juveland

Antonio e Gennarino


Da diversi giorni ricorre nella mia mente un accostamento tra due personaggi, uno della cinematografia e uno del calcio. Due personaggi dal carattere forte, in grado di sopportare sì, ma di reagire e ribellarsi con decisione alle rispettive situazioni. Uno di questi, lo avrete capito, è Antonio Conte, l'altro è Gennarino Carunchio.Travolta dal solito destino d'agosto l'Italia necessiterebbe di un ritiro purificatore lontano da sé stessa. Un soggiorno obbligato dove i due estremi dei sentimenti collettivi si possono scontrare per cambiare reciprocamente. È la storia di uno dei più bei film italiani di sempre. Gennarino Carunchio e Raffaella Pavoni Lanzetti, i due estremi che si urtano, si scontrano e alla fine si incontrano. E pazienza se per arrivare allo scopo Gennarino deve tirare qualche sberla (più d'una) a donna Raffaella.Antonio e Gennarino sono entrambi lo specchio delle ingiustizie che questo paese è in grado di generare e allo stesso tempo incarnano la ribellione al sopruso. Gennarino riesce a ristabilire una limitata equità sociale con la forza bruta delle mani, eppure quello è il modo di farsi amare e rispettare da donna Raffaella (l'incarnazione dell'Italia ingiusta).Le sberle del film sono metafore, le parole della conferenza stampa di Conte sono le sberle con le quali mediaticamente si ribella all'ingiustizia di una giustizia sportiva barbara e tribale. E anche se c'è chi è sempre pronto a condannare secondo il proprio comodo («Basta attacchi alla giustizia sportiva», Petrucci), la verità è che forse l'Italia avrebbe bisogno di persone così, capaci di non piegarsi alle ingiustizie, persone capaci di dire e fare anche qualcosa di forte per il paese. Uomini come Gennarino, Uomini come Antonio Conte. http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2459