JUSTICE 4 LAKOTA

Divulgazione della Storia e della Cultura dei Nativi Americani

 

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"Il valore di un guerriero si riconosce dalle ferite che porta".

 

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"Quando la terra fù creata con tutti gli esseri viventi, l'intenzione del creatore non era di renderla vivibile solamente agli uomini. Siamo stati messi al mondo assieme ai nostri fratelli e sorelle, quelli che hanno 4 zampe, quelli che volano e quelli che nuotano. Tutte queste forme di vita, anche il più sottile filo d'erba e il più possente degli alberi, formano con noi una grande famiglia. Tutti siamo fratelli ed allo stesso modo importanti su questa terra".   (nativo Irochese)

 

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"C'è una grande differenza tra il comportamento degli indiani e quello dei bianchi per quanto concerne il rapporto con la natura: l'uno divenne il suo difensore e protettore, l'altro il suo distruttore".

 

"PILLOLE DI SAGGEZZA"

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"Lungo il cammino della vostra vita, fate in modo di non privare gli altri della felicità. Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili ma, al contrario, vedete di procurare loro gioia ogni volta che potete".  (prov. Sioux)

 

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"Quando togliamo qualcosa alla terra, dobbiamo anche restituirle qualcosa. Noi e la terra dovremmo essere compagni con uguali diritti. Quello che noi rendiamo alla terra può essere una cosa semplice e allo stesso tempo così difficile... il rispetto!"  (indiano Navajo)

 

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« STORIA DEGLI INDIANI D'AMERICAPRINCIPALI TRIBU NATIVE ... »

