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Il giornalismo che uccide il giornalismo


Fango su chiunque, mancanza di rispetto e serietà lasciata nel cassetto.© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Negli ultimi sei anni circa, il popolo bianconero - e non solo - ha imparato a vedere il lato oscuro del giornalismo, quello capace di infierire sull’animo dei protagonisti coinvolti negli articoli tra disprezzamenti e accuse neanche tanto nascoste. La natura di questo comportamento è ciclica ma sempre presente, visibile soprattutto in situazioni in larga scala come abbiamo avuto modo di capire dai recenti avvenimenti nel calcio italiano. Calciopoli, il caso Gea, Calcioscommesse: tre fenomeni uniti tutti da un unico comune denominatore, quello della fuga di notizie. L’ultimo ad averci rimesso il fegato è Gianluigi Buffon, quel portiere fresco Campione d’Italia che direttamente dal ritiro della Nazionale si è dovuto difendere dalle accuse mirate ma sottili dei tipici giornalisti che abusano del proprio lavoro per portare avanti battaglie personali contro una società nel modo peggiore, nascondendo le frecciate tra le righe…tirare il sasso e nascondere la mano, insomma. Ebbene, ci proviamo anche noi.Cerchiamo di capire come si possano scrivere articoli senza tenere conto della sensibilità delle persone coinvolte, buttate al centro di uno scandalo senza un che di tangibile che assecondi l’accusa, per vedersi improvvisamente il grigiore della vita addosso e la quasi totalità dell’opinione pubblica indirizzata in una certa direzione. Buffon è l’ultimo passeggero di un lungo treno che ha visti protagonisti una serie di calciatori ricoperti di fango nel nuovo scandalo Calcioscommesse: abbiamo potuto leggere di tutto, dai pezzi più o meno obiettivi a quelli scritti dopo aver bevuto tre lattine di acidità. Buffon è stato additato come  il malato di scommesse, quello col vizio incurabile, che magari avrebbe speso tutte le fortune di una carriera che lo ha visto vincitore di circa 40 premi divisi tra trofei e riconoscimenti, tra cui un Campionato di Serie B disputato con addosso ancora il dolcissimo profumo di champagne bevuto a Berlino.Tocca anche a lui la sfuriata contro i giornalisti in conferenza stampa, come tocca a sua moglie, la modella Alena Seredova, dargli supporto morale concedendo altre interviste in cui non si è fatto altro che chiedere il rispetto di un diritto: la privacy. Possiamo davvero parlare di privacy dopo aver vissuto gli ultimi sei anni da spettatori interessati delle maggiori violazioni della stessa? Che il desiderio di Buffon sia mera utopia, ad oggi, è un dato di fatto: basta tornare al Processo Gea, durante il quale tra tutte le intercettazioni con protagonisti Luciano ed Alessandro Moggi, ne fu fatta trapelare una scandalosamente non bloccata, ovvero quella in cui il figlio di Big Luciano ed allora Presidente della Gea World S.p.A. confidò ad un amico l’ormai storica serata in bianco con Ilaria D’Amico.Poteva mai essere rilevante ai fini dell’indagine sapere che Alessandro Moggi nutrisse interesse verso la conduttrice attualmente a Sky? Chiaramente no. Ma, allora, ritorniamo ad oggi e vediamo se qualcosa è cambiato: era davvero necessario far uscire dagli uffici le intercettazioni di Giuseppe Sculli in cui il centrocampista della Lazio allora in forza al Genoa dichiarava di avere tra le mani foto compromettenti di Luca Toni? Fermandoci qui, potrebbe essere un “normale” tiro mancino della solita ignoranza sociale italiana, il sempreverde “tutto contro tutti purchè faccia notizia”, ma la situazione assume connotati ben più gravi se si considera che Toni e la compagna, Marta Cecchetto, modella anche lei, aspettavano un bambino che doveva nascere proprio in quelle ore. Insomma: come tramutare un lieto evento in qualcosa di infinitamente triste per una cattiveria da certificare sotto tutti i punti di vista. E se proprio fosse certificato il ricatto di Sculli a Toni, oltre le tempistiche sbagliate ci è andata di mezzo la mancanza di buon senso. E come una nerissima ciliegia amara su una torta ricca di meschinità, il crudo destino ha infierito facendo perdere alla coppia il bambino tanto atteso poche ore dopo l’uscita della notizia.Cattiveria giornalistica, in una delle sue tante forme. Meno cruda ma pur sempre gratuita la polemica attorno allo Juventus Stadium: dopo l’incredibile inaugurazione piovono complimenti da tutte le parti, ma evidentemente chi di dovere aspetta proprio questi momenti per spezzare l’entusiasmo con un botto artistico: la Procura di Torino apre un’inchiesta e l’ipotesi di reato è crollo colposo a causa di una presunta fornitura di acciaio non conforme alle regole che sarebbe stato usato per costruire lo stadio. Tanti condizionali nella frase, e per carità, se il rischio c’era è stato giusto fare tutti i controlli del caso. Ciò che spiace al popolo del club che domina la storia del Campionato Italiano è che nessuno ha fatto notare come durante tutta la stagione lo Juventus Stadium reggesse con i suoi tiranti al solito tutto esaurito per ciascuno dei 19 turni in casa dei bianconeri. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel “Lo Juventus Stadium è agibile” che pareva come se al primo acquazzone dovesse venir giù. E ne sono passati pochissimi di servizi in tv sull’inaugurazione, forse anche meno di quante volte è stato detto che Pirlo avesse nelle gambe solo una quindicina di partite. Allora è la storia che si ripete, il ciclo citato ad inizio articolo: perché in Italia si è bravissimi a lanciare accuse e mancare di rispetto ai protagonisti delle vicende ma non si da la giusta importanza alle rettifiche o alle considerazioni opposte (vedi l'appurata media più che normale delle giocate vincenti alla famosa Tabaccheria di Parma)?Forse qualcuno leggendo il nostro amaro resoconto starà pensando che a coprirsi di ridicolo non è stato certo Conte (una citazione tra le tante possibili), ma chi da adito alle polemiche o le provoca direttamente.E ce ne sarebbero tante altre amici lettori, come il blitz a Coverciano e la guerra Criscito-Bonucci che qualche compagno milanese ha subito sfruttato a suo vantaggio. Il problema è alla radice, è interpretare nel modo sbagliato un bellissimo mestiere come quello del giornalista e che va aldilà della fede calcistica. Che Buffon, Toni, lo spiato Vieri e tutti gli altri si mettano l’anima in pace, perché non potranno andare a mangiare una pizza e sporcarsi la camicia di sugo senza finire sui giornali con qualche titolo saccente e ironico. Non sappiamo se ci è riuscita bene l’arte del tirare il sasso e nascondere la mano, non siamo noi i maestri di questo genere di articoli, tuttavia il messaggio è chiaro: speriamo che nel calcio torni il rispetto dei ruoli e delle parti.