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San Paolo: le ‘alluvioni preventive’ e i ‘funghi assassini’


F. FilippinNegli ultimi anni i tifosi juventini sono stati abituati a vedere la squadra giocare in tutte le condizioni climatiche e ambientali possibili ed immaginabili, dalla famigerata piscina di Perugia, alla pista di pattinaggio di Poznan, alla spiaggia di Bari, al punto che la tenuta standard da trasferta comprende, ormai, anche accessori quali pinne, giacconi polari e infradito.In tutte le occasioni, possiamo dirlo a ragione e senza timore di essere smentiti, ci siamo sentiti penalizzati, vuoi dal punto di vista tecnico (trattandosi di partite importanti in cui serviva a tutti i costi una vittoria), vuoi dal punto di vista fisico, essendo tornati a casa con ossa, muscoli e ginocchia rotti.Pur con queste premesse, abbiamo assistito con sdegno, qualche giorno fa, a quanto accaduto al San Paolo , dove si è giocato su uno dei campi più indegni degli ultimi anni.Non che sia la prima volta che una cosa simile accade, per carità, essendo la lista dei terreni italiani al limite della praticabilità lunga al punto da attraversare tutta la penisola, da nord a sud, ma, di solito, si può trovare giustificazione (a volte vera e propria scusa) nel rigido clima invernale o nell'impossibilità di una corretta e completa manutenzione, a causa del susseguirsi degli impegni e della vicinanza delle partite.Domenica, invece, era la prima gara casalinga del Napoli e, francamente, la storia del repentino “fungo” assassino, che si annidava subdolo nella zona panchine, non è che convinca poi tanto, se è vero che basterà una nuova semina per risolvere tutto in meno di un mese, come ci è stato detto.Evidentemente non si era trovato il tempo (presi da mille impegni e da mille polemiche) per fare due semplici passi sul campo, agendo, magari, con un po' di anticipo (dall'”alto” dell'esperienza maturata con il mio pratino, mi risulta esistano prodotti specifici per questi cose).Approfondendo la notizia, leggiamo qua e là che pochi giorni prima, per cercare di ovviare al problema, con un ritardo tale da rendere impossibile qualsiasi soluzione concreta, era stato contattato anche l'agronomo della FIGC.Incomprensibile, a questo punto, il mancato intervento di questa, ben informata sullo stato delle cose, ad evitare che venisse falsata l'ennesima partita di serie A (non ci interessa chi sia stato effettivamente il più danneggiato) o che venisse messa a repentaglio, ancora una volta, l'incolumità dei giocatori.Sorridiamo a ripensare a quanto accaduto pochi mesi fa prima, in occasione di quel Napoli – Juventus di campionato rinviato a seguito del famigerato acquazzone, prima annunciato e poi “puntualmente” non arrivato. Non vale certo a lenire il disappunto la considerazione che la decisione allora fu formalmente presa dalle autorità cittadine per evitare pericoli per l'ordine pubblico: ricordiamo bene, infatti, i servizi televisivi che vennero trasmessi nella mattina dallo stadio, per far trasparire una inesistenza impraticabilità del campo, e la partecipazione dei dirigenti del Napoli alla riunione in cui si decise il rinvio (che rimane inspiegata, alla luce del semplice fatto che alla società non è certo demandata la tutela dell'incolumità pubblica al di fuori dello stadio), così come ricordiamo bene le immagini trasmesse nel pomeriggio, a decisione già presa, in cui si poteva vedere il terreno in condizioni pressoché ideali, sotto uno splendido sole.Altro che Napoli – Fiorentina e le sue dune...Ovviamente in Federazione e in Lega tutto tace, come se l'immagine ormai disastrata del calcio italiano non meritasse neppure una parola in merito , in preda ad una ormai irreversibile rassegnazione.Il Napoli, poi, è una società modello e non vorremo mica disturbarla con qualche critica o muovendole qualche appunto? Non ci stupiamo più di nulla, pronti a goderci il prossimo campionato (il più bello del mondo, così si diceva un tempo) tra nuovi stadi (“prefabbricati” e neppure finiti, naturalmente) e vecchi campi di patate.http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2482