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A prova di bomba?


Twitter: @DavideTerruzzi© foto di Federico De Luca
Accanimento, caccia alla streghe, inquisizione. La decisione della Procura Federale guidata da Stefano Palazzi di impugnare la sentenza di proscioglimento nei confronti di Bonucci e Pepe (non dimentichiamo anche gli altri tesserati tirati in ballo da Masiello), sta facendo molto discutere e solleva un vespaio di critiche. Prima di passare alla letture delle carte, evidenziamo quanto accaduto nel corso del processo di primo grado. Durante l'arringa di Chiappero, Palazzi chiede una sospensione, fatto insolito, proponendo al legale di patteggiare la posizione di Bonucci derubricando il reato da illecito sportivo a omessa denuncia con un passaggio della squalifica da 3 anni e 5 mesi a soli 3 mesi. E' evidente un segnale di chi ha capito che le cose si stanno mettendo male per lui e cerca, in zona Cesarini, di salvare capra e cavoli salvaguardando il proprio lavoro e il castello accusatorio messo in piedi. Addentriamoci ora nella lettura delle carte contenute nella sentenza della Disciplinare.Questa è l'accusa di Andrea Masiello:"Durante la settimana che precedeva la partita, sempre ho visto De Tullio (operatore nel settore delle scommesse con concessionaria “Intralot”), in un’altra occasione, una delle tante in cui andavo a mangiare al suo locale a Poggiofranco, sondava il terreno per poter cercare di coinvolgere altri miei compagni, oltre a me, a cercare di portare a fine una partita con tanti gol. Lui mi disse se ero disponibile a contattare dei miei compagni del momento, io riferii a Belmonte, Salvatore Masiello, Bonucci, Parisi e Belmonte che Nico De Tullio era interessato a portare, a scommettere, a portare la partita in porto con tanti goal. Io gli riferii questa idea di De Tullio e loro erano intenzionati a portarla avanti. Fatto sta che, si, la partita si disputò, fini 3 a 3. A fine partita, al mio ritorno da Udine, la settimana seguente andai da De Tullio accompagnato da Iacovelli, il quale ci consegnò 8 mila euro, e disse che aveva fatto una scommessa ridicola e, appunto, che aveva guadagnato pochissimo rispetto a quello che voleva guadagnare, Ci dette 8 mila euro, ed io di questi 8 mila euro ne diedi due a Iacovelli, e 6 me li presi io. Ah! Poi, quando eravamo in albergo a Udine, Salvatore Masiello contattò Pepe e gli fece l’esempio della Ferrari, se voleva acquistare la Ferrari. Al momento che staccò la conversazione ci disse a noi che non era interessato, però alla fine la partita finì con tanti goal. Io non so poi se i miei compagni hanno percepito i soldi da De Tullio o no…” Dichiarazioni del 24 febbraio 2012 durante l'interrogatorio di fronte al pm di Bari. Gli stessi inquirenti domandano quando abbia contattato i compagni coinvolti nella combine: “Nello spogliatoio sicuro, li presi da parte, non davanti a tutti”. Peccato, come sanno ormai anche i muri, che Bonucci non fosse presente a Bari quella settimana perché impegnato con la Nazionale in uno stage preparatorio ai Mondiali. Masiello si rende conto di aver detto una castroneria e corregge due volte il tiro: la prima davanti al gip quando afferra che l'incontro con Bonucci è avvenuto dopo il ritorno di quest'ultimo dalla Nazionale, poi il 10 luglio davanti a Palazzi e ai suoi uomini sostiene: “Ricordo perfettamente che Bonucci non era presente nel corso della settimana, ma ci raggiunse in ritiro e, proprio in quella circostanza, gliene parlai ricevendo anche da costui la personale disponibilità alla combine; precisamente il colloquio avvenne durante il viaggio in pullman della squadra dall’aeroporto all’albergo in Udine; ricordo che eravamo tutti seduti vicino, al centro del pullman, e ci confermammo reciprocamente la disponibilità a concludere la gara con un pareggio con un over". Attenzione: Masiello cambia posizione dopo aver letto sui giornali quanto sostenuto da Bonucci. Si accorge dell'errore e dà un'altra versione affermando che l'accordo è stato raggiunto in pullman, ricostruzione smentita da tutti.Così interviene la Disciplinare: Ovvio che le dichiarazioni di Andrea MASIELLO sul punto non appaiano credibili, non essendo univoche e certe; peraltro le stesse sono state puntualmente smentite da tutti i diretti interessati e non hanno trovato alcun riscontro oggettivo. E quanto sopra vale per BONUCCI così come per BELMONTE e Salvatore MASIELLO, accusati solamente dalle dichiarazioni di Andrea MASIELLO e anche loro coinvolti nel confuso e contraddittorio racconto in ordine all’evento in questione; nei loro confronti le dichiarazioni rilasciate da Andrea MASIELLO presentano contraddizioni sin troppo evidenti. Appare obiettivamente poco credibile, se non inverosimile, che i presunti sodali di Andrea MASIELLO, dopo avere aderito alla proposta combine e dopo avere ottenuto sul campo quel pareggio che sarebbe stato predeterminato a tavolino, non si siano interessati in nessun modo alla presunta vincita, ad esempio chiedendo al loro interlocutore notizie in ordine alla quantificazione della stessa, né tanto meno si siano curati di passare all’incasso." Insomma, fanno 3 a 3 e non vanno a ritirare la loro parte sulla vincita? Lo hanno fatto così, per la gloria e per divertimento? Per provare l'emozione di un risultato pirotecnico ricco di gol? A ulteriore prova, ecco quanto dichiarato da De Tullio davanti ai pm di Bari "Hanno mai ricevuto la loro parte?“No. Quella se l’è inventata lui, quella partita, quella partita se l’è inventata lui di nuovo”Si passa poi alla telefonata tra Pepe e Salvatore Masiello. Anche qua, Andrea Masiello fa confusione. Davanti ai pm di Cremona il 15 marzo afferma: S. Masiello telefona a Pepe “chiedendogli se voleva acquistare una Ferrari". Attenzione, alla parola acquistare. Perché? Leggete quanto afferma Andrea Masiello il 10 luglio davanti alla Procura: “ricordo che dopo i saluti di rito gli chiese se voleva vendere una Ferrari”. Ecco, confusione tra acquistare e vendere che per la Disciplinare è ulteriore prova della non credibilità di Andrea Masiello alla luce di quanto messo in luce in precedenza. La pistola fumante è però la telefonata: non esiste nessuna prova che sia avvenuta, ma secondo la Disciplinare non è provato che la parola Ferrari sia un termine cifrato per intendere la partita.Insomma, alla luce di tutto questo, appare decisamente chiaro come le motivazioni della Disciplinare siano molto chiare, dure, nette e decise. Ai limiti dell'impossibile convincere i giudici a cancellare quanto fatto dai loro colleghi. Galdi della Gazzetta parla di "memoria a prova di bomba", a noi, e non solo a noi, a prova di scasso sembra l'innocenza di Bonucci e Pepe.