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Faida rossonera in salsa rosa...


di G. FioritoLe reazioni alle dichiarazioni di Conte sugli episodi dubbi che avrebbero negato un numero consistente di rigori alla Juventus non si sono fatte attendere. Un po’ tutti si sono sentiti legittimati a rispondere e si è registrata la reiterata tendenza al revival del metodo Auricchio, contraddistinto dall’abitudine a copiaincollare i tabellini sbagliati e a non ricondurre legittimamente la proprietà di testate giornalistiche e televisioni.Piccata la reazione di Allegri. Si è lasciato andare non tanto a prevedibili sogni di gloria, quanto a desideri inconsulti di reti annullate agli avversari. Stile Juve e stile Milan ai ferri corti, con la società di corso Galfer che sottolinea la vicenda ammiccando al motivetto della parità di trattamento e gli ex-stellari alle prese con la riduzione delle giornate di squalifica dell’irascibile Ibra. Tanto per restare al confine tra realtà e visione onirica: déjà vu dello scontro diretto che l’8 maggio 2005 consegnò lo scudetto alla Juventus. Sappiamo come andò a finire: fantasmagorica rovesciata di Del Piero per il gol di Trezeguet che suggellò una sfilza di vittorie andate a male con calciopoli. Il cancro che non smette di sviluppare metastasi. Stavolta ci pensa la Gazzetta dello Sport a rimettere ordine tra i dati sballati, già deprecabili per un carabiniere alle prese con un’indagine che sarebbe sfociata in un processo, ma passibili di violazione del codice deontologico dell’Ordine dei giornalisti laddove un tale errare umanum est a patto che, secondo l’art. 4.1 “Il giornalista corregge senza ritardo errori e inesattezza, anche in conformità al dovere di rettifica nei casi e nei modi stabiliti dalla legge”. Il 17 febbraio la Gazzetta dello Sport ci informa che “Nelle ultime tre stagioni, fanno notare da Torino, i bianconeri hanno avuto 10 rigori a favore e 12 contro in 98 giornate. «Meno due» il saldo negativo, come l‘Inter 16-18. E’ il Milan a comandare questa particolare classifica: 22 a favore e 6 contro. Segue la Roma: 27-17”. Tralasciando il dettaglio che l’indagine non va più indietro nel tempo, che basterebbero un paio di anni a far lievitare il conto per la squadra nerazzurra e là dove si nasce interisti se ne guardano bene, si evince che sulla sponda rossonera non sono autorizzati a lamentele. Allegri ha un’attenuante: allena il Milan dal 25 giugno 2010, ma ciò non dovrebbe esimerlo, tanto per capire l’ambiente in cui si trova a lavorare, dall’informarsi sulla storia del club. Dietro il tricolore appena conquistato c’è cronologicamente un trionfo in CL, maturato all’ombra di calciopoli. Allorché la squadra rossonera, coinvolta nello scandalo e sobbarcata di penalizzazioni che avremmo giurato pesanti senza il confronto con quelle bianconera, riuscì ad agguantare lo stesso la qualificazione per la massima competizione calcistica europea, aggiudicandosela. Se poi volesse approfondire, gli consigliamo la lettura di certe intercettazioni nelle quali il signor Meani, qualificato addetto agli arbitri della società rossonera, si intratteneva piacevolmente con il facente le veci del presidente e allora presidente di lega Galliani, per fare rapporto dei suoi abbondantemente documentati contatti con l’arbitro Collina e tutta una schiera di guardalinee arruolati nella “scuderia rossonera”. Non arriviamo a supporre che potrebbe provare vergogna tutte le volte che si ritrova un Copelli sulla fascia, però si ritroverebbe a meditare sul senso delle parole “un bel tacer non fu mai scritto”.Ma cosa si nasconde dietro l’accanirsi rossonero a surriscaldare la sfida con la Juventus? Le diatribe sulle sviste arbitrali sono abitualmente chiacchiere da bar. La nostra classe arbitrale è affidabile. Lo ha ribadito Marcello Nicchi ai microfoni della Rai la sera di domenica 19. Col solito rimando alla presunta sudditanza psicologica che Carraro ci ha spiegato bene consistere nel non avvantaggiare la Juventus. Il Milan vuole, fortissimamente vuole questo scudetto. Lo vuole Barbara Berlusconi, che in un’intervista a Repubblica nel giorno di San Valentino, non solo è sembrata confermare le voci della sua love story con Pato, escludendo tuttavia sia stata la ragione del suo mancato passaggio al PSG, ma ha toccato tutti i temi che potrebbero interessare un dirigente del Milan, proponendo la sua candidatura a futuro presidente della squadra rossonera. Nonostante gli attestati di stima a Galliani e l’auspicio che il padre torni alla guida del club, Barbara si è lanciata in giudizi sul fair play finanziario e proposte di gestione, definendo il suo progetto per l’industria Milan “ancor più simile a una moderna "entertainment company”, ammettendo che “il nostro modo di vivere il calcio e di operare ci ha fatto forse crescere meno degli altri” e stigmatizzando: “L'obiettivo è che i club programmino le loro attività rimanendo nei limiti dei propri introiti, con una gestione responsabile”. Il futuro ci dirà se questo è quanto o se Barbara abbia segnato un punto a suo favore nella faida rossonera tinta di gossip con la sorella Marina, appoggiata dal fratello Piersilvio. Secondo Dagospia (venerdì 10 febbraio), da alcuni anni l’idea di vendere il Milan starebbe balenando nella mente dell’ex premier e si era quasi concretizzata nel 2009 nel corso di una visita a Gheddafi, grazie all’interessamento della Central Bank of Libia e della Lybian Investiment Authority. Il cavaliere intendeva forse fare lo sgambetto a Juventus e Roma, nel mirino dei libici, ma non se ne fece niente. La sentenza sul Lodo Mondadori e i conseguenti 550 milioni di euro da versare a De Benedetti avrebbero riacceso gli appetiti di Marina e Silvio, inducendoli a “studiare un drastico contenimento delle spese di Fininvest che non controlla solo il 50% della Mondadori ma anche il 100% del Milan, il 39% di Mediaset e il 35% di Mediolanum”. Riportiamo l’inciso per intero a beneficio del colonnello Auricchio. Denaro. Ma anche potere. Berlusconi non si è mai tirato indietro dall’associare la sua immagine vincente ai successi del Milan. Così come non ha ancora affermato esplicitamente che si ritirerà dalla scena politica italiana.In guerra e in amore, si dice, tutto è permesso. Il calcio però dovrebbe essere uno sport.http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2145