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Conte: Basta un poco di zucchero…


... e il patteggiamento va giù.L’allenatore che ha cambiato il volto di una squadra massacrata da calciopoli e ridotta sul piano agonistico a un pallone che si sgonfiava dopo ogni Natale e sul piano fisico al reparto ortopedico delle Molinette. L’uomo che ha avuto il coraggio di comunicare direttamente al compagno di merende di Meani qual è la mela marcia del calcio italiano.Ex capitano di una Juventus prodigiosa, bianconero dal 1991 agli albori di calciopoli (2004), ex allenatore di Siena, Arezzo, Bari, Atalanta e di nuovo Siena.Nel giorno del suo 43° compleanno avrebbe avuto diritto di festeggiare, sebbene con la testa rivolta alla finale di Supercoppa Italiana cinese che segna la fine della vecchia stagione e inaugura l’inizio della nuova. Con la Juventus ai nastri di partenza di un campionato che solo lei potrebbe perdere e di una CL ritrovata per fare da termometro alle ambizioni di una squadra e di una società proiettate nel futuro grazie agli ottimi risultati raggiunti. Non ultimo lo stadio di proprietà, mosca bianca nell’italico panorama.Invece Conte è al bivio. Come nel 2006 c’è un peccato veniale da scontare. Un peccato lo hai commesso oppure no. Sei colpevole o innocente. Chi pensasse che le analogie con calciopoli e il 2006 sono fuori luogo, sbaglierebbe. Anche stavolta l’accusa si fonda su un castello di sabbia. Non un pugno di telefonate accuratamente selezionate, ma la testimonianza di un pentito smentita da decine di testimoni che più o meno come l’ex assistente Coppola dinanzi ai magnifici 12, si sono sentiti rispondere che se non è contro la Juve non interessa.Non risulta che Conte abbia percepito denaro per condizionare il risultato di qualche incontro, che è il succo di scommessopoli, ma la Giustizia Sportiva ha già scritto la sua sentenza. E avvocati, giornalisti e torme di tifosi sarebbero dell’avviso di adottare il metodo Mary Poppins.Come ci ha ricordato in forma di musical la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra, “basta un poco di zucchero e la pillola va giù”. La medicina amara di nome patteggiamento. Il salvacondotto per la stagione che sta per iniziare. L’escamotage consentito dal diritto per limitare i danni.Certe cose si fanno nello sport? L’ha detto anche Buffon che due feriti sono meglio di un morto. Per conto mio, se Conte avesse strizzato l’occhio a un risultato di convenienza, ammesso che lo fosse, non sono così moralista da segnarmelo al dito. Che di biscotti celebri è piena la storia, ne sanno qualcosa Cragnotti e Moratti. E di machiavellico in questa vicenda mi pare ci sia ben altro. E’ se non lo avesse fatto che mi sentirei tradita. Perché si piegherebbe al ricatto perpetrato da chi continua a giocare tra le maglie del codice spacciando questa pratica per esercizio della giustizia. Ho letto molte opinioni in questi giorni. Senza sognarmi di dare o togliere la patente di juventinità a chi pensa che il fine giustifichi i mezzi. La mia è quella del tifoso medio, mediamente istruito, follemente innamorato della Juventus.Che non capisce e non giustifica i cavilli degli azzeccagarbugli. Che cos’altro potrei fare avendo quei colori nel dna? Semplifico e riduco tutto al bianco e al nero.In principio fu John, mentre imperversava la calciopoli mediatica, a dire che si sentiva vicino alla squadra e all’allenatore. E tanti saluti alla Triade. Tirò la volata a Zaccone, che per paura della serie C, si accollò supplichevole la B con una “congrua” penalizzazione. Due anni dopo si celebrò il procedimento della giustizia sportiva per il filone delle SIM svizzere e Grande Stevens in persona sentì l’esigenza di un patteggiamento che mettesse la Juventus al riparo da ulteriori coinvolgimenti. Anche allora i trecentomila euro versati al settore giovanile dello sport furono spacciati non per un’ammissione di colpa, ma per un atto magnanimo. Con un mese scarso di anticipo Luca De Meo, responsabile del Brand & Commercial del Gruppo FIAT, aveva candidamente ammesso che una Juve umiliata era tanto simpatica da far vendere più automobili. La storia continua con l’arringa difensiva di Vitiello al processo di Napoli, che sconfessando Moggi in qualità di referente della società lo riduceva a “preservativo Meani”, salvando la Juventus dal pericolo di una richiesta di risarcimento danni.L’ultima puntata vede Conte ancora alla sbarra di un’etica vilipesa e offesa in tutti i modi da Palazzi e dalla FIGC, che dopo aver occultato le prove della colpevolezza di altri e aver atteso per loro che scadessero i tempi della prescrizione, si sono dichiarati incompetenti. Gli stessi che hanno servito il bastone a una Juve eticamente compromessa dalle telefonate di Moggi e riservato la carota a chi aveva truccato i passaporti e i bilanci iscrivendosi lo stesso ai campionati. Gli stessi che non perdono tempo e non socchiudono occhi quando c’è da sparare a zero sulla Juventus.Se bastasse un po’ di zucchero per mandare giù questa medicina, non saremmo stati qui in questi anni. Se riuscissimo a farlo adesso, non avrebbe avuto un senso esserci stati. http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2401