PRINCIPALI TRIBU' NATIVE

Post n°3 pubblicato il 07 Marzo 2009 da chumani
 

APACHE

I primi popoli Atapascani arrivarono nel Sud-Ovest intorno all'850: erano cacciatori nomadi e raccoglitori di foraggi nella zona dell'attuale Canada occidentale. Si propagarono su tutti gli altipiani aridi del Sud-Ovest, formando numerosi raggruppamenti chiamati Apache dalle altre tribù della regione; forse il nome apache significava "nemici". Dopo essersi stabiliti sulle nuove terre gli Apache continuarono a scorrazzare per il territorio razziando le popolazioni per avere cibo e schiavi. Siccome erano fieri lottatori e maestri esperti nel sopravvivere nei deserti, erano temuti anche dagli altri abitanti del Sud-Ovest: indiani, pueblo, spagnoli, messicani e americani, che infatti vennero tutti sottomessi.. La loro presenza e le loro vessazioni impedirono qualsiasi espansione spagnola e messicana verso nord. Quando alcuni anni dopo gli Stati Uniti annetterono il Sud-Ovest (1848), divennero i peggiori nemici per gli occupanti anglo-americani e si mostrarono i più ostinati di tutti i guerrieri indiani. Il generale George Crook, che condusse campagne militari contro gli Apache ed altri indiani, li definì "tigri della specie umana".
L'interpretazione sbagliata di un incidente di frontiera da parte dell'esercito americano, mutò il loro modo di agire e fu alla base di 35 anni di guerre tra Apache e americani.
Nel 1861 un proprietario terriero, John Ward, sospettò ingiustamente Cochise, capo tribù dei Chiracahua Apache, di aver rapito i suoi figli e rubato il suo bestiame. Egli lo denunciò alla guarnigione di Fort Buchanan. Un tenente del posto, George Bascom, organizzò un battaglione e si diresse al Passo degli Apache attraverso le Montagne di Chiracahua, centro del territorio degli Apache Chiracahua. Bascom invitò Cochise ad un incontro. Il 4 febbraio 1861 Cochise, che non sospettava alcun tradimento, arrivò con suo fratello, due nipoti, una donna e due bambini all'accampamento dell'esercito. Bascom non perse tempo ad accusare Cochise della razzia. Questi difese la sua estraneità, dicendo che forse potevano essere stati Apache delle Montagne Bianche, i Coyotero, ed offrì il suo aiuto per ritrovare i bambini rapiti. Mentre i suoi uomini circondavano la tenda, comunicò al capo che lo avrebbe arrestato. Cochise con il suo coltello fece un taglio nella tenda e fuggì mentre Bascom teneva gli altri Apache in ostaggio.
Cochise, con un gruppo di guerrieri, iniziò a tendere imboscate lungo il Sentiero di Butterfield per riavere i propri ostaggi, uccidendo messicani e lasciando vivi gli americani. Diversi negoziati tra Cochise e Bascom fallirono. Ai Chiracahua si unirono successivamente gli Apache delle Montagne Bianche, gli Apache Mimbreno. Essi concentrarono i loro sforzi in attacchi a diligenze che transitavano lungo il Sentiero. Gli uomini di Bascom riuscirono a catturare tre ostaggi, guerrieri delle Montagne Bianche. Due compagnie di dragoni di Fort Breckinridge respinsero gli insorti Apache fino nel Messico. Questi, tuttavia, prima di ritirarsi, uccisero tutti gli ostaggi. Per vendicarsi, Bascom fece impiccare gli ostaggi maschi, compreso il fratello di Cochise. A loro volto gli Apache uscirono dai loro nascondigli delle montagne e in due mesi uccisero 150 tra bianchi e messicani.
Dieci anni dopo gli episodi avvenuti tra gli indiani e Bascom, gli Apache ripresero le loro scorrerie contro i coloni. Gli Apache Aravaipa con il loro capo Eskiminzin che desiderava la pace, erano emigrati a Camp Grant, avamposto dell'esercito nel deserto a nord di Tucson, nell'attuale Arizona. Nel 1833 l'Arizona diventò un territorio indipendente e gli indiani consegnarono le armi al tenente Royal Whitman e alla sua guarnigione. Ma i cittadini di Tucson odiavano ugualmente gli Apache e li temevano anche se pacifici, perciò organizzarono una truppa di vigilanti formata da circa 150 bianchi, messicani e mercenari indiani Papago. La mattina del 30 aprile 1871 marciarono verso l'accampamento degli Aravaipa e, mentre dormivano, ne massacrarono 86 dei 150, compresi donne e bambini. Dei sopravvissuti le donne vennero violentate e i bambini portati via in schiavitù.
Il presidente Ulysses Grant che aveva impostato la sua "Politica di Pace del Dopoguerra" per evitare tali massacri, si sentì veramente offeso e inviò una commissione di pace in Arizona con alla testa il generale Oliver Howard e Vincent Coyler, con l'ordine di istituire un sistema di riserve a favore degli Apache. Fino all'autunno del 1872 la commissione istituì cinque posti di rifornimento, di cui quattro in Arizona ed uno nel Nuovo Messico, e contattò molte tribù di cui la maggior parte era d'accordo con il trasferimento in cambio di vitto regolare e rifornimenti.
