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Scommessopoli: scommettiamo che…


di G. FioritoL’inchiesta “Last Bet” avviata dalla procura di Cremona aveva fatto alzare le temperature clementi del Luglio più fresco e umido che il nuovo millennio avesse conosciuto. Il coinvolgimento del capitano del Lecce Daniele Corvia, di Stefano Bettarini, di Cristiano Doni e di Beppe Signori nella brutta faccenda di aggiustamenti di partite a fini di lucro sponsorizzate da clan, aveva alzato un polverone che dalla Lega Pro e dalla serie B avrebbe dovuto trascinare seco alcuni club di spicco della serie A. Secondo il gip di Cremona Guido Salvini le indagini si stavano spargendo a macchia d’olio, scaturite non solo da intercettazioni, ma anche da confessioni più o meno spontanee delle persone coinvolte. A metà Luglio Il giornale aveva dato notizia di almeno due partite finite sotto l’osservazione degli inquirenti: Inter Lecce del 20 marzo e Fiorentina Roma del 20 febbraio, entrambe destinate a finire con goleade e di fatto giunte al 90’ più supplementari rispettivamente con uno striminzito 1 a 0 e con un 2 a 2. Erodiani e Pirani erano stati sorpresi in un’intercettazione a parlare di un capitano giallorosso la cui identità è rimasta sospesa tra il leccese Daniele Corvia e ovviamente Francesco Totti o Daniele Rossi. Nomi scottanti. Ingenuo ritenere che un match potesse essere taroccato solo da una squadra e da brivido l’ipotetico coinvolgimento dei giocatori nerazzurri. Genoa Roma 4 a 3 del 20 febbraio sotto esame. La Roma conduceva con una tripletta e veniva rimontata, Ranieri esonerato. Ma entravano nel carnet delle sospettate anche Lecce Cagliari 3 a 3 del 17 aprile, con rete di Corvia al 94’ e Genoa Lecce 4 a 2 del 24 aprile. Il tono anomalo delle scommesse gettava ombre su altri match: Brescia Bologna, Chievo Sampdoria, Genoa Cagliari, nonché numerose partite di serie B. Uno scenario raccapricciante, visto alla luce degli ultimi mesi monitorati dagli inquirenti, sulle tracce anche, stando a quanto si apprendeva nel corso della prima settimana di giugno, di numerose segnalazioni inerenti non solo il campionato appena finito, ma anche quello precedente.Inevitabile che si attivasse la giustizia sportiva, per garantire la regolarità delle date di inizio del prossimo campionato. Che è sempre l’interesse che sembra finire per prevalere sulla regolarità del campionato stesso. L’altro giorno, al solito Parco dei Principi Palazzi e la Commissione Disciplinare presieduta da Sergio Artico, vecchia conoscenza del processo sportivo per le sim svizzere e del procedimento di radiazione ai danni di Moggi, Giraudo e Mazzini, hanno avuto l’ennesima possibilità di fare chiarezza sull’ennesima vicenda poco chiara del calcio italiano.E invero l’aspetto rilassato di Palazzi, colto dalle telecamere dei tiggì elegantemente vestito e quello persino gaudente di Stefano Bettarini, giustificato dall’essere da tempo una star della televisione, ha lasciato intravedere una volontà comune di operare super partes senza frizioni. Una piacevole collaborazione, indotta dal felice spartiacque inserito tra quel 2006 ferocemente votato all’etica e questo 2011 di pacche sulle spalle. La spensierata opportunità garantita per non dover più incorrere nella degradante attività di radere al suolo le nobili compagini che animano i nostri campionati di calcio: il nuovo codice di giustizia sportiva, entrato in vigore giorno 1 luglio 2007 con tanto di articoli 23 e 24. In sintesi patteggiamento e possibilità di dichiararsi pentiti per ridurre le sanzioni previste. Un toccasana già per il processo relativo alle plusvalenze fittizie del periodo 2003 – 2005 che ha visto coinvolte Inter, Milan, Sampdoria, Genoa, Reggina e Udinese, tutte desiderose di patteggiare e le ultime tre anche di pentirsi.Ma veniamo ai delitti e alle pene del 2011, senza dimenticare che nel 2006 la Juventus fu condannata per qualcosa che nemmeno esisteva prima nel CGS, ma fu ideata ad hoc. L’aspra condanna esemplare derivò da un presunto illecito strutturato, consistente nell’aver alterato il campionato senza alterare le