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Figc: incapace di prevenire quello che tutti sapevano


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Il marcio è in ogni dove. Chi vuole vedere invece che guardare e limitarsi a passare scopre che il mondo del calcio è infangato da uomini indegni, da personaggi in cerca solo di potere, gloria e soldi. Il calcio e il palazzo sono lo specchio fedele non della società, ma della politica e di quegli uomini che pensano solo al proprio bene e non a quello della comunità. Così i calciatori si trasformano in venditori di anime, perché vendere una gara è come vedere l’anima di chi per un biglietto o per seguire la squadra in trasferta rinuncia a comprasi un vestito o un paio di scarpe. Diventano così perché a loro sembra tutto permesso, diventano così perché si sentono immuni dalle comuni leggi sociali, diventano così perché il sistema chiude gli occhi, fa finta che non ci sia nulla che non vada. Diventano così: ladri, banditi, truffatori di sogni e di speranze. Il sistema governato da uomini incapaci, da personaggi che chiudono nei cassetti le denunce dei calciatori e poi le rispolverano mesi dopo solo quando la Giustizia ordinaria scoperchia il vaso di Pandora. Tutti sapevano del pantagruelico mare di letame che stava per investire il calcio, un virus così ben articolato e così strutturato che ha indotto il Procuratore della Repubblica De Martino ad affermare che l’unico modo per uscirne sarebbe quello di pensare ad un’amnistia generalizzata. Tutti sapevano, tranne chi avrebbe dovuto sapere, tranne chi avrebbe dovuto prevenire che accadimenti del genere continuassero nel mondo del calcio. Continuassero si, perché dal 1980 non è cambiato nulla, anzi è tutto peggiorato, anni e anni di chiacchiere da bar, (vox populi, vox dei): “tanto lo sappiamo tutti che a fine campionato le squadre si accordano”. Ecco tutti lo sapevano tranne la Procura Federale che era troppo presa a cercare cassetti dove occultare denunce, tranne il presidente federale che stizzito ha più volte affermato che: “non bisogna generalizzare”, “sono solo poche mele marce”, “il calcio ha gli anticorpi per reagire”. Ma quali anticorpi: il calcio è un cane pieno di zecche che ne succhiano il sangue. Fare presto e fare bene, sempre il “non legato alle logiche della poltrona” ha sparato proclami di questo genere. Fare presto è impensabile visto che arrivano a getto continuo incartamenti da Cremona e Bari e anche da Napoli. Fare bene è impensabile visto che si rischia di iniziare campionati con squadre penalizzate e altre che per gli stessi reati dovranno essere ancora giudicate. Questi demagoghi, incapaci, dirigenti sportivi avrebbero il dovere di tutelare il mondo del calcio, ma loro preferiscono pensare alle loro poltrone, e a mettere gente funzionale al sistema nei punti cardine. Come il direttore generale della FIGC Antonello Valentini (di lui parleremo molto diffusamente più avanti) che in un’intercettazione telefonica del 2006, quando era ancora “solo” il Responsabile della Comunicazione della FIGC, con Luciano Moggi, affermava che “dobbiamo mettere in certi posti delle persone intelligenti, ma intelligenti veramente che abbiano il senso della misura e capiscono i problemi, non che fanno gli spadaccini i d’Artagnan dei miei coglioni, che se no ci facciamo male da soli… bisogna mettere della gente funzionale al progetto, al sistema”. Ringraziamo per la collaborazione Professione Calcio
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