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Telecom_Cipriani. A conti fatti non sono prescritti


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di G. FioritoSe qualcuno pensasse ancora che il processo Telecom che si sta celebrando a Milano e calciopoli non corrono su due binari paralleli, cadrebbe in un grosso errore, soprattutto perché, come sulle linee ferroviarie, dove gli scambi rendono possibile infrangere la regola della geometria, è accaduto che si siano incrociati. Arriva dalla città meneghina uno stillicidio di notizie che lentamente ma inesorabilmente sta ricomponendo il puzzle. Nel novembre 2011 Caterina Plateo, già segretaria del compianto Adamo Bove, morto dopo essere volato da un cavalcavia a Napoli in pieno svolgimento del processo della giustizia sportiva di calciopoli, confermava nella sua deposizione che la Telecom spiava i telefoni della FC Juventus, della GEA, della Football Management di Alessandro Moggi, di Ceniccola e della FIGC. A giugno era la volta di Giuliano Tavaroli, che diceva finalmente la sua sotto giuramento dopo che la sentenza Panasiti del 28 giugno 2010 , come è scritto nelle motivazioni, aveva sancito che le operazioni di spionaggio illegale “non potevano essere frutto di una attività autoreferenziale del Tavaroli, bensì di un pieno e soddisfatto interesse aziendale e di esso Tronchetti Provera in particolare”. Tavaroli testimoniava in merito ai molteplici interessi riferiti alle attività sottoposte a giudizio a Milano e che coinvolgono settori della politica, della finanza e del giornalismo, ma riguardo a calciopoli era stato piuttosto perentorio, accusando il 6 giugno Moratti di essere il mandante dello spionaggio illegale dell’Inter svolto in collaborazione con Facchetti. Passava una settimana e rincarava la dose, arricchendo di particolari lo scenario: era l’agenzia investigativa Polis d’Istinto di Cipriani a realizzare i dossier, pagati dalla Pirelli alla società con sede estera WCS Ltd nell’evidente maldestro tentativo di renderli non riconducibili all’Inter, pur essendo Tronchetti Provera, che nel frattempo risulta nuovamente indagato con l'ipotesi di ricettazione perché sospettato di avere ricevuto una serie di dati rubati ai tempi della battaglia per il controllo di Brasil Telecom, l’anello di congiunzione tra la Pirelli, la Telecom e la società nerazzurra.Il 4 settembre 2012 la procura di Milano ha condannato l’Inter al pagamento di un milione di euro all’ex calciatore nerazzurro Vieri come risarcimento per lo spionaggio subito.Le deposizioni dell’ex segretaria di A. Bove e dell’ex capo della sicurezza di Pirelli e Telecom inchiodano l’Inter, Massimo Moratti e il compianto Giacinto Facchetti alle loro responsabilità, ma è con la testimonianza di Emanuele Cipriani che si chiarisce il meccanismo degli spionaggi illegali, condotto con estrema professionalità, come farebbero la magistratura e la polizia per venire a capo di un caso di riciclaggio o evasione fiscale, metodi spesso utilizzati per risalire ai traffici illegali delle più efficienti organizzazioni malavitose. Il 27 settembre 2012 Cipriani ha testimoniato a Milano che fra il 2002 e il 2003 l'Inter ha commissionato indagini illegali su Luciano Moggi e Antonio Giraudo, Massimo De Santis, la Gea World di Alessandro figlio di Luciano Moggi, aggiungendo al carnet degli spiati il presidente della Reggina, Pasquale Foti. La testimonianza non risulta essere solo di contorno e conferma a quella di Tavaroli, ma sottolinea come fosse negli interessi della Società Internazionale portare avanti uno spionaggio detto di tipo industriale ai danni della concorrenza. La presenza tra i soggetti illegalmente sottoposti a investigazione del presidente della Reggina riporta inesorabilmente al processo di Napoli, tanto che l’avvocato Gallinelli, legale di De Santis, ha sostenuto di aver ritrovato “le stesse radici di calciopoli , conferendo una matrice milanese alle indagini dei “Magnifici 12” e alle tesi accusatorie di Narducci e Beatrice: “È come se qui si fossero riciclate non solo teorie accusatorie, ma anche meccanismi investigativi e prove”. I soggetti sottoposti a spionaggio illegale erano pedinati fin sotto casa e subivano controlli sui loro conti correnti bancari e su quelli dei loro familiari. Il metodo di investigazione illegale prevedeva anche che i dossier realizzati dalla Polis d’Istinto fossero comparati