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di E. LoffredoÉ notizia di questi giorni che il campionato italiano viene seguito sempre più in televisione e di conseguenza sempre meno sugli spalti (i finti spettatori di Trieste sono la conferma più emblematica). Il successo del prodotto calcio si misura poco coi risultati del campo e molto con i dati di auditel. Le percentuali di share sono un parametro sempre più importante per le società nostrane, esemplare al proposito è la guerra sui bacini di utenza che si è scatenata in Lega calcio.Se nell'immediato il pubblico televisivo è più stabile nel corso di una stagione (una volta sottoscritto l'abbonamento alla pay tv il tifoso, volente o nolente, guarda tutte le partite), nel lungo periodo può essere (ed è) più difficile portare lo spettatore tifante allo stadio. I fattori della disaffezione possono essere molteplici: scandali, mancanza di risultati, crisi economica, eccetera.Se come riporta Repubblica si assiste ad un considerevole incremento degli abbonamenti televisivi, resta il problema per i presidenti di riempire gli spalti. Problema che investe anche chi potrà vantare il nuovo stadio di proprietà, che da solo non può essere garanzia di seguito dal vivo, serve qualcosa in più...Per chi segue con apprensione la salute dell'ex campionato più bello del mondo, non rimane che aspettar di conoscere gli esiti della prossima stagione tele-calcistica. Se saranno aumentati gli abbonati a pay tv e pay per view, tutti potremo tirare un sospiro di sollievo, e pazienza se nel frattempo le squadre italiane avranno palesato un ulteriore calo di competitività nelle competizioni europee.http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1665