano subito le pecore che ottenevano con le scorrerie sugli spagnoli, come facevano invece gli Apache, ma le allevavano per ricavarne, oltre al cibo, anche la lana, diventando dei veri esperti allevatori. I Navajo avrebbero potuto così mantenersi autonomamente, ma restavano comunque un popolo primitivo. Quando i messicani si spinsero verso nord in frequenti scorrerie contro i Navajo per rapire bambini da vendere come schiavi, i Navajo reagirono energicamente e si vendicarono con incursioni ai villaggi messicani. E questo ciclo continuò con soldati messicani che arrivarono per punirli e Navajo che lasciavano i loro villaggi per riprendere poi la vita di predoni non appena i soldati si ritiravano. Quando nel secolo XIX i giovani Stati Uniti cominciarono a portare molta attenzione verso l'Ovest si ebbero le prime agitazioni con il Destino Manifesto, e i Navajo attaccarono gli esploratori e i mercanti anglo-americani che invadevano il loro territorio attraverso le vie di Santa Fe e di Gila. Poi, durante l'usurpazione e l'occupazione del Sud-Ovest da parte degli americani, i Dine, che era il nome usato dai Navajo e che voleva dire "la gente", sfidarono l'esercito degli Stati Uniti.
Nel 1846, durante la Guerra Messicana provocata dall'annessione del Texas agli Stati Uniti, il colonnello Stephen Kearny guidò un esercito di 1.600 uomini lungo il Sentiero di Santa Fe verso la provincia messicana del Nuovo Messico. Durante la conquista delle città messicane, tra cui Santa Fe, Kearny informò gli abitanti, sia messicani che inglesi, che in futuro sarebbero stati protetti come cittadini degli Stati Uniti, contro gli indiani che invece sarebbero stati puniti per qualunque azione compiuta contro di loro.
I navajo, che come indiani non vennero considerati cittadini, non ottennero le stesse protezioni contro le continue razzie che eseguivano i messicani per avere schiavi, e anzi il risultato di questa assoluta mancanza di giustizia fu che i nuovi conquistadores iniziassero presto campagne militari contro gli indiani.
Il colonnello Doniphan organizzò i suoi volontari del Missouri in tre colonne con un totale di trecento uomini. I Navajo non avevano ancora mostrato ostilità contro le truppe americane, che queste cominciarono le operazioni, adducendo la ragione che gruppi di Navajo continuavano a rubare bestiame dai villaggi Pueblo e messicani. Le truppe di Doniphan passarono dei momenti difficili nelle alte zone del basso Plateau del Colorado durante i mesi invernali. Pochi Navajo si fecero vedere e l'operazione di Doniphan si ridusse in un'esercitazione di sopravvivenza contro la stagione rigida come nemico. I Navajo si resero conto di quanto stava accadendo, in quanto i loro esploratori riferivano che gli americani erano venuti per restare. Firmarono un trattato quell'anno e un altro nel 1849.
La situazione delle razzie e controrazzie continuava comunque, e dal 1850 in poi i militari lanciarono una serie di campagne non decisive contro i Navajo. Il fulcro della contesa tra esercito e indiani era rappresentato dal terreno da pascolo intorno a Fort Defiance in una valle alla fine del Canyon Bonito. I soldati volevano il terreno per i loro cavalli e siccome i Navajo continuavano ad usarlo come facevano da generazioni, i soldati cominciarono a sparare contro gli indiani che razziavano le mandrie dell'esercito per recuperare le loro perdite. Il 30 aprile 1860 i Navajo guidati da Manuelito e il suo alleato Barboncito, assediarono Fort Defiance e quasi conquistarono il posto, prima di essere respinti. Per vendicarsi il colonnello Edward Canby condusse le truppe nelle montagne Chuska in cerca dei Navajo. Questi attaccarono la colonna di fianco e fuggirono prima del contrattacco dei bianchi. Era un insuccesso dei bianchi, ma siccome gli indiani volevano badare ai loro campi e ai loro greggi per assicurare cibo al popolo, i capi dei Navajo furono d'accordo nel trattare una tregua che fu raggiunta nel 1861.