Howard riuscì anche a combinare un incontro con Cochise dei Chiracahua lo stesso autunno, tramite la mediazione di Thomas Jeffords, pioniere e uomo di frontiera. Dopo 11 giorni di negoziati, il generale riconobbe la richiesta di Cochise circa una riserva da costituire nel territorio dei Chiracahua, al Passo degli Apache, con Jeffords come agente. Cochise promise ad Howard di mantenere l'ordine lungo il passo: mantenne la sua parola ed il suo popolo visse in pace fino alla sua morte avvenuta nel 1874.
Intanto altri Apache avevano continuato a saccheggiare nonostante che molti di loro ricevessero anche le razioni dai posti di rifornimento. Come reazione a questo fatto, i militari organizzarono la Campagna del Bacino Tonto attraverso le montagne e i canyon che si trovavano a sud del Mogollon Rim nell'Arizona centrale e dove molti gruppi di guerrieri si erano rifugiati. Il comandante di questa operazione era il generale George Crook, trasferitosi di recente nel Sud-Ovest dopo essersi guadagnato una buona reputazione nella lotta contro gli indiani nella Guerra del Serpente nell'Idaho e nell'Oregon. Durante l'inverno 1872-73 nove piccoli distaccamenti mobili che usavano scout arruolati nelle riserve degli Apache, percorsero il bacino in lungo e in largo alla ricerca di indiani, e ne uccisero circa 200. Un reparto guidato dai capitani William Brown e James Burns vinse una battaglia decisiva al Salt River Canyon. Nel marzo del 1873 un'altra unità sotto il capitano George Randall riportò una vittoria decisiva sul Turret Peack che ruppe la resistenza indiana. Gli esausti guerrieri e le loro famiglie cominciarono ad arrendersi ad aprile. L'autunno seguente più di 6.000 Apache e Yavapai, compresi quelli elencati in precedenza, si ritrovarono nelle liste delle riserve in Arizona e nel Nuovo Messico.
Per gli Apache la vita in riserva si dimostrò una prova tremenda: scarse razioni, noia, malattie. ^ Per sfuggire alla miseria molti di loro fuggivano nelle foreste e in terre selvagge per rifarsi con una vita da cacciatori e raccoglitori, razziando e saccheggiando. Per controllare meglio le tribù e aprire nello stesso tempo più territorio all'insediamento dei bianchi, nel 1875 gli ufficiali ordinarono il trasferimento di tutti gli Apache ad Ovest del Rio Grande nella riserva di San Carlos sul fiume Gila in Arizona. Alcuni Apache continuarono comunque a resistere. Due dei loro capi divennero importanti, uno per ciascuno dei due gruppi che negli anni Sessanta si erano mostrati più combattivi. Victorio, cresciuto sotto il comando di Mangas Colorado, condusse i suoi Apache Mimbreno ed altri in un'insurrezione dal 1877 al 1880 e Geronimo, che aveva lottato con Cochise, radunò la propria tribù di Chiracahua e di altri indiani, durante l'ultima più importante guerra indiana dal 1881 al 1886, e il suo nome divenne un grido di guerra.
Le due insurrezioni si somigliarono: entrambe iniziarono con una fuga dalla riserva di San Carlos, e portarono la guerra sulle montagne, nei canyon e nei deserti del Sud-Ovest americano e in Messico. Tutte e due impegnarono un numero elevato di truppe in tutte e due i lati della frontiera, per arrivare alla vittoria ottenuta attraverso un processo di logoramento.
Nel 1877 Victorio e 300 indiani fuggirono da San Carlos, di cui poi solo 80 guerrieri rimasero con lui sulle montagne. Victorio sperava di stemare il suo popolo nella riserva dei Mescalero di Ojo Caliente nella parte occidentale del Nuovo Messico, ma i negoziati fallirono. Nel settembre del 1879 il suo gruppo di guerrieri attaccò un accampamento della cavalleria, dove erano radunati i cavalli, e uccisero le guardie nere. Quando i Mescalero si unirono con loro, Victorio condusse i suoi in Messico, poi nel Texas e successivamente ritornò nel Nuovo Messico e in Arizona, compiendo un certo numero di attacchi. Sia gli Stati Uniti sia il Messico mobilitarono le loro forze con al comando il colonnello Edward Hatch nel Nuovo Messico, il colonnello Benjamin Grierson nel Texas e il generale Geronimo Trevino a Chiracahua nel Messico. Le truppe americane attraversarono regolarmente la frontiera, dato l'accordo politico fra le nazioni unite contro il pericolo Apache. Victorio e i suoi uomini riuscirono a cavarsela in un gran numero di scontri. Nell'autunno del 1882, Victorio fece l'errore di restare troppo a lungo in un accampamento, dando così modo a 350 messicani e indiani Tarahumara di attaccare. Durante la battaglia di Tres Castillos durata appena due giorni, più della metà degli Apache fu sterminata e gli altri furono fatti prigionieri. Victorio fu ritrovato fra i morti. Non si sa se morì durante la lotta o se, come vuole la leghgenda, si tolse la vita per non cadere in mano del nemico.
