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Giovinco ha fallito. E' ora di cambiare


Troppo leggera e poco prolifica la coppia con Vucinic. La Formica Atomica nelle 13 partite giocate in stagione ha segnato una doppietta a Udine e un gol con la Roma. Ininfluenti
© Foto LiveraniTORINO - Dicono che conti si facciano alla fine, ma esporsi a quel punto sarebbe troppo semplice. E sterile. Meglio prendere posizione subito, quello che Sebastian Giovinco (l’oggetto del contendere) fatica a fare in questa Juve che l’ha riaccolto, dopo due anni di lontananza, come l’uomo della provvidenza in grado di aggiungere imprevedibilità e classe a una squadra soprattutto muscolare. Un trapianto che, tre mesi dopo, è a rischio di rigetto. Finora Giovinco nulla ha aggiunto alla Juve scudettata e qualcosa le ha tolto. Questo nonostante Antonio Conte , suo grande sponsor in estate, gli abbia concesso una totale apertura di credito. Quella che ad esempio Alessandro Matri mai ha avuto nell’ultimo anno e mezzo, a dispetto dei molti gol inizialmente realizzati. Perché? SALTO IN ALTO - Le risposte sono molteplici, come i dubbi che accompagnano Giovinco. Questi ultimi riguardano l’unicità di un giocatore, condannato per la sua leggerezza (insostenibile per la Juve?) a essere tutto o niente. Proprio quel fisico esile vieta un’aurea mediocrità: o Giovinco regala magie, oppure chi lo ha dalla sua parte si ritrova a giocare inevitabilmente con un uomo in meno. Perché il cosiddetto lavoro sporco non potrà mai essere nelle sue corde. Il punto è che a certi livelli, in un top team per intenderci, la qualità non è patrimonio di pochi. E la trovi anche in giocatori più strutturati. Infatti nelle partite che contano, ad esempio nella trasferta con il Chelsea o sabato sera contro l’Inter, l’apporto di Giovinco è ben al di sotto del minimo salariale. L’EQUIVOCO - Giovinco ha troppo spazio, eppure ancora di più gliene servirebbe per incidere davvero. La contraddizione è presto spiegata e qui si arriva al nodo della questione, perché il numero 12 bianconero fatica a giocare negli spazi stretti. Esattamente il contrario di quanto sostiene la maggior parte dei critici. Il punto è che per fermare Giovinco basta una piccola spallata, una certa presenza fisica. E nelle aree affollate di difensori, se ne trova sempre uno in grado di metterla sul fisico. Anzi, di solito più di uno. Questo dato è ulteriormente penalizzante quando si gioca in una squadra come la Juve che stazione larga parte del tempo nelle aree avversarie, quindi in spazi intasati. Non è infatti un caso che il suo meglio Giovinco lo abbia mostrato proprio a Parma, dove godeva di ampie porzioni di campo che gli consentivano di saltare l’uomo senza trovare subito dopo altra opposizione.