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Sosteniamo Carobbio, condanniamo Conte!


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Il motto: Conte da punire, Carobbio da credere…“Ecco non dica quella parola, non la dica che ‘l’ha inguaiato’: passa per il grande accusatore di Conte e per la rovina del calcio, ma lui ha solo descritto un sistema. In un interrogatorio di tre mesi fa, si è vuotato la coscienza, ha parlato per ore ed ha detto, per fare un esempio, che anche Conte sapeva di una partita aggiustata. Non credeva di finire in prima pagina, non pensava che sarebbero andati a perquisire la casa di Conte. Lui è un ingenuo, un ‘facilone’, caduto in un gioco più grande lui”. Elena Carobbio. Dall’intervista concessa dalla Signora Carobbio al settimanale “Oggi”, esce l’immagine di una famiglia felice. Lei in posa per lo scatto mentre calcia un pallone e difende spassionatamente il marito, reo confesso nello scandalo del calcio scommesse. Commovente.Mancava solo l’immagine famigliare da usare per rafforzare la credibilità di Carobbio, “l’ingenuo”, il “facilone” finito al centro del calcio scommesse. Appunto, mancava ed è stata aggiunta. Ma era necessario?Se Carobbio è un “facilone”, che “non credeva di finire sulla prima pagina” parlando di Antonio Conte, la Signora Carobbio con questa intervista forse cercava proprio quello, ed è stata accontenta. Al contrario di quanto sostiene a proposito del coniuge, Elena certamente “ingenua” non è: la prima cosa che ha fatto è stata quella di confermare la veridicità delle parole del marito su Conte. Solo il nome di Conte è quello ripreso nell’intervista, ben specificato e ripetuto più volte. Non può trattarsi di una casualità. Ma perché questa scelta?Forse perché sapeva che solo tirando dentro Conte le sue parole sarebbero state riprese un po’ da tutti i media? Se questo era l’effetto desiderato, vista la grancassa mediatica ottenuta, pare evidente che avesse ragione.Forse perché quell’intervista aveva il solo scopo di continuare a battere sullo stesso tormentone che coinvolge il neo tecnico campione d’Italia, che andrebbe punito, al contrario del suo grande accusatore che merita la clemenza riservata ai pentiti?O più semplicemente per alimentare il proprio egocentrismo con qualche foto su un settimanale largamente diffuso?Qualunque sia la ragione, a far sorgere più di un dubbio sulla bontà del reale scopo dell’intervista è “l’argomento Conte”, affrontato anche nel precedente numero di “Oggi”, che ospitava al suo interno la risposta di Mario Sconcerti alla domanda: “Dopo calciopoli la Juve resterà senza allenatore?”.Il taglio è quello usato dagli accusatori della prima ora, con al centro la figura di Carobbio, definito “il pentito più ascoltato del nuovo scandalo”, ritenuto dai giudici “un teste molto attendibile”. Scrive Sconcerti testualmente a conclusione della sua risposta: “Si dimostrasse il coinvolgimento diretto del Siena e la consapevolezza di Conte si potrebbe arrivare a un passo dalla radiazione. In caso di omessa denuncia (cioè sapeva ma non ha detto niente) si andrebbe da sei mesi a un anno di squalifica”. Il copione prevede di non prendere in esame l’ipotesi del “se venisse assolto…”. Come al solito, il messaggio non deve prevedere una via di scampo per lo sciagurato juventino.Prima Sconcerti, poi Elena Carobbio, vogliono rafforzare la credibilità del testimone chiave. Per due settimane, i lettori di “Oggi” hanno ricevuto un chiaro messaggio: “Conte è colpevole, Carobbio è credibile”.Il gioco è sempre lo stesso, ne sono testimonianza anche questi siparietti; l’unico fine è quello di sfruttare ogni mezzo per arrivare a più persone, condizionandole per indurle a credere nella colpevolezza di Antonio Conte, di conseguenza macchiandone l’immagine integra di vincitore e simbolo della Juventus. Per la Gazzetta dello Sport, il martellamento è invece continuo. Giorno dopo giorno, non dimentica di rinfocolare il perpetuo moto antijuventino. Nell’edizione dell’11 giugno scrive: “In ogni caso, l’attendibilità di Gervasori e Carobbio non dovrebbe essere ‘pesata’ dalla Disciplinare: Se verrà considerata valida, tutti i tesserati che sono stati citati dai due ‘pentiti’, soprattutto per i fatti di loro diretta conoscenza, rischiano la condanna”. La Stampa, nell’edizione del 11 giugno prima indica chi punire: “Il sospetto è pesante: che un certo mondo del calcio possa perdonare i venduti, ma non chi ha tradito la regola del silenzio”; per poi insistere sulla credibilità di Carobbio: ”Filippo Carobbio, in un’intervista a Repubblica, aveva dichiarato: «Se tutti dicessero la verità, sarebbe una rivoluzione». Ma l’invito sembra caduto nel vuoto. E la scorsa settimana, la moglie Elena Ghirardi ha usato parole che fanno riflettere: «Mio marito non è un infame. Ha fatto la scelta giusta. Io sono orgogliosa di lui»“.Messaggio chiaro?http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2317