juveland

Il tavolo di calciopoli: e se arrivasse il Convitato di Pietra?


di G. FioritoIl nome di maggiore successo con il quale lo scandalo di calciopoli è stato ribattezzato è ancora oggi "farsopoli". Forse è per questo che la nuova appendice dell'infausto serial ha messo in moto nei miei pensieri una singolare attinenza con l'opera buffa.Calciopoli non mi ha mai divertito e infatti ve lo dico subito che l'opera buffa non è né soltanto né necessariamente un genere per far ridere la gente. Rideteci voi con il Rigoletto, io non me la sento. Il fatto è che le tematiche comuni dell'opera, fin dalla sua nascita alla fine del '500 con l'attività riformatrice di Peri e Caccini, e nei suoi primi sviluppi, erano ispirate da storie intessute di racconti e personaggi tratti dalla mitologia e dalla storia. Per non dispiacere i signori, grandi finanziatori del genere, che in quei protagonisti trovavano la loro adulazione. L'opera, infatti, era realizzata proprio nei teatri di corte, a base di pomposi e costosi allestimenti che utilizzavano poderose macchine di scena per garantire i primi effetti speciali della storia dello spettacolo. A poco a poco gli autori o forse la gente o più verosimilmente tutti, a parte i signori, si stufarono di quelle storie non solo trite e ritrite, ma anche fasulle e irruppero nell'opera i personaggi della vita di ogni giorno. Non quella dei ricchi palazzi, piuttosto quella delle piazze e delle locande. Il teatro traeva nuova linfa vitale dai vizi e dalle virtù dei popolani e persino dai loro buffi difetti. Ricorderete tutti Molière e Goldoni. L'opera buffa si trasferiva dai teatri di corte ai teatri popolari, non più finanziati dai nobili dell'aristocrazia, ma da uomini d'affari chiamati impresari e nelle sue pieghe, tanto per definire l'argomento, va detto che qualcuno ha voluto vedere anche molti tratti e simboli della massoneria. L'opera somma del genere è considerata Il Don Giovanni di Mozart, che invero utilizza l'italiano come l'opera seria, mentre l'opera buffa si avvale delle lingue nazionali, e spazia dai toni della commedia alla tragedia, come finì per fare il genio dei compositori, sempre più difficile da ingabbiare dentro fredde categorie all'alba del romanticismo. Come fece nell'opera definita uno dei suoi capolavori Mozart tra i primi, senza dubbio uno degli artisti più geniali della storia della musica. Don Giovanni è considerato uno dei miti più pregnanti della storia moderna, per l'istinto di autoaffermazione e rinuncia assoluta a rinnegare se stesso che lo trascina alla rovina. Un eroe dunque, in che misura positivo o negativo non sono qui per spiegarvi. Io vi racconto quello che so. Don Giovanni è un libertino impenitente e anche i melomani meno esperti di sicuro hanno canticchiato almeno una volta la celebre aria "Madamina il catalogo è questo", nella quale il servo Leporello elenca le conquiste del suo padrone cantando: "In Italia seicento e quaranta; in Alemagna duecento e trentuna; cento in Francia, in Turchia novantuna; ma in Ispagna son già mille e tre".Non solo, ne combina di tutti i colori, uccidendo in un duello impari il Commendatore, padre di Donna Anna, che aveva cercato di insidiare e oltraggiare all'inizio del primo atto. E addirittura invitando il suo spirito alla sua tavola. Ignaro del fatto che il fantasma del Commendatore si presenterà davvero, irrompendo spettrale in forma di statua sulla scena con le spaventose parole: "Don Giovanni, a cenar teco m'invitasti e son venuto!". Seguite dalla richiesta di pentimento e dall'esortazione a cambiare vita, che con disprezzo Don Giovanni rifiuterà, porgendo anzi la mano al convitato di pietra che gli ricambia l'invito alla sua tavola e scomparendo inghiottito dagli inferi.A questo punto vi sarete fatti un'idea del perché la tavolata invocata da Andrea Agnelli, approvata da Petrucci, auspicata da Galliani, guardata di sottecchi da Abete e con sospetto da Moratti mi abbia riportato alla mente la scena finale del Don Giovanni. Perché mi piacerebbe capire quale sedia scotta di più tra tutte quelle predisposte ad accogliere i protagonisti di calciopoli. Nelle vicende del 2006 non è difficile riconoscere nel commendatore Guido Rossi e in Don Giovanni la Juventus o i suoi dirigenti. Anche se per il ruolo del convitato di pietra io frugherei meglio dietro le quinte. Oggi vorrei domandarvi di chi pensiate siano le orecchie che in questo momento rimbombano del richiamo della voce del Commendatore, chi si nasconda dentro la statua del convitato di pietra, chi e se sarà capace di dimostrare il terrificante coraggio di Don Giovanni.http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1962