La fine della tregua, che durò ben poco, fu determinata da un incidente verificatosi durante il periodo della Guerra Civile, in occasione di una corsa di cavalli a Fort Fauntleroy. I Navajo sostennero che un soldato aveva tagliato le redini di un loro cavallo, ma i giudici militari non vollero ripetere la corsa. Gli indiani si ribellarono, vennero bombardati e dodici di loro furono uccisi.
Nel frattempo truppe confederate e dell'Unione combattevano per il Nuovo Messico e verso la primavera del 1862 le giubbe grigie erano state cacciate dalla regione e le giubbe blu, cioè la colonna californiana, erano giunte per occupare il territorio. James Carleton era stato designato nuovo comandante del dipartimento del Nuovo Messico e rivolse innanzi tutto la sua attenzione sulla pacificazione con gli indiani. Scelse come comandante Christopher Carson.
Il problema consisteva, visto il persistere dei saccheggi e delle scorribande degli Apache e dei Navajo, nel rimuovere gli indiani dalle zone dell'ormai esteso insediamento messicano e anglo-americano lungo le vallate e le piste. Come posto per il trasferimento degli indiani fu scelto Bosque Redondo, nella valle del fiume Pecos. Là, nella parte orientale del territorio, gli indiani sarebbero stati sotto il controllo della guarnigione di Fort Sumner che era molto ben fortificato.
Dopo contese con i Mescalero nel 1862, agli inizi del 1863 Carleton e Carson rivolsero la loro attenzione ai Navajo. Carson inviò offerte, e alcuni capi come Delgadito e Barboncito, che avevano constatato l'efficiente campagna dell'esercito contro gli Apache, furono favorevoli alla pace, ma non alla cessione dei loro territori in cambio dei piccoli terreni non fertili delle pianure del Pecos, posti troppo vicini ai loro nemici Mescalero. Così decisero di seguire la via del combattivo Manuelito che non desiderava alcun accordo con l'esercito sin dall'incidente di quella corsa coi cavalli.
Carleton mandò un ultimatum ai Navajo il mese di giugno 1863, con scadenza un mese dopo. Il termine passò e Carson mobilitò la sua truppa di volontari del Nuovo Messico. Invece di effettuare inseguimenti di gruppi di Navajo attraverso tortuosi canyon, Carson lanciò un'offensiva crudele ma efficiente contro Dinetah, il "Paese dei Navajo". I suoi uomini percorsero senza pietà il territorio, confiscando bestiame, distruggendo campi e frutteti e vivendo con i prodotti degli stessi indiani. Durante quella campagna, durata sei mesi, i soldati uccisero solo 78 indiani su una popolazione stimata di 12.000 individui ed ebbero pochissime vittime tra loro. Ma ottennero lo scopo di sconvolgere il modo di vivere degli indiani e di abbattere il loro morale.
Poi nel 1864 Carson fece un'azione contyro l'inespugnabile Canyon Chelly. Bloccò il Canyon che aveva pareti molto ripide da un lato con soldati guidati dal capitano Albert Pfeiffer da est. Gli indiani formarono sacche di resistenza e alcuni di loro gettarono massi sulla rupe di Pfeiffer dai bordi del canyon, ma dopo poco tempo i soldati snidarono i difensori e conquistarono il "sacro forte" dei Navajo. Verso la metà di marzo quasi 6.000 Navajo, affamati e demoralizzati, si erano arresi all'esercito e iniziava così il loro trasferimento. I soldati scortarono in una prima marcia forzata 2.400 Navajo attraverso il Nuovo Messico. Alla fine dell'anno altri 2.000 indiani si erano arresi e fu la resa più numerosa avvenuta in tutte le guerre indiane. I 4.000 Navajo comandati da Manuelito fuggirono verso i confini occidentali del loro territorio. Manuelito stesso, il più intransigente dei capi navajo, cedette a quella guerra di logoramento e si arrese a Fort Wingate il 1° settembre 1866.
Bosque Redondo fu un disastro per i Navajo: suolo poco fertile, scarsi rifornimenti, malattie, ostilità dei Mescalero. Finalmente nel 1868, dopo il trasferimento del generale Carleton, una delegazione di capi navajo, tra cui Manuelito e Barboncito, ottenne il permesso di andare a Washington per patrocinare la loro causa e ottenne, firmando un nuovo trattato con gli ufficiali, una riserva nelle montagne Chuska. I Navajo tornarono così nella loro patria e cominciarono a rifarsi una vita senza più guerreggiare con l'uomo bianco.

