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FIGC: c’è da fare, anzi da rifare tutto ..


di Giusy
All’inizio di luglio, in contemporanea con la consegna di Palazzi al Consiglio Federale della relazione che non è servita per la revoca dello scudetto 2005-2006 all’Inter, Claudio Cerasa, giornalista della redazione del Foglio, ha deciso di gettare la spugna e di far parlare cuore e ragione. Di un interista. A lui nemmeno importava leggere che Palazzi si era finalmente deciso a fare la buona azione con annessa prescrizione di ammettere gli illeciti di marca nerazzurra, lui era sinceramente indignato di dover passare alla storia come approfittatore. E con un bel sussulto etico ammetteva che gli scudetti si vincono sul campo senza l’aiuto di un qualunque Guido Rossi e che l’Inter non aveva in quel campionato una squadra all’altezza di primeggiare. Proponeva quindi un appello agli interisti di buona volontà per firmare la restituzione di una cosa mai appartenuta, da rimettere al presidente Moratti, che nemmeno dopo le richieste esplicite di Della Valle di sedere a un tavolo di discussione per riconsiderare scudetto e calciopoli, ha voluto saperne di metterci né la faccia, né la dignità.L’argomento è rimasto d’attualità, essendo stato lo stesso Abete chiamato a risponderne a Piccioni sulla Gazzetta dello Sport. Nell’imminenza di grandi battaglie, i capi riuniscono le truppe per fare un discorso arrembante onde affrontare il nemico nello stato d’animo giusto. Abete non ha usato toni enfatici da eroe, piuttosto che ricordare Cesare o Alessandro Magno, ha impersonato prevedibilmente il ruolo di Don Abbondio, sfuggendo ancora una volta alle responsabilità sue e della FIGC. Non può farci niente se Della Valle ha lanciato l’idea e nessuno lo ha seguito nell’impresa. Non mette in relazione l’astio che la faccenda potrebbe aver generato tra i tifosi in vista di un campionato prossimo ulteriormente invelenito, non ritiene che la Federazione abbia non deciso.Ha deciso infatti di non decidere. Però è molto intrigato come cittadino, non certo nelle sue funzioni di Presidente della Federazione, intorno alla vicenda delle intercettazioni coi baffi, perché ci tiene a non mantenersi su un doppio binario. Nonostante l’etica non vada in prescrizione, quello scudetto andava assegnato e se c’è da recriminare bisogna rivolgersi ad Auricchio, Narducci e Beatrice. Lo farà Prioreschi a settembre. Presto sapremo se anche la Juventus deciderà di sfoderare le armi. Da rifare c’è anzitutto il processo del 2006. In Figc sono al lavoro per sbobinare le famose 170.000 telefonate, quelle che secondo Abete chi sa perché solo Moggi ha avuto interesse a spulciare, tra l’altro a sue spese, che saranno utili per generare condizioni di denuncia o autodenuncia, qualora le istituzioni avessero sbagliato, al di là della loro inutilizzabilità per fini disciplinari. Che tanto lui probabilmente andrà a dare lustro alla UEFA da vicepresidente. Per il calcio italiano ha già fatto abbastanza. Prandelli ne fa una questione culturale se la Spagna oggi è campione del mondo e noi perdiamo terreno a livello di nazionale e di club? Non gli torna in mente la Juventus e le frotte di calciatori prestati alla causa azzurra. Non pone mente alle cantere e a come la società bianconera si stava attrezzando a lavorare sui vivai. Galliani lamenta di essere passati dal ristorante in pizzeria? Bei tempi quelli del ristorante di Meani. Ma oggi per Abete è tutta colpa della classe dirigente del calcio italiano, nella quale magnanimamente si comprende, anzi, della classe dirigente del paese e poco importa se il mea culpa ipocrita non serve a niente. In ogni caso quelli della lega A sanno solo pensare ai diritti televisivi e non è colpa di Beretta se deve dividersi tra la carica di presidente di lega uscente e quella di capo delle relazioni esterne di Unicredit. I calciatori minacciano di bloccare con uno sciopero l’inizio dei campionati? A fare la voce grossa non sono solo tutti i capitani di serie A, ma anche il piissimo presidente dell’AIC Damiano Tommasi, che accusa la federazione di incapacità. La questione può far sorridere, abituati come siamo a pensare ai calciatori come a una casta di privilegiati, ma le questioni di principio hanno un loro valore e a tutti i lavoratori bisogna garantire i diritti acquisiti. Padovan inoltre ha dichiarato che non sono stati osservati dalla lega gli accordi presi otto mesi fa. Da SKY apprendiamo che nodi cruciali sarebbero gli allenamenti dei fuori rosa separati dal resto della squadra e la richiesta di essere ceduti a compagini di uguale blasone e di conseguenza guadagni. L’assemblea di lega è prevista per il 19 agosto e la discussione sui calciatori per giorno 1 settembre, a campionato iniziato. Ultima annotazione. Buffon piacerebbe si desse da fare egualmente tra sindacato e diritti dei rancorosi. I quali sulle questioni di principio in merito alla giustizia ne avrebbero da raccontargliene, se non le ha ancora capite.Intanto la legge sugli stadi non decollerà nemmeno quest’anno prima del campionato. Con buona pace delle lamentele di Galliani, che dovrebbe ricordarsi che se lui è la classe dirigente del calcio, il suo capo rappresenta quella del paese. Tanto a noi importa poco. Lo stadio, almeno quello, è fatto e finito.Rimane aperta la questione delle radiazioni. Ad Abete sta bene com’è andata, perché ha concesso il contraddittorio, naturalmente sulle sentenze rese. I legali di Moggi hanno invece acquisito le carte occultate che riguardano il lodo Preziosi, ma per il presidente della FIGC non è stato nascosto nulla, basta farsi bene i conti. Modo sibillino di esprimersi di fronte a un’altra situazione nella quale si scorgono disparità di trattamento. Arriviamo così alle poco attese sentenze di primo grado in merito a scommessopoli, frustrate e anticipate dai patteggiamenti, ignorata la responsabilità oggettiva e diretta delle società, Atalanta compresa. Porta bene la casacca neroblu. Tra prescrizioni e pentimenti di serie B nemmeno lo spavento.In mezzo a tanti giochini burocratici si è tornati in campo per la Supercoppa Italiana. Ha vinto il Milan e Galliani ha commentato che si è chiusa una stagione vincente per i colori rossoneri, ma tra venti giorni sarà tutto da rifare. In casa Inter contestato l’arbitraggio di Rizzoli. Chi sa che Moratti non stia rimpiangendo De Santis. Con la giacchetta nera cupolara per eccellenza, pluripedinata e arcispiata, il 20 agosto 2005 al Delle Alpi l’Inter sconfisse la Juventus aggiudicandosi proprio la Supercoppa Italiana dopo 16 anni. L’arbitro De Santis annullò per fuorigioco al 44’ del primo tempo una rete a Trezeguet.Un lusso che in Cina non è stato concesso ai nerazzurri.http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1804