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«Operazione Ladroni» e lo strano caso del pc di Tavaroli


Scandalo Telecom, per Cipriani controinterrogatorio delle difese nei confronti dell’ex investigatore privato al centro dell'inchiesta: «I dossier di livello 1 venivano informatizzati da Tavaroli e il dossier “Operazione Ladroni” era un dossier di livello 1». E il materiale sul pc potrebbe essere stato riciclato nelle indagini di Calciopoli...
TORINO. Emanuele Cipriani bis. Nell’aula bunker del carcere milanese di San Vittore è andato in scena il controinterrogatorio delle difese nei confronti dell’ex investigatore privato al centro dello scandalo Telecom. Era la sua “Polis d’Istinto” alla quale venivano commissionati i dossier illegali dal responsabile della sicurezza Telecom, Giuliano Tavaroli, e quindi anche quelli relativi al calcio, dai pedinamenti a Vieri alle indagini sulla Gea, su Moggi, Giraudo e la Juventus, su Pasquale Foti e sull’ex arbitro De Santis. Nella puntata precedente, Cipriani aveva dichiarato sotto giuramento che le indagini (svolte ad ogni livello, dai pedinamenti ai controlli dei tabulati telefonici, passando per visure bancarie) finite nel dossier “Operazione ladroni” erano state commissionate dall’Inter e pagate dalla Pirelli proprio per proteggere la riservatezza dell’Inter.Ieri, incalzato dall’avvocato Paolo Gallinelli, legale di De Santis, e alla presenza di Luciano Moggi, che era presente anche all’altra udienza del processo Telecom, Cipriani ha chiarito altri dettagli interessanti sulla vicenda. Quando Gallinelli gli ha chiesto come venissero trattati dossier di livello 1 da Tavaroli, Cipriani ha detto: «I dossier di livello 1 venivano informatizzati da Tavaroli e il dossier “Operazione Ladroni” era un dossier di livello 1». Insomma, sul computer di Tavaroli c’erano tutte le indagini su De Santis, sui dirigenti della Juventus, su Foti e anche sul traffico di alcuni numeri telefonici della Figc (probabilmente quelli dei due designatori arbitrali). Che c’è di strano? In teoria nulla, visto che Tavaroli era colui il quale teneva i contatti fra l’Inter e la Polis d’Istinto e che organizzava le frequenti riunioni per aggiornare il committente. La vicenda diventa quantomeno curiosa (e si tinge di giallo) se si pensa che fine fa il computer di Tavaroli e il materiale informatico che gli viene sequestrato quando scatta l’inchiesta Telecom: nella caserma dei Carabinieri di via Inselci a Roma, la famosa seconda sezione dove l’allora maggiore Auricchio conduceva le indagini su Calciopoli. Perché? Ufficialmente quel materiale informatico viene spedito da Roma a Milano per essere ispezionato, circostanza piuttosto inusuale e strana, al punto che l’avvocato Gallinelli sospetta che il materiale (illegalmente raccolto) contenuto in quel computer e in quegli hard disk (e Cipriani ha confermato quale fosse) potesse in qualche modo essere riciclato nelle indagini di Calciopoli. Sempre nell’udienza di ieri, Cipriani ha rivelato (ed è una novità) che l’Inter è stata «assidua cliente della Polis d’Istinto dal 2000 al 2006, quando si interruppe il rapporto dopo lo scoppio dello scandalo Telecom». E ha specificato che le indagini sulla Gea, da cui era partita l’inchiesta illegale, aveva «come obiettivi i signori Moggi».