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Finché c’è Juve c’è speranza (di successo)


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di M. LancieriSotto il cappello dell’obbligatorietà dell’azione penale, in questi anni ne abbiamo viste di tutti i colori. Non era obbligatorio indagare sugli strani rapporti tra interisti, milanisti ed arbitri in attività e non era neppure obbligatorio indagare troppo approfonditamente sulla rete di spionaggio messa in piedi dalla più importante azienda italiana di telecomunicazioni, ma era obbligatorio spendere montagne di soldi per comprendere se Luciano Moggi avesse sequestrato un arbitro in uno spogliatoio o avesse pilotato i sorteggi di Serie A. Non era obbligatorio studiare cosa fosse accaduto ai giocatori del Parma per avere livelli di ematocrito esageratie non era obbligatorio chiedere delucidazioni a Georgatos relativamente alle sue dichiarazioni sulle siringhe e le pillole in uso tra gli interisti, ma era obbligatorio inseguire le farneticazioni di Zeman relative ai muscoli juventini.Insomma, in Italia l’obbligatorietà dell’azione penale c’è, ma fino ad un certo punto… Quel che invece sembra mancare completamente è il buon senso. Prendiamo le dichiarazioni di Carobbio, pentito quasi santificato dalle maggiori testate giornalistiche e tenuto in altissima considerazione da tutti i magistrati della Nazione. Viene il dubbio che se domani il calciatore di Spezia e Siena raccontasse ai suoi confessori togati che a capo della cupola degli scommettitori era seduto il Presidente Obama, partirebbe immediatamente un ordine di cattura verso la Casa Bianca. E i riscontri? Ci penseremo un’altra volta. E la coerenza delle sue tesi? Quella non è mai servita: perché iniziare a chiederla adesso?Ai non “addetti ai lavori”, viene sempre spiegato che il Diritto (con la “D” maiuscola, ci mancherebbe!) ha le sue regole e le sue prassi, alle quali bisogna piegarsi. Eppure, in uno Stato di Diritto (ancora con la “D” maiuscola), il cittadino dovrebbe rivestire il ruolo centrale: la sua dignità e la sua libertà dovrebbero essere intoccabili, salvo casi estremi. E allora perché, puntualmente, bastano le dichiarazioni di un ciarlatano per scatenare un pandemonio? Zeman dice che i muscoli della Juve non lo convincono? Perfetto: partiamo a spron battuto per dimostrare che il boemo aveva ragione. Spendiamo montagne di soldi (degli italiani, a cui evidentemente piace vedere gettato il loro denaro dalla finestra delle procure) e alla fine concludiamo con un bel nulla di fatto. Salvo poi rilevare, tra le pieghe di una sentenza d’assoluzione della Cassazione, che forse la squadra accusata usava troppe aspirine. E così il nostro eroico PM potrà vantarsi: “Vedete che avevo ragione io?”.Carobbio è un giocatore mediocre, che ha giocato una ventina di partite in Serie A (alla Reggina) e che per il resto ha speso la sua carriera tra campionati di Serie B e Serie C. Ma recentemente è entrato prepotentemente sulle prime pagine di tutti i giornali, per “merito” del calcioscommesse. Una volta colto con le mani nella marmellata, ha pensato bene di pentirsi. Le sue parole hanno inguaiato un bel numero di personaggi legati al calcio, ma il vero pezzo da novanta tirato in ballo dal nuovo eroe dei gazzettari anti-juventini mascherati da perbenisti è Antonio Conte. Logicamente, i giornali hanno sguazzato nella notizia di una possibile implicazione dell’allenatore appena laureatosi Campione d’Italia con la Juve, ma la notizia della sua iscrizione sul registro degli indagati e della perquisizione della sua abitazione ha comunque sorpreso un po’ tutti.Perché Conte è ufficialmente indagato? Come ben sappiamo, è sempre difficile sapere con precisione cosa frulli nella testa dei magistrati, anche perché siamo abituati a convivere con un bel mucchio di letame fornitoci dai giornali, prima di scoprire con più precisione la realtà dei fatti: fu così per la vicenda del presunto doping e fu così per l’ormai mitica calciopoli (alla quale servirono quattro anni ed una carriolata di intercettazioni imboscate, prima di trasformarsi ufficialmente in farsopoli). Una delle poche certezze è comunque il racconto di Carobbio, secondo il quale Siena e Novara concordarono un pareggio, che stava bene ad entrambe per la promozione in Serie A. Vale la pena di sottolineare come questa storia non abbia nessuna attinenza con le scommesse, ma sui giornali la si confonde artatamente con altre partite, in cui, almeno in linea teorica, si sarebbero concordati risultati utili agli scommettitori. Ma la cosa interessante è un’altra. Stando alle parole del calciatore pentito, Conte, durante la riunione tecnica prepartita, anziché concentrarsi su moduli e schemi, avrebbe tranquillizzato la sua squadra: «Tutto ok! Siamo già d’accordo con loro per il pareggio!» . Oggettivamente, se questa storia trovasse una conferma, ci sarebbe da preoccuparsi sull’equilibrio psichico di Conte: ma chi è il pazzo che commette un illecito e lo annuncia in pompa magna a trenta persone, tra tecnici e giocatori? Come se non bastasse, oggi alcune indiscrezioni giornalistiche raccontano un altro particolare. Nel secondo tempo, sul risultato di 1-1, Calaiò portò in vantaggio la formazione toscana. Motivo? Non era a conoscenza dell’accordo. E questa è bella! Ma dov’era Calaiò durante la riunione tecnica? A giocare con la playstation? Ad ogni modo, poco male: il Siena poi rimediò, concedendo immediatamente (in realtà 25 minuti dopo!) il pareggio ai piemontesi.Una storia che ha il sapore della leggenda metropolitana, come altre migliaia che si sentono raccontare ogni giorno al bar. Eppure, il magistrato ha deciso di prenderla sul serio, fregandosene della serie di smentite ricevute da tutti gli altri protagonisti della vicenda, e iscrivendo Antonio Conte sul registro degli indagati. A proposito: perché non sono stati iscritti su quel registro anche tutti i giocatori di entrambe le squadre? Forse Conte era “più associato” degli altri?E allora torniamo al punto di partenza: gli “addetti ai lavori” ci potranno spiegare che questo è un “atto dovuto” (solo per Conte) e che le leggi italiane obbligano il povero magistrato ad indagare l’allenatore della Juve (ma non gli altri), mandando a casa sua la polizia per effettuare un’importantissima perquisizione con appena un anno di ritardo sui fatti contestatigli, manco si trattasse di un narcotrafficante che potrebbe essersi dimenticato qualche bustina di polvere bianca nel cesto della biancheria da lavare. Ma visto che a pensar male, pur facendo peccato, spesso ci si azzecca, viene il sospetto che il “pesce grosso mediatico” Conte facesse gola. E come le inchieste sul doping e su “calciopoli” hanno fatto la fortuna di Guariniello e Narducci, così questa sull’allenatore della Juve potrebbe creare una nuova star nel panorama della magistratura (e non solo): Roberto Di Martino da Cremona. In bocca al lupo!http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2296