juveland

La sacralità del vangelo secondo il corriere...


glmdj
di M. LancieriAnche il Corriere della Sera ha deciso, una volta tanto, di dedicare un articolo al processo napoletano. Questo l’incipit.«È diversa da tutte le precedenti la prima udienza del processo Calciopoli dopo la richiesta di ricusazione del presidente Teresa Casoria presentata dai pubblici ministeri Narducci e Capuano. È diversa non perché è la più lunga (6 ore) ma perché l’atmosfera è diversa, perché il clima sfugge completamente alla sacralità di un’aula di tribunale e si lascia contaminare da quella specie di mondo a parte che è il calcio, dove spesso saltano regole altrove rigorose».Già da queste poche righe si comprende quanto poco informato sui fatti di Napoli sia chi l’ha scritto. Diversa dalle precedenti? Manca la sacralità? Tanto per restare nella stessa città del processo, viene da rispondere come avrebbe fatto Totò: “Ma mi faccia il piacere!”. Di quale sacralità va cianciando il giornalista? Quella secondo la quale si porta a giudizio un gruppo di persone, con l’accusa di associazione a delinquere (non proprio una cosa da niente…), sulla base delle testimonianze di Armando Carbone e Zdenek Zeman? Altro che “sacralità”. Il termine giusto è sempre lo stesso, da cinque anni a questa parte: farsa! Anziché rammaricarsi per il tempo rubato agli imputati e alla collettività, qui ci si chiede perché il giudice non faccia un inchino al PM prima di entrare in aula. Ma in che paese viviamo? La farsa continua imperterrita, almeno sui giornali!Una farsa che proprio il gruppo RCS contribuì fortemente ad alimentare e che ancora adesso si tenta di rianimare, nonostante i fatti ormai siano chiari a tutti. Il calcio italiano era e rimane popolato da una fauna ben rappresentativa della nostra società: maneggioni, millantatori, vittimisti. Tutta gente che ha fatto dell’“arte di arrangiarsi” una missione di vita. Tutti uguali, gli “onesti” e i “ladri”. Anzi, quasi uguali, perché esisteva una differenza sostanziale. C’era chi vinceva perché, a parte le millanterie e le sbruffonate, era capace di fare il proprio lavoro. E c’era chi, al contrario, perdeva, perché era convinto che scambiare Seedorf e Pirlo con Coco ed Helveg fosse un affare. Sarebbe bastato ripensare a questo singolo episodio, per chiudere il discorso. Senza bisogno di accedere a luoghi sacri e con buona pace dei cronisti, che magari si sarebbero potuti dedicare a qualche attività un po’ più seria.http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1476