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Il vaso di Pandora e il coperchio di cartone...


di G. FioritoIl Procuratore federale, “esaminati gli atti dell’indagine inerente alle trascrizioni delle conversazioni telefoniche depositate presso il Tribunale di Napoli nel noto processo penale in corso di svolgimento ed espletata la conseguente attività istruttoria in sede disciplinare, ha disposto l’archiviazione del procedimento, non essendo emerse dalle risultanze istruttorie e dai contatti telefonici in atti fattispecie di rilievo disciplinare procedibili, non coperte da giudicato ovvero non prescritte ai sensi dell’art. 18 del C.G.S. vigente all'epoca dei fatti”. Il comunicato suscita un vespaio di polemiche e interpretazioni, ma la prima notizia è che la Gazzetta dello Sport riscopre l’etica dell’informazione e arriva al succo del discorso: “In pratica, il comunicato federale differenzia le posizioni: per Zamparini (Palermo), Zanzi (Atalanta) e il supplemento relativo all'ex arbitro De Santis non viene citata la parola "prescrizione" . Quindi si tratta di una sorta di archiviazione senza se e senza ma. Per tutti gli altri, compreso il presidente dell'Inter Massimo Moratti, è invece intervenuta la prescrizione (due anni per i tesserati e quattro per le società) . Ora, insieme con una prima sintesi pubblica del lavoro di Palazzi, c'è un documento riservato che riguarda il livello di responsabilità. In pratica: questi fatti, non più perseguibili dalla giustizia sportiva, possono far pensare che l'Inter abbia avuto "comportamenti poco limpidi", l'espressione usata dai tre saggi interpellati cinque anni fa da Guido Rossi?. Sì, lo fa pensare. Ed è chiaro che, come canta Lucio Dalla, “il pensiero dà fastidio” e induce a porsi delle domande. E se le domande se le pongono dalle parti dove si è spesso in grado di prevedere le intenzioni della FIGC e i verdetti, ma anche di orientare il sentimento popolare e l’opinione pubblica, qualcosa che assomiglia a una specie di final countdown deve essere iniziata. Il comunicato mette le mani avanti. In casa Inter avevano gli scheletri negli armadi come e più degli altri. Piaccia o non piaccia. Tuttavia non possiamo aprire nessun procedimento nei confronti di vivi o morti in grazia di una magia chiamata prescrizione, che fa svanire la possibilità di punire i colpevoli, quelli furbi. Al netto delle interpretazioni giuridiche e dei varchi lasciati aperti dai regolamenti e dalle leggi vigenti, rimangono però i fatti. Prescritti, ma accertati. Persino reiterati, come suggerisce l’avvocato Prioreschi. Ogni maledetto giorno trascorso da quel 26 luglio di 5 anni fa nel quale gli interisti si appuntarono sul petto a tavolino il nostro scudetto 2005/2006 vinto sul campo, essi hanno dovuto fare i conti con tutti quegli scheletri chiusi negli armadi di Palazzo Durini, della Pinetina e di tutti gli alloggi e le dimore di chi in questi anni ha fatto sfoggio, in guisa di novello Dorian Day, di un’apparenza patinata, lasciando incancrenire e imbruttire in soffitta la coscienza delle verità nascoste. Mentre ad essere reiterata non era solo la consapevolezza delle loro colpe, ma l’insulto alla nostra passione e alle nostre intelligenze. Consegnata la relazione da Palazzi al Consiglio Federale della FIGC, che ospita anche qualche nome che vanta principi etici e sportivi quali Roberto Baggio e Gianni Rivera, il boccino slitterà e andrà a sbattere sulle teste dei consiglieri come la pallina di un flipper in tilt fino al 18 luglio, epilogo della narrazione di uno scudetto chiamato cartone. Passato da attestato di onestà pretesa e prescritta a certificato di disonestà affermata a mezzo comunicato della FIGC. Che senza nemmeno curarsi delle responsabilità di tutti coloro che in questi anni hanno contribuito a questa farsa, non ha ancora rimosso l’onta dalle divise nerazzurre, ma ha sollevato il coperchio di cartone sul vaso di Pandora del calcio italiano. Facendo uscire tutti i mali non riconducibili a Luciano Moggi. E aprendo l’uscio alla revisione del processo del 2006.Il momento tanto atteso è giunto. Smentita la legittimità dell’assegnazione di quello scudetto per motivi etici. La Juventus non era l’unica ad avvantaggiarsi di rapporti considerati oltre le regole. Che sia ancora possibile o no punire quelle “fattispecie di rilievo disciplinare” che misteriosamente stentano ad essere individuate dinanzi all’evidenza dei fatti.La parola passa alla Juventus, che con un comunicato prende atto che la FIGC, tra i soggetti coinvolti nei fatti del 2006, distingue utilizzando per alcuni la formula di non sussistenza dei fatti contestati e per altri ne sottolinea l’intervenuta prescrizione. Chiede perciò attraverso i suoi legali in via d’urgenza le motivazioni, gli atti e le indagini in relazione all’esposto del 10 maggio 2010, affinché il Consiglio Federale e l’opinione pubblica possano stabilire se sulla base di una prescrizione abbiano retto alla prova del tempo i motivi etici che consentirono l’assegnazione dello scudetto 2006 all’Inter.E’ cosa rara che la vita riservi l’opportunità di riscrivere la storia rendendo giustizia agli errori del passato. Che non sia solo togliere qualcosa a chi non l’ha mai posseduta. Né una manciata di euro provenienti dai diritti televisivi. Né erigere a portavoce il luogo dove si nasce interisti. Nel fondo del vaso di Pandora albergava la speranza. Fu necessario riaprirlo per consentirle di uscire e infondere agli uomini il coraggio di liberare il mondo dai mali.“L’etica non va in prescrizione”. (Giancarlo Abete)http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1702