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Calciopoli: cercare il giusto dove giustizia non c’è...


di G. FioritoE così alla fine Auricchio è finito nell’occhio del ciclone, a causa della selezione accurata e appurata di intercettazioni dell’indagine coi baffi condotta dagli ex magnifici 12. Ma se Della Valle se la prende con il colonnello e altrettanto fanno gli avvocati difensori al processo di Napoli, bisogna ricordare almeno Arcangiolo e Di Laroni. Auricchio deve la sua popolarità al famoso metodo che sovvertiva le regole della logica e della geometria, partendo da una tesi per affermare un’ipotesi. E si completava nel caso di testimonianze inutili a dimostrare la colpevolezza dei prescelti con un semplice: no, l’Inter non ci interessa. Come disse a Coppola, l’ex guardalinee che avrebbe voluto denunciare pressioni ricevute e non da Moggi, del quale però La Gazzetta dello Sport non aveva parlato. Nel frattempo il fenomeno calciopoli si è evoluto da farsopoli in criminopoli, da quando abbiamo visto con i nostri occhi i segni che contrassegnavano la rilevanza delle intercettazioni ascoltate dai carabinieri durante l’indagine, correttamente redatti ai fini di indagare in tutte le direzioni. Ma non abbiamo ancora saputo chi e perché ha operato la selezione, indirizzando l’inchiesta in una direzione precisa. L’accusa sembra gravare sugli autori dell’indagine, ma i pm non si possono sottrarre a ogni responsabilità. Beatrice sparì presto, chiamato a più alti incarichi. Fece in tempo a dirci che tutti gli interlocutori delle intercettazioni figuravano nei brogliacci, ma da poco ha ammesso che le indagini furono frettolose e incomplete a causa della mole di materiale intercettato. Falso. Abbiamo i baffi. Se c’è una cosa che ci ha stancato di calciopoli è la presa in giro. Prioreschi ha affermato che i pm non potevano fare granché di fronte a un occultamento di prove, ma Gallinelli nel corso dell’arringa difensiva di De Santis, ha dichiarato che il pm è responsabile dell’attività di intercettazione, di selezione ed elaborazione dei dati e che ci sono state da parte di Narducci forti opposizioni alle richieste di trascrizione effettuate dai consulenti di Moggi. Piaccia o non piaccia, tanto sicuro non era che non ci fossero altre telefonate. D’accordo poi che il mondo del calcio viene spesso dipinto come un postaccio nel quale tutti tentano di fare le scarpe a tutti, ma se porti in aula un testimone, almeno un’occhiata a wikipedia gliela vuoi dare? Uno sguardo agli archivi dei giornali? Tanto per valutarne il grado di attendibilità. Il campionario narducciano è vasto e composito. Si comincia dalle vedettes Nucini e Baldini. La morte di Beppe D’Avanzo ha riportato alla ribalta una sua inchiesta pubblicata il 23 maggio 2006, nella quale diceva a chiare lettere il coinvolgimento dell’Inter negli spionaggi e nei dossieraggi illegali operati dalla Telecom dell’allora presidente Tronchetti Provera. Pagati dalla società nerazzurra a Cipriani su conti esteri. E raccontava le epiche gesta omeriche di Nucini e Facchetti, finite forse per il tramite di Moratti, in rigorosa violazione della clausola compromissoria, davanti alla Boccassini, che non ha mai inviato né a Napoli né alla FIGC il fascicolo relativo all’archiviazione del caso. La dimenticanza crea qualche problema a chi pensa di poter scindere, come oggi sta accadendo nel nostro paese, giustizia e politica, attribuendone una a una coalizione e una a un’altra. Ma lega in modo indissolubile giustizia sportiva e ordinaria. Sotto accusa nel giudicare calciopoli peggio degli stessi imputati. Incompetente l’una, già sommaria nel condurre il processo del 2006 in forma di aborto giuridico ispirato dal diffuso sentimento popolare e difficile da interpretare l’altra, se le indagini vere e proprie hanno dovuto condurle le difese, grazie alle possibilità economiche e alla voglia di non lasciarsi fagocitare da un sistema fallace del principale accusato. Il mostro Moggi, che oggi appare, nonostante le presentazioni di un tempo, illustrate dallo juventino Travaglio nel suo libro dal titolo eloquente Lucky Luciano, molto meno imparentato con l’imbroglio e la menzogna, ma anche con il malaffare, di altri integerrimi eroi dell’onestà e dell’etica in odore di santità. I Guido Rossi, i Palazzi, gli Abete non vedono, non sentono e non parlano. Ma che si pieghino a queste logiche negli ambienti di mani pulite è il vero dramma che sposta calciopoli dal calcio a tutta la società