ARAPAHO

Gli Arapaho, come i Cheyenne e i Sioux con i quali si erano associati strettamente nelle guerre indiane, erano forse provenienti da una regione a nord, forse dal Red River, ed erano arrivati nelle Grandi Pianure dell'est intorno ai secoli XVII e XVIII.
Come i Cheyenne, si dividevano in due gruppi, quelli settentrionali che si stabilirono ad est delle Montagne Rocciose, lungo le sorgenti del fiume Platte nell'attuale Wyoming, e quelli meridionali che si stabilirono invece più a sud, lungo il fiume Arkansas in Colorado.
Gli Arapaho settentrionali insieme ai Cheyenne settentrionali ebbero una parte importante nella Guerra dei Sioux. Tra i loro capi principali c'erano Black Bear, Plenty Bear e Sorrel Horse. Gli Arapaho meridionali furono attivi nel Colorado e nel Kansas in guerre che coinvolsero anche i Cheyenne. Due dei loro capi importanti nelle guerre sulle pianure furono Little Raven e Left Hand.
Black Bear e il suo raggruppamento sostennero l'urto di una truppa di tre colonne inviate dal generale Patrick F. Connor nelle zone intorno al Powder River nello Wyoming settentrionale e nel Montana meridionale e cioè contro le tribù alleate del nord. Questa campagna avvenne nell'agosto del 1865. Anche se i 3.000 soldati riuscirono ad impegnare i Sioux e i Cheyenne in piccole mischie mai decisive e che il più delle volte si risolvevano a loro danno, attaccarono di continuo il popolo di Black Bear uccidendo molti uomini, donne e bambini, logorandolo sempre più, bruciando in seguito villaggi e possedimenti. L'esercito invasore fu respinto dal territorio del Powder River per mezzo di attacchi di sorpresa seguiti da ritirate immediate e anche per il cattivo tempo. La campagna fallita aveva un effetto a lungo termine: rafforzava ulteriormente l'alleanza militare degli Arapaho settentrionali con i Sioux e i Cheyenne. Il massacro di Cheyenne innocenti a Sand Creek, avvenuto un anno prima, con testimoni molti Arapaho, aveva avuto lo stesso effetto per quelli meridionali.
Finite le guerre, gli Arapaho meridionali vennero dislocati in una riserva sul Territorio Indiano insieme ai Cheyenne del Sud. Gli Arapaho del Nord finirono invece nella riserva del Wind River nel Wyoming con gli Shoshoni settentrionali che una volta erano loro nemici.

BLACKFOOT (PIEDI NERI)

I Piedi Neri, chiamati anche Siksika, forse arrivarono insieme ai Blood e i Piegan da nord-est verso le pianure più settentrionali. Alcuni si stabilirono dalle parti dell'attuale Canada, altri invece giunsero a sud fino al Montana attuale.
Benché razziassero continuamente gli americani che invadevano il loro territorio, essi non si scontrarono con i militari degli Stati Uniti. Una delle loro vittime fu John Bozeman nel 1867, che scatenò una delle insurrezioni dei Sioux ed ebbero una parte importante nella mancata conquista dell'Ovest canadese.

 
 
 
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