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Marchisio: l'importanza di essere "otto"


di F. Del ReDevo essere sincero e onesto (quindi non interista...) e provare ad uscire dal nutrito club dei "Marchisio-scettici" del quale ho fatto parte fino all'inizio del presente campionato. Tralascio ovviamente le infelici battute di alcuni mesi orsono, rilasciate dal nostro, circa l'opportunità di citare la schifosa farsa come un'opportunità per emergere; allora ne parlai e ne scrissi in modo più che esauriente. Non tralascio, invece, di riconsiderare quelli che sono stati i miei dubbi sul Marchisio squisitamente "calciatore". Ho sempre sostenuto che fosse un giocatore di indubbie qualità tecniche, ma limitato da un fisico non certo alla Benetti o alla Davids e quel che era peggio ai miei occhi, neppure da una sagacia tattica alla Deschamps o alla Paulo Sousa. Ho sempre ritenuto Marchisio "calciatore" un vero, autentico 8; una mezzala d'altri tempi, un Tardelli meno potente, ma comunque un giocatore limitato da quel ruolo, quello e solo quello: mai ala, mai regista, mai incontrista. Ritenevo, per tanto, che l'avvento sulla panchina bianconera di Antonio Conte, altro numero 8 classico, e che numero 8..., potesse rappresentare la "manna calcistica" per la carriera, ormai non più da giovane promessa, di Claudio Marchisio. Conte è allenatore capace e intenditore di calcio come pochisimi possono permettersi di appellarsi in Italia; Conte è stato una grande mezzala, pur non avendo "il fisico alla Benetti o alla Davids"; ma la sagacia tattica "alla Deschamps o alla Paulo Sousa" sì che ce l'aveva! E il suo lavoro sul "calciatore" Marchisio stava proprio nell'insegnare a Claudio "il mestiere" del numero 8, ovvero instillare in lui quella sagacia tattica. In ritiro estivo lo aveva caricato a molla, Antonio: gli aveva detto che possedeva una tecnica migliore della sua e che per tale ragione poteva ricoprire quel ruolo con la tranquillità dei forti. Lo ha plasmato come suo allievo ed erede; lo ha reso più forte di spirito e di pensiero, gli ha persino calato addosso il modulo preferito, nonostante che si fossero visti notevoli miglioramenti anche nel ruolo non congeniale di mediano. E' vero e vi anticipo, cari giulemanisti: è presto per strappare definitivamente la tessera del club dei "Marchisio-scettici", perchè 9 partite ufficiali sono ben poca cosa per giudicare ormai completo un processo di maturazione e di miglioramento che ad oggi pare così evidente, ma è anche altrettanto indubbio che mai Claudio avesse giocato così tante partite ben al di sopra della sufficienza, con punte di altissimo rendimento, che me lo fanno assomigliare ad un Gerrard torinese, come quelle intraviste contro le due formazioni di Milano. Sabato alla Scala più becera e senza vergogna del calcio, la San Siro in tinta nerazzurra, Claudio Marchisio, 8 di professione, ha giocato la sua partita più bella da quando è alla Juve; non tanto per il gol, frutto di una triangolazione perfetta, di un inserimento sapiente, ma soprattutto per come ha saputo lavorare, durante tutto l'incontro, quando di spada e quando di fioretto; ovvero quando accorciare su Maicon e quando inserirsi fra le linee a dettare il passaggio a Pirlo. Ecco, appunto: la sagacia tattica, quella del Maestro Antonio Conte da Lecce; trasmessa da 8 ad 8 così, semplicemente; trasmessa a chi ha imparato, forse, a parlare la lingua dei campioni.http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1931