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Moggi su Libero: "Spiegare Calciopoli, prima e dopo. Così Della Valle inchioda Moratti"


Fonte: di Luciano Moggi per "Libero"
© foto di Micri ComunicationSarà il caldo torrido di questo agosto, saranno le onde del mare che riflettono un sole splendente, sarà stata questa splendida immagine di Forte dei Marmi a dare nuovamente voce a Moratti. Meglio avrebbe fatto però a tacere nel chiuso della sua casa versiliese, anziché farsi coinvolgere dal mare viareggino. Si è beccato la reprimenda di un Della Valle inferocito al quale, nella sua replica, non ha detto niente di nuovo, dimostrando come sia difficile per lui uscire da questa situazione: «L’Inter con Calciopoli non c’entra». Quando i nodi vengono al pettine, il patron nerazzurro si trova a corto di argomenti, s’at - tarda su battute anche offensive - giusta la sottolineatura di Della Valle - e continua a sfuggire alle proprie responsabilità. Non è vero che Moratti e la sua Inter «non c’entrano niente con Calciopoli ». La relazione di Palazzi è un punto fermo che nessuna predica auto-assolutoria in difesa dello scomparso Facchetti e dello stesso Moratti può cancellare. In quella relazione sono indicati colpevoli con nomi e cognomi, salvatisi solo per una prescrizione «arrivata con la precisione di un cronometro». E Moratti non incanta nessuno sostenendo di non aver sensi di colpa. Dipende dalla sensibilità personale. Se uno non ha la coscienza morale specchiata può provare a sentirsi alieno da sensi di colpa, ma non risponde alla realtà e avviene solo per difendere i propri interessi .Doppio macigno - Ci sono due punti nell’attacco di Della Valle che meritano un’adeguata sottolineatura, altrettanti “macigni” su Moratti: «Il comportamento scorretto, per il quale è stato considerato colpevole, sportivamente parlando, e per il quale avrebbe dovuto essere giudicato» (attenzione alla parola «colpevole»), e poi l’invito a spiegare «cosa è successo prima e durante lo scandalo del calcio, quale è stato il suo ruolo, il suo comportamento personale». Attenzione, «prima e durante», Della Valle toglie il detonatore alle oscure vicende pre-Calciopoli che nessuno prima aveva fatto, meno il sottoscritto s’intende, allargando così la ricerca delle azioni e responsabilità interiste. Il patron della Fiorentina si riallaccia all’ipotesi del tavolo, ma è un bersaglio cui non tiene veramente. Della Valle ha già fatto centro, colpendo il perbenismo dell’Inter, la banda degli onesti e dei presunti estranei (a Calciopoli). Il discorso è ora chiaro a tutti, c’è sicuramente chi non ha pagato, c’è chi ha pagato, la Juve assai di più per responsabilità anchedel club,chenon volle difendersi, una scelta suicida, che ora finalmente viene denegata nei fatti, per scelta coraggiosa di Andrea Agnelli (e Elkann lo segue), dopo che i miei consulenti hanno fatto emergere migliaia di intercettazioni sparite.Vecchi amici - Proviamo allora noi a risvegliare la mente di Moratti e anche quella del tifoso interista Tavecchio, presidente dei Dilettanti, che definisce le azioni di Facchetti solo un «tirasassi» di fronte ai «bazooka» di altri. Lo facciamo con l’aiuto di Cristian Rocca: «C’è una sola società calcistica al mondo, capace di violare regole, leggi e qualsiasi tipo di atteggiamento etico: il passaporto falso e la patente ricettata per tesserare un calciatore (Recoba); la conseguente condanna, in un tribunale penale, diun suo alto dirigente (Oriali); i pedinamenti di una struttura deviata nei confronti di dirigenti ed arbitri; uno scudetto assegnato dall’ex membro del Cda (Rossi); l’eliminazione degli avversari per via telefonica giudiziaria (con i giudici scelti da Rossi poco prima dell’avvio del processo a cui fu tolto pure un grado di giudizio); la vendita fittizia del proprio marchio per sanare il bilancio; il super-mega-sconto concesso dall’ex membro del Cda (Rossi) sulla sanzione dell’orga - no di controllo Covisoc; gli scambi e le supervalutazioni di calciatori; i regali ai designatori ed arbitri; un arbitro in attività (Nucini) usato come “cavallo di Troia”; le richieste di ottenere un particolare arbitro, evitando la procedura del sorteggio; i suggerimenti mirati sulle griglie e gli assistenti; le accuse di illecito sportivo diretto, prescritte per intervenuta prescrizione causata dall’occultamento delle telefonate che la riguardavano; la richiesta ad un arbitro (Bertini) per poter vincere una gara di Coppa Italia (Cagliari-Inter)». Da ciò un consiglio disinteressato: Moratti rinunci alla prescrizione, eviti la solita argomentazione difensiva secondo cui «Facchetti era un galantuomo ». A Tavecchio chiediamo di spiegarci quali erano i tirasassi e quali i bazooka: noi lo ricordiamo quando veniva spesso a Torinoda Giraudoconaltri amicie parlava male dell’attuale presidente Abete, di cui ora è vice.