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Narducci: ‘Come dire…’


di M. BarbatoHo ascoltato e riascoltato con attenzione la prima parte della requisitoria del dott. Narducci. Non è la prima volta che l’ho sentito parlare al processo di Napoli. Due anni di dibattimento in quello che è stato definito come il processo che sta cercando di ripulire il più grande fenomeno di massa presente in Italia, il calcio, ci hanno obbligato a far diventare familiare quella voce.Mi ha colpito molto, ascoltandolo e trascrivendolo, il continuo uso che il PM fa delle cosiddette interiezioni (dal latino INTERECTIO/ONIS “inserzione, intercalazione” dal verbo intericere, tradotto “scagliare in mezzo”, a indicare che tali espressioni si posizionano all’interno di un discorso senza apparenti o necessari legami col resto della frase). A volte si tratta di incisi che riflettono il tempo che chi parla si concede per pensare a ciò che dirà, ma quasi sempre non sono altro che espressione di uno stato d’animo che nasconde insicurezza in quello che si sta per dire. Accanto ai ripetuti “Eh....magari....beh..” l’interiezione che in assoluto il dott. Narducci usa di più è l’intercalare “ come dire”, che quasi potrei ormai definire un marchio di fabbrica del PM napoletano.“Le interiezioni - lo dice l’Accademia della Crusca - si addicono a contesti in cui è lecito esprimere la propria soggettività, mentre non andrebbero utilizzati in situazioni formali o quando si voglia fornire informazioni di carattere oggettivo”. In realtà il punto è proprio questo: la sensazione che esce dai ragionamenti dell’accusa ascoltati a Napoli è che proprio sembrano frutto di ragionamenti soggettivi....particolarmente soggettivi più che l’esposizione di informazioni di carattere oggettivo. E a Napoli tali ragionamenti vengono esposti in aula di Tribunale e non in un bar con vista sul Golfo.Sempre l’Accademia della Crusca, a proposito del “come dire” , fra le varie possibili interpretazioni che ne da, ne fornisce una che mi sembra molto pertinente:“Come dire rivela nel profondo una presa di distanza dal proprio discorso; la premessa di un’accusa di falsa interpretazione e di una smentita; un altro modo di allontanarsi dall’evangelica alternativa assoluta fra “sì” e “no”; una sospensione del pensiero, in attesa di una sperata adesione dell’uditore; infine, una certa qual vile ambiguità, segno dei tempi”.A proposito di questo narducciano intercalare si è espresso anche il Professor Umberto Santucci, esperto e docente di Comunicazione Multimediale e di Formazione: “Il come dire piace molto a chi lo usa, sembra dare un certo tono al suo discorso, come se ciò che pensa fosse talmente alto e complesso da non trovare le parole adatte se non – come dire? – in modo laborioso e sofferto.Consideriamo questo tipo di interiezioni come rifiuti comunicativi, come sacchetti di plastica che galleggiano in un fiume, e che ne segnalano l’inquinamento. Anche questi sono segni di inquinamento comunicativo, ma poiché comunicare significa scambiare idee e opinioni, indicano che anche le idee sono un po’ inquinate”Insomma, caro dott. Narducci, di lei, che tutto ci sembra tranne un rappresentante dello Stato nello svolgimento del suo incarico di garantire ai cittadini imputati nei Tribunali italiani un giusto processo, abbiamo capito tante cose in questi due anni.... come dire....lei è ormai carta conosciuta.http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1586