Nel frattempo, Geronomo aveva vissuto presso una tribù nomade e guerriera di Nednhi della Sierra Madre, sul lato messicano del confine, dopo lo scioglimento della riserva Passo degli Apache nel 1875. Nel 1876 egli e alcuni altri indiani furono arrestati dall'agente di San Carlos e insieme alla gente di Victorio furono condotti indietro in Arizona. Dopo un anno Geronimo fuggì un'altra volta attraverso la frontiera insieme a Juh, capo dei dei Nednhi. Poi, vista la crescente attività delle truppe messicane, il giovane guerriero ritornò a San Carlos.
Geronimo venne sempre considerato e rispettato per la sua bravura e astuzia, ma fino ad allora non aveva ancora dimostrato quanto fosse tenace come capo tribù. Nel 1881 l'esercito presso Fort Apache si mosse per arrestare Nakaidoklini, un apache delle Montagne Bianche che si era messo a predicare una nuova religione, in base alla quale i guerrieri morti sarebbero ritornati per liberare i popoli indiani dall'uomo bianco. Scoppiarono delle battaglie a Cibecue Creek e il mistico indiano fu ucciso. Alcuni dei suoi seguaci attaccarono Fort Apache, ma vennero respinti.
I capi dei Chiracahua di San Carlos erano preoccupati e temevano il numero sempre crescente delle truppe. Un mese dopo, Cibecue Creek, Geronimo e Juh insieme a Nachise (figlio di Cochise), Chato (un mescalero) e altri 74 indiani lasciarono San Carlos per il Messico. Tornarono nell'aprile del 1882 e durante un'incursione nella riserva, uccisero il capo della polizia e costrinsero Loco e i suoi Apache Mimbreno ad accompagnarli verso sud. Un'altra battaglia si verificò a Big Dry Wash con i guerrieri delle Montagne Bianche, amareggiati dalla morte di Nakaidoklini. I militari, allarmati per la crescente violenza, diedero il comando al generale George Crook, che stava combattento contro i Sioux. Crook organizzò una certa quantità di unità mobili con degli scout reclutati tra gli Apache delle Montagne Bianche, gli unici in grado di inseguire gli Apache. Ottenuto il permesso dalle autorità messicane, Crook condusse le unità nella Sierra Madre nel maggio del 1883. Usarono muli invece di cavalli, perché erano più adatti alle campagne nel deserto. Crook sferrò un attacco sull'accampamento di Chato, che non risultò decisivo, ma almeno aveva dato l'idea della determinazione dei militari. In una conferenza successiva i capi furono d'accordo per ritornare alla riserva. Ci volle un anno perché tutti tornassero. Geronimo fu l'ultimo a far ritorno alla riserva e comunque evase altre due volte. Nel 1885 vi fu un'altra agitazione a causa della proibizione del tiswin, una bevanda alcolica usata dagli Apache. Geronimo, Nachise, Nana e quasi 150 seguaci fuggirono un'altra volta dalla riserva, ma vennero inesorabilmente inseguiti dai soldati di Crook, finché furono d'accordo di parlamentare nel Canyon de los Embudos il 25 marzo del 1886. Crook chiese la resa incondizionata e l'incarcerazione nell'est per due anni. Geronimo fu d'accordo, ma, mentre veniva scortato a Fort Bowie dagli scout degli Apache, evase nuovamente insieme a Nachise ed altri 24 apache.
Il comando tolse Crook come capo delle forze armate e lo sostituì con il generale Nelson Miles, un provato grande combattente contro gli indiani. Per catturare i 24 apache fuggiaschi, Miles mise in campo ben 5.000 soldati, ma Geronimo, raggiunto in Messico, si sottrasse alle truppe con successo. Dopo un mese e mezzo di occultamenti, Geronimo accettò di arrendersi, ma solamente a Miles. Poco dopo Geronimo insieme a quasi 500 altri apache, compresi quelli che avevano servito come scout nell'esercito, vennero mandati in catene a Fort Pickens a Pensacola in Florida. Dopo un pesante internamento di un anno, un quarto di loro morì di turbercolosi ed altre malattie.
Benché gli Aravaipa fossero ritornati a San Carlos, i cittadini dell'Arizona rifiutarono di ricevere Geronimo e i Chiracahua. I Comanche e i Kiowa del Territorio Indiano offrirono di dividere la loro riserva con chi aveva lottato per la libertà degli Apache. Essi vennero condotti a Fort Sill nel 1894. Benché già diventato una leggenda anche per molti bianchi in tutti gli Stati Uniti, Geronimo non ottenne più il permesso di ritornare nelle sue terre. Morì come prigioniero di guerra nel 1909.

