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Informazione e giustizia sportiva: una problema di cultura


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di P. CicconofriSe per la Gazzetta dello Sport il calcio scommesse - tra dichiarazioni di quasi pentiti e sostegno ai pentiti “credibili” - non ha più segreti, per chi segue l’evolversi dei processi e il solito giustizialismo della Federazione, la situazione è tutt’altro che rosea…Una riforma della giustizia sportiva, con meno potere discrezionale per gli organi politico-giudicanti e un maggiore rispetto delle norme a garanzia delle difese, non solo è necessaria ma una priorità. Un Presidente Federale credibile non può dichiararsi “incompetente” se questo significa assumere una posizione scomoda verso qualche amico. Ad un Presidente Federale non può essere permesso di sfuggire ai suoi doveri – come nel caso della radiazione per gli imputati di calciopoli – cambiando in corsa regolamenti con norme ad hoc.Un pentito reo-confesso di combine, non può subire una squalifica minore di chi lui stesso ha accusato senza la necessità di dover provare l’eventuale colpevolezza. Tra l’altro, rimanendo credibile anche dopo aver cambiato più volte versione…I tesserati non possono essere oggetto di tiro al bersaglio da parte di presunti pentiti che oltre alle chiacchiere non sono in grado di portare alcunché a sostegno delle loro accuse. I media come la Gazzetta, che incentrano il loro lavoro nel condizionamento dei lettori indirizzandoli verso la verità di comodo, non hanno interesse a condurre un’inchiesta seria che evidenzi queste anomalie, atta a sensibilizzare i lettori/tifosi sul fatto che non è più possibile appoggiare ed affidarsi ad organi sportivi che emettono sentenze in spregio al rispetto dei più elementari diritti alla difesa. Se una società rischia di essere cancellata dalla storia perché qualcuno avrebbe sentito da qualcun altro che forse tizio si è macchiato di qualche illecito; quello che dovrebbe essere evidenziato è che, in un paese civile, senza ulteriori prove, le chiacchiere non dovrebbero nemmeno essere oggetto di indagine. Invece non solo enfatizzano le ricostruzioni delle presunte vittime/pentiti come fossero oro colato, ma cercano chi, con altre chiacchiere, può sostenere il sentito dire dell’altro…. In questo modo oltre ad appoggiare una linea editoriale censurabile, si rendono protagonisti delle condanne. E ne vanno fieri.Questo comporta che chi potrebbe, grazie al bacino di lettori che abbraccia, essere fautori di una crescita della cultura sportiva, finisce per far proliferare i fautori della politica del sospetto. Quelli che - per intenderci - troveranno sempre modo di giustificare una sconfitta insultando l’avversario di turno e quelli che, vogliosi di mettersi in mostra, troveranno chi è disposto ad infangare l’immagine di un amico, di un conoscente, di una società, pur di avere per qualche tempo gli onori della cronaca. Onori che il campo ha riservato ai più meritevoli.Il discorso diventa ancora più ampio quando, non solo si usa lo spazio e la possibilità di arrivare ad un numero maggiore di lettori per appoggiare un qualche teorema accusatorio, ma quando per arrivare al risultato desiderato vengono omesse informazioni in modo subdolo e strumentale. Il problema - perché questo è anche un problema di cultura - deve essere affrontato. Se la Federazione non è in grado, come ha ampiamente dimostrato, di garantire giustizia, deve esserle vietato di fare politica attraverso gli organi interni di giustizia sportiva, dove l’autonomia finisce per essere il paravento per mantenere quei privilegi tanti cari ai poltronati…Se i media non sono in grado di fare giornalismo, basta non permettergli di conoscere informazioni riservate che poi strumentalizzano, affrontando seriamente il fenomeno delle “talpe” nelle procure. Chi viene colpito dalle strumentalizzazioni, quelle vere, dovrebbe iniziare a denunciare e chiedere la rettifica di quelle informazioni diffuse volutamente distorte.Se nessuno prende mai posizione, né sul discorso mediatico, né per evidenziare le lacune della giustizia sportiva, oltre a dare più potere a chi ne approfitta, dimostra di condividere questo linciaggio fatto passare per giustizia, finendo per essere complice del fallimento dello sport, sia nella sua idea di “sfida” sia nella sua idea di cultura. Pubblicato sul giornale nr 26 di :
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