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Cipriani conferma la forchetta delle responsabilità


di G. FioritoAncora conferme dal processo Telecom di Milano riguardo al coinvolgimento dei vertici dell’Inter nell’affare dei dossieraggi illegali. Anche Cipriani, rispondendo al controinterrogatorio degli avvocati della difesa, presente Luciano Moggi, ha testimoniato l’attività di intelligence privata ai danni della GEA. La dichiarazione fa eco a quella della signora Caterina Plateo, che in tal senso aveva già deposto lo scorso novembre, allungando la lista a diversi esponenti del mondo del calcio, tra i quali l’arbitro De Santis e Luciano Moggi. E si inserisce nel solco delle affermazioni di giugno di Tavaroli, che aveva indicato in Massimo Moratti il mandante degli spionaggi condotti in collaborazione con Facchetti. Correva il 2002 e i personaggi della spy-story si incontravano alla SARAS per incaricare la Polis d’Istinto del lavoro sporco, che nei primi mesi del 2003 avrebbe fatto la sua comparsa sui giornali.Ho un amico interista. Giorni fa si ragionava del declino del calcio italiano e delle responsabilità dell’inversione di rotta di società come Inter e Milan, che in passato hanno investito molto per vincere e oggi si ritrovano a tirare la cinghia. Non è stupido il mio amico. Attribuisce a Moggi gli innumerevoli insuccessi nerazzurri antecedenti il triplete, ma sa benissimo che tra le fila degli onesti per antonomasia è passata gente come Roberto Carlos, Pirlo, Cannavaro, Davids, Seedorf, liquidata spesso per essere sostituita da Carneadi senza storia. Gli ho chiesto chi fosse all’epoca di certe manovre societarie non solo di mercato il Direttore Sportivo della sua squadra del cuore e non ha saputo rispondermi. Ho avuto allora chiara la visione di come e perché calciopoli abbia avuto origine. Succede che il subconscio operi la selezione degli eventi personali rimuovendo le immagini dolorose. Quello che non dovrebbe accadere è che il fenomeno assuma dimensioni collettive. In poche parole, se è accettabile che Antonio rimuova dai suoi ricordi fatti e persone che fanno sì che la sua coscienza sia attanagliata dai rimorsi, non si può supinamente ammettere che organi preposti e funzionari pagati per far rispettare le regole del calcio e della vita civile facciano altrettanto.Il 5 maggio del 2002 si consumava una delle sconfitte più indicative della gestione Moratti. L’inter perdeva inesorabilmente con la Lazio, squadra amica e tifoseria gemellata a mo’ di biscotto, un campionato vinto, che inaspettatamente la Juventus agguantava per non aver trascurato di vincere la sua ultima partita di campionato con l’Udinese. Il presidente immacolato non se la prendeva con l’hombre vertical, del quale in seguito le cronache avrebbero narrato, e lui non l’avrebbe negato, il coinvolgimento nella combine di numerosi match che gli erano costati il rischio di finire orizzontal per mano dei boss delle scommesse. L’illibato Massimo non rifletteva sugli errori e le inutili spese folli della sua dirigenza tanto care a Carraro e a Matarrese. No. In un impeto visionario la sua coscienza operava un transfert e si rifugiava nel comodo attribuirne la colpa al sistema Moggi. Ne parlavano i media. Giornalisti dalla bella penna ne facevano letteratura, come nel caso di Crosetti, che alla GEA attribuiva il compito di braccio armato della Triade nell’esercizio del suo presunto strapotere. Tutte chiacchiere. Un processo ha sancito la caduta dell’accusa di associazione a delinquere, mentre la diffusione delle telefonate degli intercettatori ha restituito un’altra realtà, che casomai illustra in maniera più veritiera uno scontro di poteri o sistemi che dir si voglia dietro le quinte del palcoscenico erboso del calcio. In questo agone oggi è possibile analizzare come gli attori si attrezzavano per vincere. A sei anni di distanza da calciopoli, con il senno di poi e con la possibilità di inquadrare gli eventi su piani prospettici più aderenti ai vari protagonisti, la forchetta delle responsabilità si allarga a dismisura.Dai bracci della giustizia pendono in modo assai sbilenco due piatti. Su quello juventino, eliminate le responsabilità della società bianconera dalla sentenza di Napoli, rimangono 21 telefonate per un totale di 6 comportamenti antisportivi che sommati hanno dato luogo a 1 illecito strutturato (cioè finto) per una norma costruita ad hoc a posteriori. Più i contenuti sconosciuti delle sim svizzere, che oggi sembrano sempre più trovare giustificazione alle tesi difensive di Moggi, che abbiamo compreso perché fosse obbligato a difendersi da quello che comunemente si chiama spionaggio industriale e vale un reato. Sul piatto interista appare in bella mostra la somma di alcuni acronimi: TELECOM + SISMI + CNAG. Più alcuni accessori indispensabili come il silenzio di magistrati esaltati per la grande statura morale dimostrata in tangentopoli ma veramente piccolini riguardo all’affaire calciopoli e l’acquiescente incompetenza della FIGC. "Se non si collega la sentenza-Vieri, questa intervista a Tavaroli e l’intero paesaggio in cui si è sviluppato Calciopoli, vuol dire che si è in malafede. Invito dunque i lettori a verificare quanti (oltre al sottoscritto negli anni…) tra i media e i “mediani” dei media riporteranno le dichiarazioni di Tavaroli ma creando il nesso logico con lo scandalo che ha decapitato Moggi. E a proposito, del suicidio di Bove come mai nessuno parla più? Cliccate sul cognome… e soprattutto collegate, collegate, forse qualcosa si capirà". (Oliviero Beha)http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2527