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Calcio fermo alle promesse e buone intenzioni...


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E’ come se il tempo non passasse mai, siamo sempre fermi alle promesse e alle buone intenzioni, tranne poi scoprire, nei fatti, che nessun passo avanti è stato compiuto e che le buone intenzioni non sono altro che parole al vento.Fioccano interviste in tempo di elezioni ed è arrivato il turno di Albertini, vice presidente della Figc. In un’intervista concessa alla Gazzetta dello sport, il vicario di Abete definisce «scandaloso» il caso Verratti. Si sofferma sui problemi del calcio, più preoccupato ad assicurarsi sovvenzioni «a mo’di sussidio» che «non degli investimenti».. Poi spazio a un lungimirante progetto: le squadre B come in Spagna. «Perché da noi no? Dicono che toglierebbero posti. Ma il professionismo è meritocrazia: prenderebbero solo i posti che meritano. E con il progetto sportivo arriva anche quello economico: ti finanzi vendendo i giocatori».Un’ottima proposta se non fosse che in Italia il problema principale è quello della gestione ( e di chi gestisce) il carrozzone del calcio. Gestione affidata a chi si barcamena tra i doveri imposti dal ruolo e mille altri interessi in aperto contrasto con tutto quello che è meritocratico dove, per far girare la ruota, più che la competenza serve l’incompetenza al momento giusto. Il circolo è chiuso da anni, le riforme dovrebbero essere fatte da coloro che fino ad oggi hanno distorto le regole. D’altra parte chi rinuncerebbe volentieri a una gestione che da così tanto lustro? Il Coni – ad esempio - è un ente pubblico che gestisce oltre 400 milioni l’anno di fondi governativi (409 nel 2012, 448 nel 2011), più le sponsorizzazioni (un centinaio). Una gallina dalle uova d’oro che assicura denaro, prestigio e visibilità.E la realtà fallimentare, che prima ci ha declassato a livello internazionale, ora è ben visibile anche dentro le nostra mura: il crollo delle presenze allo stadio, anche in zone dove da sempre la passione ha resistito anche agli scarsi risultati sul campo, esprime il disappunto del tifo più di mille parole. Una dimostrazione che questa politica sportiva non ha premiato nemmeno il calcio giocato e la passione, allora perché riconfermarla?C’è un unico modo per ripartire: passare dalla teoria ai fatti. Le teorie che oggi ruotano intorno alla politica sportiva, quella con cui amano riempirsi la bocca di buoni propositi per poi bloccarsi dietro alla macchinosa via del compromesso, devono lasciare lo spazio alla concretezza.Il campionato va riformato? Bene, si inizi da subito, senza permettere che interessi di facciata procrastinano la decisione all’infinito. Servono manager competenti per snellire e velocizzare un arcaico modo di governare, non politici con il loro clientelismo.Inutile continuare a leggere delle mille sfaccettature relative alle legge sugli stadi. Chi ha avuto la volontà e la lungimiranza di voler costruire uno stadio, senza necessità di coprire le lacune di una gestione che non permette di investire sulle strutture, l’ha fatto e i risultati sono ben visibili (Juventus Stadium). Chi vuole continuare a crogiolarsi dietro questa fantomatica legge, comprendo l’intento di colonizzare intere aree senza dare priorità al progetto sportivo, può rimanere in attesa ancora per diversi anni. A chi conviene questo immobilismo? A chi è in attesa di accaparrarsi di capre e cavoli o al calcio? Istituzioni sportive serie, come dovrebbero essere la Figc e il Coni, devono vigilare affinché interessi privatistici non mettano in crisi lo sport o meglio, non dovrebbero approvare quei progetti utili solo per rinsaldare amicizie politiche sostenendo realtà in crisi attraverso l’abuso di potere di un sistema malleabile (scorretto) . Il fatto che Palazzi, il procuratore della Figc, sia stato appena riconfermato per altri quattro anni fa capire non c’è interesse a riformare la giustizia sportiva: si va avanti con le stesse persone, pur avendo le stesse mostrato la loro inadeguatezza. Negli anni sono stati invitati ad entrare nell’esclusivo circolo sportivo, imprenditori che potevano investire soldi, favorendo la loro ascesa con i più svariati compromessi (illeciti prescritti, inchieste mai aperte, amnistie varie, eliminazione a tavolino degli avversari più pericolosi…); bastava finanziare e tutto era perdonato e superato. Scelta sbagliata anche questa, perché non accompagnata da un vero progetto di crescita.E logico chiedersi a questo punto, senza ritornare a elencare situazioni note: sarà più forte la volontà di salvare il calcio o quella di salvare il proprio orticello con ogni mezzo? ”Ogni potere umano è composto di tempo e di pazienza” . (Honoré de Balzac, Eugènie Grandet, 1833)Pubblicato sul numero 37 di Professione calcio: :