partite. Lo stesso Sandulli, presidente della corte federale, come riportò il Corriere della Sera il 28 Luglio 2006, ebbe a dire che il campionato 2004-2005 non era stato oggetto di illeciti, era stato regolare e non era stato falsato. Sono passati 5 anni. Di calcio pulito. Ma ci sono le partite alterate. Ci sono cioè gli illeciti non faticosamente strutturati attraverso cupole e sim svizzere, ammonizioni mirate, sorteggi buffonescamente taroccati a suon di colpi di tosse e partite condizionate da arbitri compiacenti che spaventano i giocatori, come vorrebbe farci credere Narducci, a centrocampo con smorfie e parolacce. Ci sono richieste di patteggiamento. Che suonano come ammissioni di colpa. E allora squillino le trombe: la parola a Palazzi.Il Chievo e Micolucci fanno richiesta di patteggiamento. Il procuratore accetta e Sergio Artico ne prende atto. 80 mila euro di multa per Campedelli, piaccia o non piaccia, che il giovane presidente chiede di devolvere a scopi benefici, almeno in parte. 14 mesi di squalifica per Vittorio Micolucci, difensore dell’Ascoli. Ma il piatto forte è la richiesta di 7 punti di penalizzazione da scontarsi nell’imminente campionato di seria A per l’Atalanta e di 6 per l’Ascoli in serie B. Richieste di penalizzazione in punti e multe per tutte le quadre coinvolte, ad eccezione del Ravenna, che potrebbe vedersi escluso dal campionato di competenza. Per inciso il presidente Sergio Aletti e già bello che “inalberato” e promette battaglia sul sito del club. Tre anni e sei mesi di squalifica richiesti per i giocatori dell’Atalanta Doni e Manfredini, 5 anni di squalifica più preclusione (radiazione), più 1 anno e 6 mesi di squalifica in continuazione, per l'ex calciatore Giuseppe Signori, ora tesserato come tecnico.Il tempo e le indagini e i processi della giustizia ordinaria, ma anche ove saranno richiesti i responsi di tutti i gradi di giudizio di quella sportiva ci diranno, forse, chi ha avuto torto e chi ragione. Quello che sappiamo riguarda la storia già scritta. Che condannò alla serie B la Juventus per un illecito “di fantasia”, come ha dimostrato l’aula 216 e il sapiente lavoro delle difese del processo di Napoli, prima fra tutte quella di Luciano Moggi. Nel 2006 alla Juventus fu fatto carico della responsabilità diretta e oggettiva per l’operato dei suoi dirigenti Moggi e Giraudo. Sempre nel 2006 il contratto stipulato tra il Milan e Leonardo Meani costituì il guanto farmaceutico che dispensò Galliani dalle sue responsabilità e con esso la società rossonera. Nonostante si evincesse già nelle intercettazioni conosciute allora la familiarità e l’esecutività dei rapporti tra il vicepresidente rossonero e presidente di lega e l’addetto agli arbitri. Lo scudetto scivolò sulle maglie dell’Inter, graziata da qualunque impiccio in merito ai maneggi di Oriali e Recoba per procurarsi insieme al giallorosso Baldini passaporti falsi e patenti rubate. Scemata da appena un mese anche la responsabilità eventuale nei riguardi di Facchetti e dei suoi rapporti con Nucini, in grazia della prescrizione suggerita dallo stesso Palazzi nella relazione nella quale ha ammesso gli illeciti della società nerazzurra. Prescrizione da vecchio codice di giustizia sportiva, che lo spartiacque, a volte, ha da riporsi nel cassetto.Tutto questo accade mentre Abete è intento a ratificare l’incompetenza della FIGC a rimediare agli errori commessi. Giustificando così una vittoria mai vinta e una sconfitta clamorosa della squadra campione del calcio pulito e della Federazione degli Ignavi del Gioco Calcio.In scadenza le pretese della Juventus, che attraverso il suo presidente ha promesso di condurre e portare a termine ogni battaglia legale per porre fine a questo scempio. Gli scudetti si vincono sul campo. Le battaglie civili si portano avanti nei tribunali e nelle sedi opportune. C’è un momento per vincere sul campo, che rappresenta lo sport. La Juventus lo ha fatto. C’è un momento per vincere nei tribunali, che rappresentano la civiltà. Può e deve farlo chi crede nella civiltà dello sport. http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1784