NAVAJO

Come gli Apache che li avevano preceduti due secoli secoli prima, anche i Navajo si staccarono dagli altri popoli del ceppo atapascano, abitanti l'odierno Canada, per emigrare verso il Sud-Ovest. La data approssimativa dell'arrivo dei Navajo nel territorio compreso tra i tre fiumi, Rio Grande, San Juan e Colorado, è quella del 1050 d. C. Come gli Apache, i Navajo erano in origine un popolo nomade e guerriero, che integrava il suo sostentamento ottenuto con la caccia, anche con incursioni contro i Pueblo prima, e poi anche contro gli spagnoli.
Al contrario degli Apache il loro modo di vivere e la loro economia si modificavano a seconda del contatto con i Pueblo e con gli spagnoli: infatti adottarono certe attività come la tessitura, la ceramica e l'agricoltura, dagli indigeni che a volte vivevano in mezzo a loro. Inoltre, i Navajo non mangiavano subito le pecore che ottenevano con le scorrerie sugli spagnoli, come facevano invece gli Apache, ma le allevavano per ricavarne, oltre al cibo, anche la lana, diventando dei veri esperti allevatori. I Navajo avrebbero potuto così mantenersi autonomamente, ma restavano comunque un popolo primitivo. Quando i messicani si spinsero verso nord in frequenti scorrerie contro i Navajo per rapire bambini da vendere come schiavi, i Navajo reagirono energicamente e si vendicarono con incursioni ai villaggi messicani. E questo ciclo continuò con soldati messicani che arrivarono per punirli e Navajo che lasciavano i loro villaggi per riprendere poi la vita di predoni non appena i soldati si ritiravano. Quando nel secolo XIX i giovani Stati Uniti cominciarono a portare molta attenzione verso l'Ovest si ebbero le prime agitazioni con il Destino Manifesto, e i Navajo attaccarono gli esploratori e i mercanti anglo-americani che invadevano il loro territorio attraverso le vie di Santa Fe e di Gila. Poi, durante l'usurpazione e l'occupazione del Sud-Ovest da parte degli americani, i Dine, che era il nome usato dai Navajo e che voleva dire "la gente", sfidarono l'esercito degli Stati Uniti.
Nel 1846, durante la Guerra Messicana provocata dall'annessione del Texas agli Stati Uniti, il colonnello Stephen Kearny guidò un esercito di 1.600 uomini lungo il Sentiero di Santa Fe verso la provincia messicana del Nuovo Messico. Durante la conquista delle città messicane, tra cui Santa Fe, Kearny informò gli abitanti, sia messicani che inglesi, che in futuro sarebbero stati protetti come cittadini degli Stati Uniti, contro gli indiani che invece sarebbero stati puniti per qualunque azione compiuta contro di loro.
I navajo, che come indiani non vennero considerati cittadini, non ottennero le stesse protezioni contro le continue razzie che eseguivano i messicani per avere schiavi, e anzi il risultato di questa assoluta mancanza di giustizia fu che i nuovi conquistadores iniziassero presto campagne militari contro gli indiani.
Il colonnello Doniphan organizzò i suoi volontari del Missouri in tre colonne con un totale di trecento uomini. I Navajo non avevano ancora mostrato ostilità contro le truppe americane, che queste cominciarono le operazioni, adducendo la ragione che gruppi di Navajo continuavano a rubare bestiame dai villaggi Pueblo e messicani. Le truppe di Doniphan passarono dei momenti difficili nelle alte zone del basso Plateau del Colorado durante i mesi invernali. Pochi Navajo si fecero vedere e l'operazione di Doniphan si ridusse in un'esercitazione di sopravvivenza contro la stagione rigida come nemico. I Navajo si resero conto di quanto stava accadendo, in quanto i loro esploratori riferivano che gli americani erano venuti per restare. Firmarono un trattato quell'anno e un altro nel 1849.
La situazione delle razzie e controrazzie continuava comunque, e dal 1850 in poi i militari lanciarono una serie di campagne non decisive contro i Navajo. Il fulcro della contesa tra esercito e indiani era rappresentato dal terreno da pascolo intorno a Fort Defiance in una valle alla fine del Canyon Bonito. I soldati volevano il terreno per i loro cavalli e siccome i Navajo continuavano ad usarlo come facevano da generazioni, i soldati cominciarono a sparare contro gli indiani che razziavano le mandrie dell'esercito per recuperare le loro perdite. Il 30 aprile 1860 i Navajo guidati da Manuelito e il suo alleato Barboncito, assediarono Fort Defiance e quasi conquistarono il posto, prima di essere respinti. Per vendicarsi il colonnello Edward Canby condusse le truppe nelle montagne Chuska in cerca dei Navajo. Questi attaccarono la colonna di fianco e fuggirono prima del contrattacco dei bianchi. Era un insuccesso dei bianchi, ma siccome gli indiani volevano badare ai loro campi e ai loro greggi per assicurare cibo al popolo, i capi dei Navajo furono d'accordo nel trattare una tregua che fu raggiunta nel 1861.
