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Delneri, era doveroso un mea culpa...


© foto di Matteo Gribaudi/Image SportL'Olimpico di Torino ospiterà stasera l'ultimo atto della stagione calcistica bianconera 2010-2011. Contemporaneamente la Vecchia Signora si congederà dal vecchio Comunale per trasferire le proprie avventure calcistiche all'interno del nuovo e avveniristico stadio di proprietà, a partire dall'agosto 2011. Il commiato dall'Olimpico, bomboniera che ha visto la squadra sia risalire in serie A che sconfiggere il Real Madrid nell'edizione della Champions League 2008-2009, non sarà sicuramente un dolce arrivederci. La stagione che va mestamente in archivio verrà ricordata come una delle peggiori della ultracentenaria storia bianconera. Nella giornata di ieri si è consumata l'ultima parodia della tragicomica avventura di Luigi Delneri alla guida della Juventus. In occasione della consueta conferenza stampa pre gara il tecnico di Aquilieia ha risposto alle domande dei giornalisti presenti in aula con la sicurezza di chi sa di aver raggiunto il proprio obiettivo professionale. Obiettivo di squadra e di società. Lo ricordo: Juventus fuori dall'edizione dell'Europa League già nella fase a gironi (contro squadre del calibro di Salisburgo e Lech Poznan, con tutto il doveroso rispetto), fuori ai quarti di finale di Coppa Italia dopo che il Presidente Andrea Agnelli aveva più volte espresso la volontà di raggiungere il traguardo della decima coccarda e settima in classifica in serie A. Molto probabilmente fuori dall'Europa, per la prima volta dai tempi di Gigi Mafredi (hannus horribilis 1990-1991). Ottimo lavoro giusto? Quello che si contesta a Luigi Delneri non riguarda la sua professionalità o l'impegno profuso nelle settimane di lavoro a Vinovo. Un dipendente di qualsiasi società, sportiva e non, lavora sempre al massimo a meno che non voglia incorrere in un licenziamento o in un allontanamento poco garbato. E che lui abbia lavorato è sotto gli occhi di tutti: è un anno che lo si vede seduto in panchina. Quello che si contesta a Luigi Delneri è la mancanza di autocritica, il fatto di non avere mai ammesso che il suo lavoro alla Juventus è stato sportivamente fallimentare, il continuo appellarsi agli infortuni e il continuo cercare alibi di ogni sorta. Anche ieri nessuna parola critica nei confronti del proprio operato: ma una Juventus fuori dall'Europa può essere un qualcosa che passa inosservato? Una società che investe milioni in un nuovo stadio e che invece vedrà la propria squadra giocarvi una volta ogni quindici giorni può accettare che un proprio dipendente parli di "lavoro massimale e coscienza a posto"? Un allenatore deve prendersi le proprie responsabilità nel bene e nel male. E ammettere di aver fallito, recitando un doveroso mea culpa. Un mea culpa oggettivo, lampante, testimoniato sia dai risultati che dall'atteggiamento dei giocatori sul campo: a Parma i bianconeri camminavano quando invece avrebbero dovuto azzannare le caviglie avversarie. Se questo non avviene un tecnico perde di credibilità. E rischia di andarsene in sordina, senza lasciare il briciolo di un rimpianto. E' quello che è successo al tecnico di Aquileia. Arrivederci Delneri.