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Preziosi e Moggi, figure sintomatiche della FIGC...


di E. LoffredoChe la FIGC abbia voluto per forza di cose radiare Moggi, Giraudo e Mazzini è un dato acquisito. Che questa brama sanzionatoria sia giusta e fondata è invece tutt'altro che pacifico, si scontrano infatti sul punto tesi opposte e variamente argomentate. Uno dei cardini delle opposizioni dei radiandi (diamo ancora in addivenire la cosa perché sul punto le pronunce degli organi sportivi non sono ancora esauriti) è stato il lungo trascorrere del tempo dalla proposta di radiazione alla sua statuizione, che è arrivata quasi allo scadere dei cinque anni di squalifica inflitti nel 2006.Per sottolineare l'anomalia della radiazione dei tre non dobbiamo dimenticare nemmeno la singolare predisposizione di un "procedimento in contraddittorio" con il quale il presidente Abete, volendo travisare il parere dell'Alta Corte del CONI, ha preteso trovare un modo per procedere a radiazione. È stato singolare infatti che per una conseguenza sanzionatoria prevista dalle leggi federali si sia dovuto ricorrere ad un espediente ad personam (contro quelle tre persone...). E questo la dice molto lunga sulla legittimità dello strumento prescelto.Gli ultimi capitoli della vicenda però hanno spostato la contesa su un altro terreno. Moggi in particolare si è chiesto come mai per il presidente del Genoa, nonostante questi avesse una fedina sportiva molto più lunga e grave della sua, non vi sia stata radiazione, né "automatica o implicita", né con provvedimento in contraddittorio. L'ex Dg juventino e i suoi legali sono stati molto incuriositi dagli accordi secretati con i quali Preziosi e FIGC hanno chiuso la vicenda evitando la radiazione del presidente rossoblu.L'accesso agli accordi tra Preziosi e federazione è stato chiesto (e ottenuto) da Moggi non per invidia, ma per motivi più che sostanziali. Oltre al legittimo interesse a voler sapere come mai Preziosi abbia evitato l'ergastolo sportivo per, eventualmente, percorrere lo stesso iter conciliatorio con la federazione, Moggi, più che l'accordo in sé, ha voluto indagare l'atteggiamento che la FIGC ha assunto in casi simili al suo (oltre a Preziosi c'è quello analogo di Walter Sabbatini della as Roma).Se assumiamo infatti che la FIGC deve essere accostata ad una pubblica amministrazione per indirizzi che costantemente deve seguire e per l'attività svolta, dobbiamo anche concordare che questa di fronte a casi simili deve assumere decisioni simili. Questa aspettativa di “parità di trattamento” viene dalla dottrina giuridica giustificata nell'ambito di quelle che sono definite “figure sintomatiche”. Ponendo a base dell'agire di una pubblica amministrazione il principio di ragionevolezza, è lecito attendersi un orientamento costante nell'adozione di provvedimenti che hanno presupposti simili, non deve esservi infatti «contrasto palese con altre manifestazioni di attività amministrativa da parte della stessa autorità con lo stesso oggetto» (Cerulli Irelli). Principio che nel nostro caso riteniamo debba estendersi anche alla FIGC.Quando Abete in merito alla vicenda Preziosi afferma che non vi è «nessun mistero, [ma] una conciliazione con reciproca rinuncia ad attivare ulteriori iter», farebbe bene a non essere così sbrigativo come di solito vuol fare. Sappia che se lui e la federcalcio assumono un certo orientamento (di favore) verso uno o più tesserati, ingenera in tutti gli altri non solo un interesse, ma il diritto a ricevere lo stesso trattamento. Ora se vuole intestardirsi con le radiazioni a Moggi, Giraudo e Mazzini, faccia pure, ma si faccia spiegare a cosa va incontro.http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1852