La fine della tregua, che durò ben poco, fu determinata da un incidente verificatosi durante il periodo della Guerra Civile, in occasione di una corsa di cavalli a Fort Fauntleroy. I Navajo sostennero che un soldato aveva tagliato le redini di un loro cavallo, ma i giudici militari non vollero ripetere la corsa. Gli indiani si ribellarono, vennero bombardati e dodici di loro furono uccisi.
Nel frattempo truppe confederate e dell'Unione combattevano per il Nuovo Messico e verso la primavera del 1862 le giubbe grigie erano state cacciate dalla regione e le giubbe blu, cioè la colonna californiana, erano giunte per occupare il territorio. James Carleton era stato designato nuovo comandante del dipartimento del Nuovo Messico e rivolse innanzi tutto la sua attenzione sulla pacificazione con gli indiani. Scelse come comandante Christopher Carson.
Il problema consisteva, visto il persistere dei saccheggi e delle scorribande degli Apache e dei Navajo, nel rimuovere gli indiani dalle zone dell'ormai esteso insediamento messicano e anglo-americano lungo le vallate e le piste. Come posto per il trasferimento degli indiani fu scelto Bosque Redondo, nella valle del fiume Pecos. Là, nella parte orientale del territorio, gli indiani sarebbero stati sotto il controllo della guarnigione di Fort Sumner che era molto ben fortificato.
Dopo contese con i Mescalero nel 1862, agli inizi del 1863 Carleton e Carson rivolsero la loro attenzione ai Navajo. Carson inviò offerte, e alcuni capi come Delgadito e Barboncito, che avevano constatato l'efficiente campagna dell'esercito contro gli Apache, furono favorevoli alla pace, ma non alla cessione dei loro territori in cambio dei piccoli terreni non fertili delle pianure del Pecos, posti troppo vicini ai loro nemici Mescalero. Così decisero di seguire la via del combattivo Manuelito che non desiderava alcun accordo con l'esercito sin dall'incidente di quella corsa coi cavalli.
Carleton mandò un ultimatum ai Navajo il mese di giugno 1863, con scadenza un mese dopo. Il termine passò e Carson mobilitò la sua truppa di volontari del Nuovo Messico. Invece di effettuare inseguimenti di gruppi di Navajo attraverso tortuosi canyon, Carson lanciò un'offensiva crudele ma efficiente contro Dinetah, il "Paese dei Navajo". I suoi uomini percorsero senza pietà il territorio, confiscando bestiame, distruggendo campi e frutteti e vivendo con i prodotti degli stessi indiani. Durante quella campagna, durata sei mesi, i soldati uccisero solo 78 indiani su una popolazione stimata di 12.000 individui ed ebbero pochissime vittime tra loro. Ma ottennero lo scopo di sconvolgere il modo di vivere degli indiani e di abbattere il loro morale.
Poi nel 1864 Carson fece un'azione contyro l'inespugnabile Canyon Chelly. Bloccò il Canyon che aveva pareti molto ripide da un lato con soldati guidati dal capitano Albert Pfeiffer da est. Gli indiani formarono sacche di resistenza e alcuni di loro gettarono massi sulla rupe di Pfeiffer dai bordi del canyon, ma dopo poco tempo i soldati snidarono i difensori e conquistarono il "sacro forte" dei Navajo. Verso la metà di marzo quasi 6.000 Navajo, affamati e demoralizzati, si erano arresi all'esercito e iniziava così il loro trasferimento. I soldati scortarono in una prima marcia forzata 2.400 Navajo attraverso il Nuovo Messico. Alla fine dell'anno altri 2.000 indiani si erano arresi e fu la resa più numerosa avvenuta in tutte le guerre indiane. I 4.000 Navajo comandati da Manuelito fuggirono verso i confini occidentali del loro territorio. Manuelito stesso, il più intransigente dei capi navajo, cedette a quella guerra di logoramento e si arrese a Fort Wingate il 1° settembre 1866.
Bosque Redondo fu un disastro per i Navajo: suolo poco fertile, scarsi rifornimenti, malattie, ostilità dei Mescalero. Finalmente nel 1868, dopo il trasferimento del generale Carleton, una delegazione di capi navajo, tra cui Manuelito e Barboncito, ottenne il permesso di andare a Washington per patrocinare la loro causa e ottenne, firmando un nuovo trattato con gli ufficiali, una riserva nelle montagne Chuska. I Navajo tornarono così nella loro patria e cominciarono a rifarsi una vita senza più guerreggiare con l'uomo bianco.