italiana, fornendo una pozzanghera di acqua sporca nella quale si specchia l’Italia tutta dei compromessi e dei conflitti d’interesse. Borrelli qualcosa la vide e auspicò un approfondimento che non arrivò. O meglio, spalle al muro, è stato indicato da Palazzi nella relazione per la revoca dello scudetto di cartone, con annessa scappatoia della prescrizione, in grazia della quale uno scudetto attribuito a tavolino diventa assegnato per forza d’inerzia. Mentre Moggi e Giraudo devono essere radiati. Estromessi. Finiti. Logica assurda dei procedimenti ad hoc dei quali si fa forte una federazione domestica che non deve rendere conto a nessuno. Ma che dovrà fornire ai difensori degli ex dirigenti juventini il lodo Preziosi, altra chimera di questi anni in cui finisce sempre a tarallucci e vino per tutte le società coinvolte negli scandali dei passaporti falsi, dei bilanci gonfiati, dei rolex d’oro e d’argento, ma la coppia bianconera è costretta a passare al vaglio di ogni genere di processi.Intanto a Napoli Narducci si prende le sue responsabilità e porta in aula Manfredi Martino. Ovvero il colpo di tosse. Preferito alle testimonianze di giornalisti e notai. Zeman, Varriale, Sanipoli, Zamparini. Dirigenti del Parma con un documento in fotocopia. Non acquisito agli atti, come il memoriale fantasma. E tante chiacchiere da bar dello sport sulle quali si è costruito un processo. Bla bla sono le deposizioni di Cellino e Dal Cin. Il mio ricordo del presidente del Cagliari è legato alla partita fuori casa della Juventus ritornata in serie A da un paio di giornate. In quel caldo pomeriggio nel quale rischiammo tre rigori contro. E Buffon era ancora Gigi. E Cellino tutto felice e glamour afferrava il cavallo dei pantaloni in spregio nostro e di 110 anni di storia. Telefonava anche lui e come Facchetti non poteva non saperlo. E come Moggi conosceva gli arbitri delle partite della sua squadra a sorteggio avvenuto, ma poi si lamentava di Rosetti con Ghirelli. Cellino. Che arrestato insieme alla sorella per una truffa ai danni dell’UE, patteggiava una pena minima e poi si beccava 1 anno e tre mesi per falso in bilancio per un procedimento derivato di un altro per truffa all’AIMA. Dal Cin. L’ago della bilancia che fece decollare il processo di Napoli per gli stessi motivi per il quale a Torino Maddalena aveva archiviato non avendo riscontrato niente di penalmente rilevante. Dal Cin che rilasciava dichiarazioni alla stampa, ma sul banco dei testimoni era costretto ad ammettere che si trattava di voci di corridoio. Dal Cin che in un’intercettazione veniva colto a combinare la partita con il Genoa di Preziosi che si salvava dalla B l’11 giugno 2005 vincendo contro il Venezia di cui era presidente per 3 a 2 più la modica cifra di 250 mila euro. Secondo l’accusa di illecito strutturato che è costata la B alla Juventus, si possono taroccare i campionati senza taroccare le partite. E si può finire radiati per questo. Anche senza essere aggiustatori di partite. Come Armando Carbone. Che Narducci e Beatrice ascoltarono il 20 maggio 2006 e proposero in aula tre anni dopo, reduce da un arresto nella vicenda del calcio scommesse edizione 1986. Agente di commercio, settore abbigliamento sportivo, “aiutava le società a salire di categoria nei vari campionati” a mezzo bustarelle. Grande accusatore di Moggi, ha finito per ammettere che questi non si è prestato a comprare il suo silenzio davanti all’ufficio indagini per un illecito riguardante il Napoli, come avrebbe voluto fare un suo dirigente omonimo. Anche lui, come Baldini e Nucini, si è contraddetto rispetto alla fase istruttoria una volta interrogato dagli avvocati della difesa. Contribuendo a far crollare il castello di sabbia delle accuse di Narducci, che intanto è riuscito a lanciare accuse di falsa testimonianza ad Ancelotti che non assecondava le sue teorie e a proporre come ultimo atto l’acquisizione di articoli di giornale e commenti di tifosi laziali sui forum. Prima di diventare assessore. Dopo che il 31 maggio 2010, in compagnia di Moratti e Auricchio presentava il suo libro sull’Argentina e i desaparecidos. Svendendo la sua credibilità dietro il paravento dei morti. Copione già visto.“Cosa sarà… che ti spinge a cercare il giusto dove giustizia non c’è?” Correva il 1978 e Dalla e De Gregori cantavano così. Forse la cantavano bene, forse eravamo tanto giovani da poter imparare a crederci. Continuiamo a cercare. Con rinnovato rancore.http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1780