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Platini a La Stampa: "Con l'Inter la Juve poteva stare 4-0 dopo venti minuti"


© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
Michel Platini ha parlato a La Stampa.L'Italia di Prandelli: «Ha dato una mentalità offensiva sfruttando il blocco della Juve che giocava così in campionato. Ha avuto coraggio e ha sorpreso tutti. Poi se vinci o perdi cambia poco». Deschamps: «È stata la scelta giusta per quello che Didier ha fatto in campo e da allenatore. In questo momento la Francia non ha giocatori di grande qualità, ma un buon gruppo. Deschamps dovrà mettere insieme le tessere del puzzle, vedremo». Balotelli, bad boy ma di talento. Le va come definizione? «A me del bad boy non importa. Vedo quel che fa sul campo e lo apprezzo. Anche ai miei tempi c'era chi faceva cazzate, solo che non se ne parlava». Quanto a esuberanza nemmeno la Francia è mal messa: non c'è torneo in cui lo spogliatoio non vada in pezzi. «La Francia subisce un controllo morale esagerato. C'è troppa gente ben pensante che si occupadei calciatori: se uno non dà la mano all'allenatore, da noi scoppia l'inferno. Ma solo da noi». Che effetto le fa la statua della testata di Zidane a Materazzi? «È storia e merita di essere ricordata, ma non è un bel gesto e quindi... Mah, se va bene a Zidane. E comunque dopo la Gioconda, vi abbiamo preso anche la statua di Materazzi». Ancelotti al Paris Saint Germain può aiutare il calcio francese? «Per ora sta aiutando quello italiano visto quanti giocatori ha fatto arrivare a Parigi. Uno come Verratti, per esempio». ica tanto per esempio: che ne pensa del ragazzo? «Ha colpi interessanti. E il talento, nonchè l'età, per diventare davvero come Pirlo». Che calcio la diverte? «Le giocate dei singoli, il dribbling, il pallonetto. Niente moduli o tattiche, ormai sono fuori da quel mondo. Quando posso, guardo il calcio come se assistessi a una partita dei bambini. Detto questo si gioca meglio che ai miei tempi: noi stavamo in strada fino a 16 anni, oggi i settori giovanili fanno un lavoro straordinario. La mia Juve giocava con sette difensori, questa con sette attaccanti». Uno se ne è andato, Del Piero è in Australia: sensazioni? «Belle. Piuttosto che stare in panchina alla Juve ha fatto benissimo, là si diverte. L'avrei fatto volentieri anche io». Oggi Platini non si sarebbe ritirato a 32 anni? «Allora avrei voluto andare negli Usa, ma non c'erano opportunità. Si, avrei voluto continuare, ma lontano dallo stress». Ha visto giocare la Juve? «Sì, con l'Inter. Poteva stare 4-0 dopo 20 minuti, è il calcio...». Senza Conte, ma in testa: sorpreso? «In tribuna o in panchina poco cambia, c'è il telefono per comunicare con il vice. E poi il tecnico è fondamentale nella gestione del gruppo, ma durante la partita conta zero: sono i giocatori che decidono. Ho fatto entrambe le cose...». La Juve farà strada in Champions? «Con sei partite, se non si qualifica significa che non ha meritato di farlo». In Andrea Agnelli cosa rivede del padre Umberto e dell'Avvocato? «Lui è giovane, arriverà a una dimensione internazionale, ma ora lo vedo troppo teso sulle faccende di campo. Suo padre e suo zio guardavano la Juve dall'alto, l'Avvocato stava in elicottero sopra la Juve. Ecco, anche Andrea dovrebbe vivere dentro l'elicottero sopra la Juve. Ora è più istintivo ed esplosivo». Come le sembra il calcio italiano visto da fuori? «Siete finalisti agli Europei, la qualità c'è. Comprate di meno all'estero, come nel '66 quando chiudeste le frontiere: un bene per i giocatori italiani. Come del resto in Francia, Psg escluso». Ci siamo. Questa è l'ultima stagione pre fairplay finanziario, sicuro che gli sceicchi si metteranno in linea con i parametri? «Sanno da 4 anni come stanno le cose. Il calcio europeo perde 1 miliardo e 700 milioni, così non si va avanti. Se rimetteranno i conti a posto, bene, altrimenti interverrà la disciplinare». Con quali sanzioni, l'esclusione dalle Coppe? «Possibile, ma non tocca a me decidere». Non teme qualche trucco per tappare le falle? «Certo, come noi per non pagare le tasse. Farà parte del gioco, se c'è la polizia è perché ci sono i ladri. Vedrete club che dribbleranno le regole come un numero dieci. Nomi? Non ne faccio, sennò si parla sempre dei soliti». Platini è tenero con il Psg perché il figlio lavora con gli sceicchi: possibile? «La società per cui lavora mio figlio, è vero, è partecipata dagli sceicchi, ma lui si occupa di abbigliamento sportivo, con il Psg non c'entra nulla. E allora se mia figlia aprisse un kebab, io dovrei stare attento alla Turchia? Poi guardate, il Psg fa oggi quello che Moratti e Berlusconi hanno fatto per anni. si lamenta del fairplay solo chi non vince».Anche in Italia sono arrivati gli stranieri. Non ha mai nascosto di non apprezzare le invasioni: situazione irreversibile? «Non posso fermarla. Ma il calcio resiste da anni grazie all'identità tra il club e chi lo gestisce. Qual è il nesso tra il Qatar e il Psg? Per questo mi piacciono Real e Barcellona, per come conservano la loro identità. Come fanno le grandi famiglie italiane con i loro club».Altra ferita: le scommesse. Sorpreso dall'Italia? «È la natura umana, guardate la pallamano francese. La vostra polizia però ha lavorato molto bene, siete all'avanguardia». Farina in Inghilterra: una sconfitta per il calcio italiano? «Sì, è mancato il coraggio di trovargli un posto. Lui ha dato un segnale, deve essere il calcio dall'interno a cambiare le regole». Come vorrebbe essere ricordato Platini da presidente Uefa? «Quando facevo gol ero popolare, ma ora non sono più così tanto simpatico. Ecco vorrei che mi ricordassero per il rispetto delle regole che ho cercato di introdurre a protezione del calcio». E quel sogno di consegnare la Champions alla sua Juve? «Resiste. Se non mettono limiti ai miei mandati, però».