con le intercettazioni fatte eseguire da Tavaroli. Il 10 ottobre si è tenuto il controinterrogatorio delle difese e Cipriani non ha lesinato altri interessanti tasselli. Il dossier “Operazione Ladroni” era un dossier di livello 1, cioè della massima rilevanza, e come tale veniva informatizzato, cioè registrato su hard disk da Tavaroli. Il 12 giugno 2012 Vaciago ha dato notizia su Tuttosport di un computer di Tavaroli sequestrato il 3 maggio 2005 e fatto pervenire a Roma con decreto del 9 maggio del pm Napoleone che indagava sullo scandalo Telecom, in via In Selci, presso la sede dei “Magnifici 12” di Auricchio, perché proprio lì fosse ispezionato. C’è il luogo, c’è il momento, ci sono gli interessati. C’è l’anello di congiunzione che lega indissolubilmente il processo Telecom di Milano con gli autori materiali delle indagini che hanno dato luogo ai processi di calciopoli. Tanto da poter finalmente obbiettare a Narducci con una cognizione di causa elementare come e perché ha ritenuto di dover dichiarare in un primo momento che non esistevano intercettazioni che coinvolgessero dirigenti che non fossero bianconeri, per poi correggere il tiro affermando che quelle intercettazioni c’erano ma non avevano rilevanza penale. Pur rifacendosi alle investigazioni di Tavaroli e Cipriani, i “Magnifici 12” scovarono alcune intercettazioni che mettevano alla gogna Moratti e Facchetti. Davvero Narducci non sapeva da dove provenissero quelle informazioni? Davvero ha potuto costruire un processo della Repubblica Italiana basandosi su intercettazioni illegali e facendola sfangare giusto ai mandanti di quel lavoro sporco?Ma c’è qualcos’altro nelle ultime dichiarazioni di Cipriani. All’inizio di luglio del 2011 la relazione che Palazzi consegnò alla commissione della FIGC che non ebbe il coraggio di revocare lo scudetto 2005/2006 all’Inter certificava gli illeciti commessi dalla società di Moratti emersi a Napoli e li prescriveva. Nel giugno 2007 Palazzi aveva archiviato l’inchiesta sui dossieraggi illegali “non essendo emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedibili ovvero non prescritte”. Dopo la sentenza Vieri Abete tranquillizzava gli interisti, perché tutto quanto era contestato loro in materia di dossieraggi illegali sarebbe stato ormai oggetto, ancora una volta, di prescrizione. Il 10 ottobre Cipriani ha affermato per la prima volta chel’Inter è stata “assidua cliente della Polis d’Istinto dal 2000 al 2006, quando si interruppe il rapporto dopo lo scoppio dello scandalo Telecom”. In seguito a questa affermazione i fatti contestati in materia di spionaggio illegale ai dirigenti nerazzurri non risalgono più al periodo 2002/2003, ma al 2006. Secondo il Codice di Giustizia Sportiva, l’articolo 25, che riguarda la prescrizione, recita (http://www.altalex.com/index.php?idnot=34550): “Le infrazioni disciplinari si prescrivono al termine della ottava stagione sportiva successiva a quella in cui è stato commesso l’ultimo atto diretto a realizzarle, qualora si tratti di illecito sportivo o di violazione della normativa antidoping”.Sorpresa: un illecito sportivo può venire prescritto dopo 8 anni e dal 2006 a oggi ne sono passati solo 6. Se poi Palazzi si ostinasse a ragionare alla vecchia maniera e ne prevedesse solo 4, potrebbe l’esposto di Andrea Agnelli consentire di rifare comunque i conti? L’esposto risale al 10 maggio 2010 e già un anno dopo, il 22 maggio 2011, sulla pagina twitter della Juventus il presidente bianconero si ritrovò a scrivere: “Se la Figc ci mette più di un anno per rispondere al nostro esposto, allora forse non ha la coscienza troppo pulita".E’ necessario che Cipriani sia ascoltato al processo di appello di Napoli e al processo breve che si è riaperto per dare luogo al secondo grado di giudizio nei confronti di Antonio Giraudo o che le sue dichiarazioni vengano ammesse agli atti. E’ necessario che il processo sportivo del 2006 giunga a revisione e che per l’Inter sia prevista una pena “congrua”, non avendo approfittato il suo presidente di rinunciare a suo tempo spontaneamente a una prescrizione che oggi appare troppo disinvoltamente elargita. Di individui con la coscienza non troppo pulita ne abbiamo conosciuti troppi in questi 6 anni. Sappiamo che sono disposti a farli diventare 8. Potrebbe essere l’ultima occasione per essere smentiti.http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2567