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Verratti. Gli affari sono affari e gli amici?


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F. FilippinFase calda del calciomercato: tutti ormai sono alle prese con le frenetiche trattative per portarsi a casa l'occasione low cost, neanche fossimo davanti alla porta di un outlet all'apertura dei saldi.Pochi i nomi davvero capaci di stimolare la vorace fantasia dei tifosi, con i vicecampioni che vivacchiano con i parametri zero, cercando di spacciare, come previsto, la mancata cessione (per quest'anno, poi ne riparleremo) di Thiago Silva al PSG come nuovo acquisto, o con i dirimpettai milanesi che sostituiscono Julio Cesar e Lucio con Handanovic e Silvestre, guadagnandosi i titoloni dei soliti giornali.Solo una squadra, guarda caso, riempie davvero le pagine con trattative reali e con ufficializzazioni.Ma non mi interessa, oggi, parlare dell'acquisto del sempre più fantomatico top player, quanto di tutte quelle trattative minori in cui è impegnatissimo il nostro Marotta.Gabbiadini, El Kaddouri, Leali (già preso), Verratti rappresentano la risposta a chi, nei vertici della Federazione, continua a sostenere come non ci siano società, in Italia, capaci di “programmare”.Non sappiamo ovviamente quanti di questi nomi entreranno a far parte della famiglia bianconera, ma già il fatto di puntare su di loro, anziché su qualche trentenne in scadenza, ci pare un segnale ampiamente positivo.L'ultimo nome, però, mi sta lasciando, in queste ore, un certo sapore amaro in bocca.E' noto come la Juventus sia stata la prima società ad interessarsi al ragazzo,, ben prima della sua assurda preconvocazione agli Europei, che in tempi diversi avrebbe fatto gridare allo scandalo, ipotizzando un qualche strano complotto per arricchire procuratori e società.E' altresì nota la sua preferenza per i nostri colori, di cui è tifosissimo e di cui ammira soprattutto quello che potrebbe (o avrebbe potuto) essere il suo maestro in campo.Sembra, invece, che quella che fino a poco tempo fa pareva essere una trattativa dal finale scontato, avrà un epilogo diverso.Nulla di cui scandalizzarsi, per carità, è il gioco del calciomercato, in cui all'ultimo può saltare fuori il rilancio decisivo. Una cosa, però, ci sembra strana: il repentino cambio di posizione dei vertici del Pescara, che fino a qualche giorno fa dichiaravano apertamente che non si sarebbero nemmeno seduti al tavolo con potenziali acquirenti che non fossero disposti a lasciare il regista almeno un altro anno in Abruzzo.Ognuno fa i propri affari come crede: c'è chi investe su un giovane prelevandone la comproprietà per un tozzo di pane, per poi rivenderla per 11 milioni dopo due anni, chi, invece, sentendo il profumo dei soldi, preferisce rompere gli indugi e sbattere la porta in faccia a chi si era mosso per tempo e sembrava essere pronto a venire incontro a tutte le esigenze del venditore.Mai vorremmo che il presidente di qualche squadra di A o B, riferendosi a noi, dicesse che perderà al 95% o che sarebbe disposto a cederci qualche giocatore pur rimettendoci, visti i “rapporti umani” (queste cose le lasciamo volentieri ad altri), ma ci chiediamo come mai, sempre più spesso, società cui prestiamo o cediamo a prezzo di favore giocatori che si rivelano decisivi (il Pescara è un caso esemplare), non dimostrino una qualche “riconoscenza” quando si tratta di fare affari.Riconoscenza fa, infatti, rima con lungimiranza (non proprio, ma concedetemi la licenza poetica): ci aspettiamo, ora, che il nostro AD, che in questi due anni ha avuto occasione di intrecciare rapporti con tutte le società grandi e piccole, avendo un piccolo patrimonio di giovani giocatori pronti per essere mandati a fare esperienza, valuti con attenzione chi, tra queste, si sia meritato un rapporto preferenziale e chi, invece, questo rapporto se lo sia “giocato”. Non vorremmo, infatti, trovarci tra dodici mesi, come sempre più stesso sta capitando, a dovere lottare per riavere giocatori già nostri o a farci prendere per il collo per qualche ragazzo di belle speranze, ancora tutte da dimostrare.http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2362