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Natale in vetta. La Juve vuole vedere l'effetto che fa


Natale in vetta. La Juve vuole vedere l'effetto che faFonte: di Domenico Latagliata per "Il Giornale"
© foto di Giuseppe Celeste/Image SportBianconeri contro. L'Udinese per centrare l'ottavo successo casalingo in altrettante partite regalandosi così un Natale nelle parti altissime della classifica: la Juventus per centrare il sedicesimo risultato utile consecutivo sentendosi ancora più grande e pronta per lo scudetto di quanto già non sia. «A Udine c'è gente seria che sa come lavorare e cui nessuno chiede nulla - spiega Conte -. Non si tratta di una squadra rivelazione, visto che l'anno passato è arrivata quarta rimanendo in lizza per il titolo fino a poche settimane dal termine: semplicemente, a loro nessuno chiede lo scudetto e, con un allenatore e una dirigenza capaci, possono programmare il da farsi senza pressioni. Noi invece siamo la Juventus e, anche se abbiamo collezionato due settimi posti consecutivi, ci viene chiesto di vincere il titolo».Così va il mondo, ma è inutile lamentarsi: per il nome che porta, la Signora deve sopportare pesi che altrove manco sanno cosa siano. E Conte, che vestendo il bianconero di Torino tanto ha vinto e altrettanto vorrebbe vincere, lo sa benissimo al punto da spiegare che «l'obiettivo minimo non fa per noi. Non voglio essere sbruffone, ma lavoriamo per ottenere sempre il massimo. Almeno in partenza, non mi accontento del pareggio: se poi sul campo gli altri si saranno dimostrati più forti, saremo i primi a stringere loro la mano». Da un lato si punta insomma sulla testa dei giocatori per spingersi sempre più in alto, dall'altro si predica calma per non creare troppe aspettative: nascondersi però non è più possibile, visto che ci si avvicina a metà stagione.Rispetto al 28 agosto, quando il match sarebbe dovuto andare in scena, le due squadre hanno per certi versi percorso lo stesso tragitto: la Juve non pensava di poter essere davanti a tutti e per di più imbattuta («siamo oltre tutte le aspettative»), così come l'Udinese (oggi senza lo squalificato Benatia) non si immaginava in grado di stare lassù dopo le partenze di Sanchez e Inler. «Lo scudetto è un affare che non ci riguarda - ha ribadito ancora ieri Guidolin, poi prodigo di elogi per Conte nel quale ha ammesso di rivedersi -. Per adesso è lotta tra Juve e Milan. Noi dobbiamo solo fare il massimo e tirare fuori quello che ancora ci resta». Il riferimento va alle tre partite in sei giorni, roba tipica del basket Nba: anche in questo caso, però, è inutile lamentarsi. Palla avanti e pedalare, con Di Natale che è stato (parzialmente) risparmiato contro la Lazio proprio per averlo al meglio contro la Signora che due estati fa avrebbe potuto essere sua. Invece arrivò il «no grazie» e a Torino sbarcò Quagliarella, passato lui pure da Udine tempo addietro: oggi il numero 18 juventino contende un posto a Estigarribia - favorito per giocare al posto dell'infortunato Vucinic - e a Matri, pronto al rientro dopo la sosta contro il Novara. «Intanto sono contento che Fabio si sia sbloccato - ha spiegato Conte - visto che il gol per un attaccante è vita. Le mie scelte sono comunque sempre fatte per vincere la partita: i miei occhi e le mie sensazioni difficilmente mi tradiscono. Non penso di non sbagliare mai, ma mi fido di me stesso».Artefice del proprio destino e plasmatore di una squadra che non a caso fa del possesso palla (più di 28' a partita: dato inferiore solo a quello del Milan) e della pressione nella metà campo avversaria due delle proprie armi vincenti. Possibile anche che oggi la Juve torni alla difesa a tre vista a Napoli, ma alla fine cambierebbe solo la posizione di Lichtsteiner e allora l'interrogativo più grande riguarda le condizioni di Pirlo, uscito malconcio domenica. Al suo numero 21 però la Juve non rinuncerà e comunque già alla vigilia delle partite contro Milan e Lazio c'erano dubbi circa il suo impiego: ovviamente è sempre sceso in campo e la Juve ha vinto entrambe le partite. Succedesse anche oggi, si potrebbe pensare a una sorta di rito scaramantico: Conte ha ammesso di esserlo.