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Il dovere del giornalista secondo Liguori...


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di P. Cicconofri“Noi abbiamo il dovere di valutare come sono state fatte le indagini”- Ed Ancora: “…elementi che si danno in pasto ai media per coprire una verità…”; “non c’è attività umana e professionale che non lavora sotto giudizio dell’opinione pubblica”.. Paolo Liguori.E’ sorprende come le buone intenzioni, manifestate in modo chiaro con semplici parole, come in questo caso, possano a volte non trovare conferma nei fatti, e lo è ancora di più quando un giornalista - pubblicamente - si rende protagonista in negativo di questo modus operandi.Sto parlando di Paolo Liguori, che domenica pomeriggio, all’interno di un format televisivo in cui si parlava di un episodio di cronaca nera, interveniva in maniera perentoria rivendicando il suo diritto/dovere di giornalista di valutare come sono state fatte le indagini e far presente gli eventuali buchi o contraddizioni emerse. Il tutto perché a volte - afferma Liguori - si danno in pasto ai media degli elementi che servono a coprire la verità. Tutti i tifosi juventini che hanno potuto e voluto approfondire la questione calciopoli, conoscono Liguori per la sua forte posizione colpevolista, in alcuni casi estremista, che è rimasta tale dal 2006 pur in presenza di elementi che ne hanno stravolto le fondamenta.Per una volta mi trovo in accordo con le parole di Liguori e colgo l’ occasione per rivolgergli un invito.Visto che i fatti hanno chiaramente messo in evidenza come alcuni elementi sono stati dati in pasto ai media per coprire la realtà e creare un sentimento popolare atto a giustificare l’infondata condanna di calciopoli, perché non rivendicare, anche in questo caso, il dovere del giornalista e fare una bella inchiesta sul modo in cui sono state condotte l’indagini? Perché in questo caso non sente il dovere di valutare, con professionalità, le novità emerse dal processo napoletano che hanno contraddetto il teorema del 2006? Pur non volendo minimamente avvicinare i due fatti (la morte di una ragazza e calciopoli), ci chiediamo solo il motivo per cui il dovere del giornalista debba essere diverso in base all’argomento trattato.Questo perché in molte occasioni ci siamo trovati ad essere testimoni di una spiacevole situazione; quella in cui il giornalista smette di compiere il suo dovere per rivendicare i diritti da “tifoso”, gettandosi nella mischia delle “arene sportive ” dei salotti televisivi, dove si urla una verità aggrappandosi proprio a quelle “notizie” date in pasto ai media, la cui autenticità è stata smentita anche all’interno di un’aula di tribunale a suon di prove. Il tutto reso ancora possibile dalla copertura mediatica capace di creare l’oramai famoso sentimento popolare che accoglie la lettura di parte dei principali media che non forniscono in molti casi, tutti gli elementi utili per giudicare con serenità.Parafrasando lo stesso Liguori, è vero che ogni attività professionale è soggetta al giudizio dell’opinione pubblica, quindi permetterà anche noi, umili tifosi, di avere dubbi su chi predica bene ma razzola male. Perché, a volte, con queste prese di posizione a prescindere, si corre il rischio di creare il “mostro” solo per la scarsa voglia di fare una seria inchiesta. E’ questo il limite che rende meno credibile il giornalista, mostrando invece l’essenza del tifoso, che non ha più doveri ma solo diritti e che abusa della posizione di giornalista, per diffondere un’informazione non corretta atta a giustificare il tifoso che si cela dietro.http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1498