juveland

Del Piero-Giappone e un'attesa lunga 16 anni


© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
Il toto-destinazione di Alessandro Del Piero continua senza sosta e dopo Stati Uniti, Spagna, Inghilterra, Brasile e persino Thailandia l'ultima suggestione è quella giapponese. D'altronde lui, Alex, nel Paese è un idolo assoluto, precisamente dal 1996. Si giocava la Coppa Intercontinentale e la Juventus campione d'Europa in carica, sfidava il River Plate. Fino a quel giorno i giapponesi amavano solo il Milan, avendo negli occhi le gesta di Gullit, van Basten e Rijkaard, le chiusure di Baresi e le volate di Paolo Maldini, ammirate fra il 1989 e il 1990. Non c'era il professionismo e allora solo quell'evento che metteva a confronto i giganti d'Europa e Sudamerica era l'occasione per regalare ai giapponesi del vero calcio, prima dell'invasione dei mezzi di comunicazione. Quella sera di dicembre del 1996 il giovane Del Piero arpiona una sponda di testa da azione di corner, si gira e fa gol. E l'Intercontinentale viene sollevata sotto il cielo di Tokyo. È da allora che la J-League sogna le sue prodezze, sperando che si avveri un sogno che, invece, non si è potuto realizzare con Roberto Baggio, il calciatore italiano più amato in assoluto da quella parti.In pochi finora hanno tentato un'avventura così affascinante, l'ultimo è Alberto Zaccheroni che, lingua a parte, sembra essersi integrato alla grande ed è già nel cuore dei tifosi. Prima di lui pochi calciatori, ma in compenso molto buoni.In principio fu Totò-San, al secolo Salvatore Schillaci da Palermo, l'uomo di Italia '90. E' il 1994 e l'allora attaccante dell'Inter non aspetta la fine del campionato italiano e prende il volo per Iwata, città nota per la Yamaha. Lui segna a raffica, 56 reti in 78 partite e si porta a casa un titolo di capocannoniere. Due anni ricchi di soddisfazioni, economiche e sportive. A seguirlo Daniele Massaro, che sceglie lo Shimizu S-Pulse e nemmeno lui tradisce le attese: 20 presenze, 10 reti e ritorno a casa non prima di essere diventato il beniamino dei tifosi. L'ultimo a scegliere l'estremo oriente è stato Giuseppe Zappella, che al contrario degli illustri predecessori non sceglie il Giappone all'imbrunire della carriera, bensì nel fiore della maturità, a 25 anni. Diventa difensore titolare dell'Urawa Red Diamonds e si toglie la soddisfazione di segnare anche 4 reti. Anni di grazia 1998/99. Da allora un buco storico coinciso con un campionato che non aveva più necessità di essere lanciato da giocatori a fine della carriera e da un contenimento di costi che anche da quelle parti viene preso in considerazione. Almeno fino a quando Del Piero ha deciso di lasciare il calcio italiano. Riabbracciarlo, stavolta per un campionato intero e non solo per una notte, non avrebbe prezzo.