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Mughini a tutto Zeman


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di G. FioritoMughini è l’eroe del tifo bianconero. Per quella frase che per sempre ha bollato nella memoria comune un certo tipo di pensiero e di faziosità antijuventina come un semplice conduttore di liquido seminale, senza concedergli il beneficio di essere contenitore di materia grigia.Giampiero Mughini è anche il campione indiscusso, il portabandiera dei sostenitori del “ne uccide più la penna che la spada”, ai quali umilmente mi ispiro.In tal guisa e in grande spolvero si è preso su Libero il lusso e il gusto di celebrare a suo modo Zdeněk Zeman, facendolo assurgere alla dignità di personaggio letterario. E così è, poiché a mio giudizio il neo allenatore giallorosso ci ha messo tanto del suo, chissà quanto inconsciamente, per diventare personaggio. La sigaretta sempre accesa, l’accento perennemente straniero, il vizio sottolineato anche da Mughini di essere insieme boemo e bohémien ne hanno fatto un genio più moralizzatore che allenatore, con la storia del calcio scritta sulla faccia, una storia di sconfitte quasi rivendicata, “tenace” com’è “nelle sue virtù e nei suoi errori”. A parte che a essere personaggio ci si guadagna sui rotocalchi e in televisione, ma ci si perde nell’essere persona, Mughini riesce a dare l’affondo come una lama nel burro quando con candore afferma che Zeman altro non è che “un perdente di lusso” a metà tra “un grande allenatore” e “un impareggiabile cabarettista”. E dato che il pezzo su Libero sembra nato da un rimbrotto arrivato nientemeno che da De Gregori per quella che gli deve essere sembrata una definizione irriverente, suggerirei al mio cantautore preferito di ascoltare, per credere, la deposizione di Zeman al processo di Napoli. Rivolgendo a lui e a Claudio Baglioni, altro romano e romanista, la mia preghiera accorata di non inoltrarsi all’oscuro in un campo minato. Scomparso Dalla, caduto anche Baudo, di miti mi siete rimasti soltanto voi due. Perciò zitti e buoni se non avete letto le carte, come Xavier Jacobelli ha sagacemente suggerito a Baudo dopo l’infelice uscita al processo di Biscardi . Anche perché, se le cose non le sapete, cosa andate a fare gli opinionisti? Su che cosa accampate opinioni? Forse sul comune sentimento popolare? Ho conosciuto il presentatore di persona e so che non gli difettano né cultura né intelligenza, ma viene il momento di farsi bastare una dozzina di “Domenica in” e altrettanti “Sanremo”, senza scadere al bar dello sport.Essendo siciliana come Pippo e nata a Catania come Giampiero, non dovrei mettere becco in queste faccende che geograficamente mi toccano da vicino. Tanto più che lo dice anche Mughini che sarebbe noioso dividere il mondo tra bianchi e neri. Se infatti non di rado ricevo accuse di fondamentalismo riguardo alla mia juventinità, rischio stavolta di passare per manichea. Ma che ci posso fare se lo stesso Mughini afferma che “il mondo del calcio sarebbe infinitamente più povero e più banale non ci fosse uno come Zeman”? Mi pare che sarebbe come dire che se non ci fosse il male nemmeno ci renderemmo conto che il bene esiste. Secondo Giampiero “il teatro e la letteratura sono una cosa, la fogna un’altra” . A Zeman può essere consentito di contare a suo modo gli scudetti della Juventus, inventandosi un personaggio per tirare a campare, un po’ come Totò nell’adattamento cinematografico di “La patente” di Pirandello, che a tutti i costi vuole essere iettatore per lucrarci sopra. Al vicedirettore di una testata nazionale non si può invece permettere di fingersi un giornalista. “Il fatto”, caro Travaglio, è che lei che si vergogna tanto di essere juventino, poi fa lo svergognato e continua a ripetere che il processo per doping contro la Juve finì in prescrizione, quando sa benissimo che in terzo grado era rimasta solo l’accusa di abuso di farmaci leciti. De Gregori, Baudo e gli altri ignari lettori dovrebbero esserne messi al corrente, così come del fatto che lo scudetto 2000/2001 andò alla Roma perché all’ultimo minuto la FIGC cambiò le regole e stabilì che chi aveva giocato con più extracomunitari di quanto non fosse consentito all’inizio del campionato poteva considerare a tavolino utili i risultati conseguiti. E giacché ci siamo, perché non informarli anche che il presidente della Federazione era giusto per quell’anno l’ex vicepresidente della Roma, tal Petrucci, che guarda caso oggi fa il presidente del CONI?Se a Zeman e Travaglio stesse davvero a cuore combattere il malessere del calcio, perché non fare proprie tutte le battaglie? Perché prendersela solo con i muscoli di Del Piero e Vialli? Fu soltanto la Juve a subire un processo per doping, ma non li ho mai sentiti commentare il libro del fratello di Sandro Mazzola, la cui casa editrice Bradipolibri di Torino, querelata dall’Inter, ha vinto la causa. E come mai il boemo si ritrova ad allenare agli ordini dell’uomo del ribaltone, lo stesso Baldini che presentava a Oriali gentiluomini in grado di procurare passaporti falsi?Qualcosa non torna. E allora crepi il lupo, come dice maliziosamente Mughini. “Vinca la Juve o vinca il migliore? Sono fortunato, spesso le due cose coincidono” . Gianni Agnellihttp://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2470