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Chi controlla Travaglio?


di G. Fiorito
2 giugno. Scoppia scommessopoli. Marco Travaglio si prende quasi una settimana di tempo per rifletterci sopra e il 9 giugno consegna a L’espresso un articolo dal titolo “Ieri, Moggi, domani”, nel quale attacca fin dalle prime righe l’ipocrisia di Petrucci e Abete, che si sarebbero a torto lagnati dei "soggetti di dubbia moralità" che "offendono e umiliano il calcio italiano con i loro comportamenti scellerati", proponendo "sanzioni sportive più severe" perché "non possiamo attendere i tempi della giustizia ordinaria che, ad esempio, è ancora al primo grado di giudizio su Calciopoli dopo cinque anni". A parte che i tempi della giustizia ordinaria del processo di calciopoli stanno subendo una diluizione sensibile non ad opera dei soggetti scellerati sottoposti a giudizio, ma dei pm, la colpa dei due “indefessi Robespierre dell’etica sportiva”, rispettivamente presidente del CONI e della FIGC, è quella di non aver fatto granché per ripulire il mondo del calcio dopo il 2006. Finalmente l’ha capito anche Travaglio. Che avrebbero dovuto fare? Radiare quello che ancora oggi gli appare come il soggetto scellerato per antonomasia: Luciano Moggi, “l’uomo che sussurrava a controllori e controllati” Questa l’abbiamo già sentita, addirittura da un altro che lavora per la stessa testata della quale Marco Travaglio è vicedirettore. Il 6 giugno Oliviero Beha fa il video con le sue osservazioni settimanali per Il Fatto Quotidiano e si chiede: “Chi alla fine controlla i controllori?”. Puntando l’indice a sua volta su un altro protagonista di calciopoli vista dalla FIGC: il procuratore Stefano Palazzi. Facendo gravare su di lui la responsabilità di fare arenare e finire nel nulla di fatto “tutte le cose del calcio, penalmente rilevanti o no… tutte le inchieste, ogni indagine da lui condotta” . Ma di una cosa siamo certi: Luciano Moggi non ha mai controllato né controlla Stefano Palazzi.Perché avrebbero dovuto radiare Moggi? Da quell’ottimo professionista che è, Travaglio ce lo spiega. Il suo curriculum parla per lui. Giovanni Arpino lo presentò a soli 23 anni a Indro Montanelli, che dal Giornale se lo portò a La Voce. Collaboratore attraverso gli anni di numerose e importanti testate giornalistiche che spaziano in tutte le direzioni culturali ma anche politiche, egli stesso si è definito, nell’intervista a Daniele Luttazzi nella trasmissione Satyricon del 2001 un liberale che ha trovato asilo nell’area di sinistra. Vincitore di premi prestigiosi, si è contraddistinto anche per i contributi al cinema e al teatro. Dai quali ha molto imparato in tema di comunicazione.Secondo Travaglio “Moggi è stato condannato dal Tribunale di Roma a un anno e mezzo di carcere per violenza privata (pena ridotta in appello a un anno per prescrizione di un episodio delittuoso) per aver minacciato un paio di calciatori affinché si liberassero del proprio procuratore e passassero alla Gea del figlio Alessandro (anch'egli condannato in appello a cinque mesi). E' stato anche rinviato a giudizio dal Tribunale di Napoli per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva (il pm ha appena chiesto la sua condanna a 5 anni e 8 mesi di reclusione). Intanto la giustizia sportiva, dopo un'infinità di ricorsi, l'ha squalificato per 5 anni ‘con proposta di radiazione’. Ma la proposta è rimasta lettera morta. Per quanto riguarda il processo GEA, Palamara aveva chiesto 6 anni per Moggi e 5 per il figlio. Agli imputati erano stati contestati ben 15 episodi illeciti che la sentenza pronunciata dal Tribunale ha dichiarato insussistenti. Nei confronti dei soli Moggi è stata riconosciuta l'accusa di violenza privata all’indirizzo dei calciatori Nicola Amoruso, Emanuele Blasi, Ilyas Zetulaiev e Victor Budianski. Metti su un’associazione a delinquere, caduta, e ti macchi di fatti delittuosi per questi Carneade. Beha ha commentato che i media hanno ignorato il processo e che ha paura di una giustizia che non avendo una reale volontà di fare luce sui problemi del calcio, ha cercato di fare di Moggi il solo capro espiatorio. Stavolta anche Beccantini ha trovato da ridire: “la Gea è saltata per aria ed è stata soppiantata da nuovi consorzi, come insegna la legge della giungla. Moggi è tutt’altro che un santo o un martire, ma neppure quel mostro spietato che la pubblica accusa ha tratteggiato”. Il processo di Napoli non è ancora arrivato a sentenza. L’infinità di ricorsi della giustizia sportiva in merito alla radiazione sono due, anzi uno, quello di Innocenzo Mazzini. L’altra è una richiesta di ricusazione di Moggi verso un giudice che lo ha già giudicato”. Rigettati entrambi. Com’è andato il processo della giustizia sportiva del 2006 è storia di un aborto giuridico e dell’esigenza di soddisfare il diffuso sentimento popolare antijuventino. Lo stesso Travaglio è stato più volte querelato o citato in giudizio per quanto da lui scritto o dichiarato, ma nessun procedimento penale a suo carico si è finora concluso con una sentenza definitiva di condanna, essendo stato una volta assolto, in altri