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Il Cobolli Gigli che rifarebbe tutto!


Giulemanidallajuve su calcio GP
Cobolli Gigli torna a parlare della sua esperienza da Presidente della Juventus, e lo fa, come sempre, da persona posata, rammaricata dalle critiche che ancora oggi gli vengono rivolte, e con una personalità così lontana da quelle a cui ci ha abituati il mondo dello sport che ancora oggi sorprende il ruolo che proprio lui è stato chiamato ad impersonare nel più brutto momento della storia bianconera.Nell’ultima intervista Cobolli ribadisce: «Se tornassi indietro rifarei tutto» senza nessuna remora nell’affermare che ogni scelta è stata voluta e condivisa. Dichiarazione che contrasta con quel: «Giusto che Agnelli chieda indietro gli scudetti», come se oggi è un dovere lottare per riavere quello che ci appartiene, mentre nel 2006 non lo era altrettanto; e pensare che, proprio in quel momento, sarebbe stata sufficiente una presa di posizione più decisa per impedire che proprio quei titoli, conquistati sul campo, lasciassero il posto a degli asterischi. Situazione incontestabile, e non solo alla luce dei fatti emersi negli anni successivi.Si dice spesso che contestualizzare l’evento aiuta a comprendere determinare scelte e comportamenti. Proviamo quindi a ritornare nel 2006; la Juventus viene travolta da calciopoli, i suoi dirigenti vengono allontanati dopo aver regalato stagioni da sogno ai tifosi, la proprietà prende le distanze dalla vecchia gestione accettando la condanna, e nuovi dirigenti, estranei al mondo del calcio, vengono chiamati a rappresentare la vecchia signora proprio in questo particolare periodo della sua storia. Situazioni difficili, scelte ingiustificate e una campagna mediatica colpevolista, spingono, con accuse di ogni genere, la Juventus in serie B con due scudetti e molti campioni in meno. In tutto questo contesto, lottare per difendersi da accuse ritenute ingiuste, come affermato in un primo momento dallo stesso Cobolli («Continuo con assoluta tranquillità a spiegare che c’è stata una disuguaglianza di trattamento tra la Juve e le altre società, inoltre in serie B una situazione economica pesante comporterebbe una pena nettamente superiore a quella che un’altra qualsiasi squadra potrebbe sopportare»), contrasta con le decisioni adottate successivamente, a cui hanno fatto seguito altre dichiarazioni su questa falsa riga («La Juventus ha definitivamente girato la pagina della espiazione delle proprie colpe»), poi smussate, almeno in parte («Noi abbiamo accettato questo verdetto. L’abbiamo accettato dopo un arbitrato che è una pietra tombale sulla questione. Però, come Galileo Galilei, mi sento di pensare ”eppur si muove”» ). E’ chiaro che in questo ragionamento, non sempre lineare, il tifoso rimane spiazzato dato che viene a mancare quella sicurezza e determinazione che in quel momento era necessario avere. Proprio per questo mi chiedo se è giusto ribadire, ancora oggi, che la condotta seguita è stata quella corretta. Il momento è difficile, l’inter - l’antagonista di sempre - oltre ad acquistare a prezzo di saldo alcuni campioni bianconeri, definiti da Cobolli «affari calcistici», si cuce sul petto uno dei due scudetti juventini revocati. L'ex presidente juventino applaude alla consegna ai nerazzurri della coppa, per la "conquista" a tavolino del titolo nazionale 2005/2006 e ritira il premio Peppino Prisco “alla lealtà, correttezza e simpatia sportiva”. Nello stesso periodo loda Giacinto Facchetti ( «Tutti dobbiamo cercare di comportarci molto meglio e di essere uomini veri come lo era lui») e si complimenta con Guido Rossi per il lavoro svolto come Presidente straordinario della Figc ( «Ritengo che abbia svolto con efficienza il suo incarico. Sul piano calcistico, la nomina di Rossi alla Telecom non è neanche da commentare»). Non solo, con le seguenti parole si avvicina ad una delle tante sfide di campionato con i nerazzurri: «Sono d’accordo che non ha nessun senso andare avanti con battute, io ho smesso di parlare di questo argomento, ho molto stima di Paolillo e del presidente Moratti, ma è inevitabile che tra Juventus ed Inter ci sia una forte competizione». Parlare di sgomento del popolo juventino non è propriamente la parola adatta. Una pagina nera per la Juventus e per tutti i suoi tifosi che vengono dimenticati, umiliati, per mantenere rapporti cordiali e diplomatici con chi nello stesso momento non fa altro che denigrare la nostra maglia e la nostra storia. Era proprio necessario porsi in questo modo? Non solo non difende la storia della Juventus, ma in linea con tutta la nuova dirigenza, ne prende costantemente le distanze: «Non conosco il Signor Moggi. Lo conosco solo da quello che è stato scritto sui giornali, la nuova Juve trasparente non deve avere nulla a che fare con la vecchia». Il continuo richiamo alla trasparenza unito al coro «Guardiamo avanti», «Lo Juventino non pianga il passato, ma guardi con fierezza al futuro, per rispetto della storia della Juve, perché è lo stile Juve che lo impone», è un altro aspetto che non ha contribuito a creare quel rapporto idilliaco con la tifoseria, come era nelle intenzioni dell’ex presidente. Certo è che, situazioni come quella in cui arriva a distinguere gli stessi tifosi in categorie: serie A, B, C non aiutano, tanto da costringerlo a precisare più volte, che la battuta era diretta ai “tifosi violenti”. Oggi Cobolli ricorda, in ogni occasione, i risultati conquistati sul campo come un vanto, proprio in un momento in cui invece mancano. Ma non dimentichiamo che con Cobolli, il palmares della Juventus recita –2 alla voce titoli conquistati…Un presidente che si è definito “allevato a sangue bianconero” che però, alla domanda provocatoria sul 5 maggio, risponde «il 5 maggio è solo quello di Mazoni». Situazione che non può che confermare una distanza proprio con quei tifosi che considerano quel campionato e quella vittoria come una delle più significative.Capisco l’attuale tentativo di smarcarsi da tutte le critiche anche a distanza di anni, quello che mi chiedo e che chiedo al Dr. Cobolli è: tutto quello che è stato fatto era necessario o alcune cose potevano essere evitate? Lo chiedo retoricamente, consapevole che anche nel 2006 esisteva la possibilità e c'erano i presupposti per poter fare molto di più di quello che è stato fatto, in modo da salvare la storia e le conquiste della Juventus. «Il calcio ha una grande occasione per cercare di migliorare, se non lo facciamo questa volta non ce ne sarà un’altra. Vedo comunque che sopra la nostra testa c’è un sistema che si sta dando delle regole. Nel calcio c’è sicuramente un problema morale». Rileggendo oggi queste dichiarazioni di Cobolli, alla luce di quanto è emerso, mi risulta impossibile legarle alla sua ultima affermazione: “Se tornassi indietro rifarei tutto”, anche solo per una ragione: meritiamo rispetto. Il calcio non è migliorato, e la Juventus ed i suoi tifosi hanno pagato anche per la mancanza di un vero presidente.Il sito di CALCIO GPhttp://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1523