juveland

La Gazzetta dello Sport e l’inter


di L. BassoIo e te tre metri sopra il cielo Antefatto:Torniamo a qualche mese fa... siamo a Lignano, ridente località di villeggiatura del Friuli Venezia Giulia. Come al solito la comunità dei mariti si ritrova intorno al bancone della “spina” a parlare di calciomercato, di amichevoli estive e chi più ne ha, più ne metta.Mentre il sottoscritto tesse le lodi (sono ironico) del celebre quotidiano sportivo rosa, salta su il marito di una mia amica, entrambi di nota fede interista, che sbotta: “Già, ne scrivono di scemenze... ma d’altronde devono far piacere al loro padrone!”.Lo dico veramente: strabuzzo gli occhi e sono lì lì per abbracciarlo, dopo questa esplosione di verità, di improvvisa ed incontenibile sincerità.A paragone il celebre bambino non ha solamente gridato “il Re è nudo”, ma ha fatto pure apprezzamenti sulla scarsa virilità del monarca.Purtroppo tutto ciò dura un attimo. Dopo mezzo secondo si scopre che il “padrone” che intendeva lui è –in realtà- quell’altro, quello che oltre a possedere televisioni e giornali possiede anche una squadra di calcio, ma dall’altra sponda del Naviglio.Quando gli faccio notare l’errore, mi guarda come se gli avessi svelato una teoria astrusa sui cerchi nel grano o sulle scie chimiche degli aerei, e fa spallucce.Ahimè. Anche davanti alla lettura dei link del “noi nasciamo interisti” resta freddo e supponente.Come nei cartoni animati, i fogli del calendario volano via come farfalle, e arriviamo ai giorni nostri.Sul bancone dei gelati (che, data la stagione invernale, rimane per molto tempo chiuso) del bar fa bella mostra di sè il quotidiano di cui sopra.Scorrendone le pagine, all’occhio del lettore saltano inevitabilmente due “spazi” dedicati alla compagine nerazzurra, oltre a quelli “canonicamente” relativi alle notizie sportive.Uno è dedicato alla promozione di un’iniziativa “benefica”. La vendita di un orologio commemorativo del “Quintuplete”, parte del cui ricavato andrà a finanziare il progetto “Intercampus”.Di primo acchito mi viene in mente quello che diceva già duemila anni fa un tizio che la sapeva molto lunga: quando fai della beneficenza, non fare come quelli che suonano la tromba perchè tutti lo vedano, ma fallo nel segreto. Certo, questo insegnamento non è generalmente molto seguito dai vip, ma personalmente ci vedo qualche leggera differenza tra promuovere una raccolta fondi (ad esempio) per Telethon e mettere in vendita un orologio a 320 €uro per raccogliere denaro che sarà devoluto ad un’iniziativa magari anche lodevole, ma che – in fondo – rimane poi sempre nell’ambito formativo-sportivo nerazzurro.Poi, se vogliamo dirla tutta, l’orologio in questione non è nemmeno che mi piaccia. Se anzi qualche donzella stesse pensando “cosa posso regalare a Luca per Natale?”, beh, questo non è tra le idee da considerare. Magari l’Hamilton con cassa triangolare, quello sì.Ma soprassediamo su queste cose che toccano la sfera della sensibilità personale di ognuno e andiamo oltre.In un’altra pagina del quotidiano, fa bella mostra di sè la rosa nerazzurra al gran completo con la scritta “Buon Natale ai nostri sponsor”.Per carità, niente di male. Sorvolerei anche sulla scritta “inter sostiene emergency”, se non fosse che è nello stesso quotidiano dove si pubblicizza l’orologio di cui sopra.Non capisco tutta questa necessità per far passare la squadra di calcio milanese come un esempio di bontà e carità cristiana. O forse lo capisco troppo bene.Temo di voltare un’altra pagina e di vedere Maicon col sari bianco che assiste i malati di Calcutta, Cambiasso che guida la Marcia del Sale o Zanetti che – come minimo - moltiplica i pani e i pesci.Fortunatamente nulla di tutto ciò, ma rimane il fatto che due pagine di un quotidiano a diffusione nazionale risultano interamente dedicate alle questioni private di una “certa” squadra, che ha una partecipazione azionaria incrociata con il gruppo che detiene il giornale in questione.Probabilmente la prossima settimana vedremo a tutta pagina un “Ti lovvo di bene – io e te tre metri sopra il cielo” di Ranocchia alla sua fidanzata, o magari la lista della spesa della moglie di Sneijder con l’appunto in rosso “non scordare i peperoni!”. Con buona pace dei tifosi della Juve, della Roma e della Sanbenedettese, ai quali non gliene può fregà di meno, ma pagano il giornale con gli stessi soldi buoni.Per carità. Qualcuno mi dirà che non posso aspettarmi niente di meno in un paese dove la libertà di informazione è classificata ad un livello inferiore che in alcuni paesi retti da governi simili a dittature militari. O dove la televisione viene fatta ad esclusivo uso e consumo degli “amici”.Lo so, ragazzi. E quando anni fa iniziavo a giocare al Fantacalcio, non a caso avevamo deciso di prendere una settimana i voti della Gazzetta, una quelli del Corriere e una quelli di Tuttosport: un giornale aveva da sempre un occhio di riguardo per le squadre milanesi, uno per le centro-meridionali e uno per le squadre all’ombra della Mole.Ma un conto è “fare i piacioni” per i propri lettori, un conto è essere “organo ufficiale” di una squadra (o di una azienda, o di un partito, fa lo stesso) e mascherarsi dietro a una parvenza di affidabilità, di “libera informazione”.E, magari, dietro a questa maschera, fare da cassa di risonanza a qualche scandalo creato per l’occasione....che ti vado a pensare, vero?http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2026