processi avendo subito in primo grado o in appello sentenze di condanna, in un caso avendo ottenuto la conclusione del procedimento per remissione della querela, in un altro addirittura la prescrizione. E’ per questo da radiare dall’ordine dei giornalisti?A suo dire, lo “scandaloso bizantinismo normativo sembra fatto apposta per garantire un'altra chance ai protagonisti del più clamoroso scandalo della storia del calcio”. Sicché ce lo riassume, tenendo ben presente che “Abete (è) terrorizzato da possibili richieste di risarcimento danni da parte dei radiabili”.Tuttavia, dal 3 febbraio 2011, data della messa a punto della norma, ”non se n’è saputo più nulla. Ormai luglio è alle porte e Moggi conta i giorni che mancano alla Grande Rentrée”. Torno a guardare la data dell’articolo. E’ del 9 giugno. Dal 19 maggio che stanno facendo al Parco dei Principi di Roma? Hanno rigettato ricorso e ricusazione. Hanno parlato gli avvocati di Giraudo. Palazzi ha tenuto un sermone raccapricciante che D’Onofrio e soprattutto Prioreschi hanno smontato, consentendo finalmente alle nuove prove e ai nuovi fatti emersi a Napoli di fare capolino in un procedimento della FIGC. Ecco spiegato il terrore di Abete. A fine giugno è atteso il responso sulla radiazione definitiva. Travaglio fa oracoli sul ritorno di un Moggi operativo nel mondo del calcio, che “pontifica, anche sulla nuova Calciopoli, dalle colonne di Libero. Ma tutta la stampa berlusconiana, forse per analogia col padrone, è dalla sua parte”. Giornale e Il Foglio compresi. Passo indietro. Il 13 gennaio 2010 il giornalista si esprimeva così: “Da juventino avrei voluto vedere la Juventus in serie C. Il processo di primo grado di Calciopoli avrebbe potuto costituire un momento cardine, fondamentale, per l’intero sistema calcio, malato e avvelenato da personaggi di dubbio gusto, dai furbetti del quartierino e da gente come Moggi. Poi ci fu quell’incredibile e vergognoso condono che fece diventare tutto una farsa. Ma non lo fecero per salvare la Juve, non ci cascate. I bianconeri erano in quel momento il capro espiatorio, un fuscello nelle mani di chi avrebbe dovuto imprimere la pena severa e simbolica. Quell’assurdo “condono” fu fatto per salvare il Milan: Berlusconi e Galliani si misero di traverso con tutte le loro forze per scongiurare la B e, soprattutto, per fare in modo di ritrovarsi anche nelle coppe europee. Fu uno scandalo nello scandalo”. Cosa spingerebbe il padrone a ordinare un condono bis? Quando si rese nota l’intercettazione Bergamo/Facchetti relativa al famoso “metti Collina”, Travaglio non ci fece mancare un video per il blog di Grillo, nel quale si preoccupava di puntualizzare che secondo il perito nominato dal tribunale, Porto e non Penta, le parole erano pronunciate dal designatore. Chiedendosi: “Ma qui il problema è: l’ha detta Facchetti quella frase o no? Perché se l’ha detta Facchetti bisogna processare l’Inter come le altre società coinvolte in Calciopoli”. Sarebbe indispensabile. Così come spiegare a Travaglio che il giorno prima il dirigente interista si era preoccupato di chiedere a Mazzei il numero 1 degli arbitri, consuetudine alla quale si sa che Moggi non era avvezzo. Nonostante venisse massicciamente intercettato a differenza dei dirigenti nerazzurri e rossoneri. A testimonianza del fatto che i suoi rapporti con i designatori non erano esclusivi. Evidentemente Travaglio si è perso qualche passaggio dell’affaire calciopoli, ma indaffarato com’è a seguire le vicende della repubblica italiana, affermava sempre in quel video: “Ci sono moltissime persone convinte che Moggi sia un perseguitato dalla lobby dei magistrati alleati con l’Inter” Se la signora Boccassini avesse soddisfatto la richiesta dell’avvocato Gallinelli di inviare agli atti del processo di Napoli il fascicolo 45, oggi avremmo sciolto ogni dubbio. Se Narducci non si fosse mostrato in compagnia di Auricchio e Moratti alla presentazione del suo libro sui desaparecidos, il dubbio non lo avrebbe alimentato.Nell’intervista del gennaio 2010 Travaglio diceva anche: “...Fu io tra i primi a denunciare Calciopoli sulle colonne di Repubblica con le prime telefonate bollenti. Non mi sorprendo che, nel calcio come nella politica, chi sbaglia non paga. O se paga lo fa con una pena illusoria, simbolica, e poi si ritrova come se nulla fosse successo al posto di prima”. Il pm Beatrice è stato chiamato alla commissione d’inchiesta antimafia, Narducci vuole fare l’assessore, Auricchio entrare nel gabinetto del sindaco di Napoli. A volte si ritrovano in un posto anche migliore. “C’è chi nasconde i fatti perché non vuole rogne e tira a campare galleggiando, barcamenandosi, slalomando”. “C’è chi nasconde i fatti perché si sente embedded, fa il tifo per un partito o una coalizione, non vuole disturbare il manovratore”. “C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti poi la gente capisce tutto”. “C’è chi nasconde i fatti perché è nato servo e, come diceva Victor Hugo, ‘c’è gente che pagherebbe per vendersi’” (Dal libro “La scomparsa dei fatti” di Marco Travaglio)http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1666