ARAPAHO

Gli Arapaho, come i Cheyenne e i Sioux con i quali si erano associati strettamente nelle guerre indiane, erano forse provenienti da una regione a nord, forse dal Red River, ed erano arrivati nelle Grandi Pianure dell'est intorno ai secoli XVII e XVIII.
Come i Cheyenne, si dividevano in due gruppi, quelli settentrionali che si stabilirono ad est delle Montagne Rocciose, lungo le sorgenti del fiume Platte nell'attuale Wyoming, e quelli meridionali che si stabilirono invece più a sud, lungo il fiume Arkansas in Colorado.
Gli Arapaho settentrionali insieme ai Cheyenne settentrionali ebbero una parte importante nella Guerra dei Sioux. Tra i loro capi principali c'erano Black Bear, Plenty Bear e Sorrel Horse. Gli Arapaho meridionali furono attivi nel Colorado e nel Kansas in guerre che coinvolsero anche i Cheyenne. Due dei loro capi importanti nelle guerre sulle pianure furono Little Raven e Left Hand.
Black Bear e il suo raggruppamento sostennero l'urto di una truppa di tre colonne inviate dal generale Patrick F. Connor nelle zone intorno al Powder River nello Wyoming settentrionale e nel Montana meridionale e cioè contro le tribù alleate del nord. Questa campagna avvenne nell'agosto del 1865. Anche se i 3.000 soldati riuscirono ad impegnare i Sioux e i Cheyenne in piccole mischie mai decisive e che il più delle volte si risolvevano a loro danno, attaccarono di continuo il popolo di Black Bear uccidendo molti uomini, donne e bambini, logorandolo sempre più, bruciando in seguito villaggi e possedimenti. L'esercito invasore fu respinto dal territorio del Powder River per mezzo di attacchi di sorpresa seguiti da ritirate immediate e anche per il cattivo tempo. La campagna fallita aveva un effetto a lungo termine: rafforzava ulteriormente l'alleanza militare degli Arapaho settentrionali con i Sioux e i Cheyenne. Il massacro di Cheyenne innocenti a Sand Creek, avvenuto un anno prima, con testimoni molti Arapaho, aveva avuto lo stesso effetto per quelli meridionali.
Finite le guerre, gli Arapaho meridionali vennero dislocati in una riserva sul Territorio Indiano insieme ai Cheyenne del Sud. Gli Arapaho del Nord finirono invece nella riserva del Wind River nel Wyoming con gli Shoshoni settentrionali che una volta erano loro nemici.

BLACKFOOT (PIEDI NERI)

I Piedi Neri, chiamati anche Siksika, forse arrivarono insieme ai Blood e i Piegan da nord-est verso le pianure più settentrionali. Alcuni si stabilirono dalle parti dell'attuale Canada, altri invece giunsero a sud fino al Montana attuale.
Benché razziassero continuamente gli americani che invadevano il loro territorio, essi non si scontrarono con i militari degli Stati Uniti. Una delle loro vittime fu John Bozeman nel 1867, che scatenò una delle insurrezioni dei Sioux ed ebbero una parte importante nella mancata conquista dell'Ovest canadese.

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