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Del Piero trascinatore senza contratto. Silenzio di Agnelli sul rinnovo..


Fonte: di Timothy Ormezzano per "Leggo"
© foto di PHOTOVIEWSDel Piero è eterno. Un po’ come i tempi per il rinnovo del suo contratto in scadenza. «Non esistono novità da comunicare, niente di nuovo sotto questo bel sole», mastica il fratello procuratore Stefano. Già, il sole splende sul numero 10 che domenica ha ricordato a tutti che cosa vuol dire essere capitano, bandiera, campione. Gol meraviglioso a parte, Alex ha dimostrato di saper cantare e portare la croce. Si vedano i calibrati assist per le conclusioni fallite da Krasic e Pepe oppure i tignosi recuperi a centrocampo. Eppure non basta.La sosta del campionato offre l’opportunità per mettere la parola fine, anzi avanti, alla telenovela contrattuale. Ma l’impressione è che il gran finale rimarrà ancora un po’ nella penna degli sceneggiatori Agnelli e Marotta, spiazzati di fronte alla proposta di firmare in bianco avanzata dall’attore protagonista degli ultimi 18 anni della Juve.Insomma, il club prende tempo. Provoca più di un imbarazzo in corso Ferraris, il fatto che la Juve giovane annunciata la scorsa estate sia nelle mani, o meglio nei piedi, di un tremendo vecchietto che a 36 primavere suonate corre, dribbla, tira e festeggia come un ragazzino.E’ il trascinatore, il risolutore, il ponte con il futuro. Così com’è sempre il giocatore che più di tutti ha capito il concetto delle 12 finali espresso da Agnelli. Proprio Del Piero, che nella sua carriera extralarge di finali vere ne ha già giocate 16, con 8 gol e 9 trofei. Del Piero giocherà le prossime otto partite con la bava alla bocca, affamato di gol, assetato di vendetta sportiva da consumare prendendo a pugni la recinzione tra campo e spalti, dopo le cinque panchine consecutive digerite tra febbraio e marzo (Cagliari, Inter, Lecce, Bologna e Milan). Lui non si lamenta: «Ovvio, io giocherei sempre, ma Del Neri sa che avrei accettato senza fiatare qualsiasi decisione: in un gruppo di lavoro ci si comporta così». Parla per tutti, usa il noi al posto dell’io: «La priorità adesso non è il contratto, ma il campo: non voglio distrarmi».