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Condanna per gli incivili, anche se Juventini...


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di G. FioritoNon ci sono solo le mani degli ultrà Verso le ore 17:00 del 4 maggio 1949 il trimotore I-Elce si schiantò contro la Basilica di Superga a causa del maltempo, della nebbia e di un’avaria all’altimetro. Su quell’aereo c’era il “Grande Torino”. Un team imbattibile, vincitore di 5 titoli tricolore consecutivi tra il 1942 e il 1949 (non considerando l'interruzione della serie nel Campionato Alta Italia del 1943-44, a cui la FIGC nel 2002 ha riconosciuto soltanto valore onorifico e non ufficiale, vinto dai VV.F. Spezia) e di una Coppa Italia nel 1943 che celebrò la prima vittoria contemporanea di una squadra italiana di questa competizione e dello scudetto. In quel maledetto pomeriggio di maggio il Grande Torino, per un gioco assurdo della sorte, faceva ritorno da Lisbona, dove aveva disputato un’amichevole. 31 persone persero la vita, tra calciatori, dirigenti e appartenenti allo staff granata, 4 membri dell’equipaggio e 3 giornalisti. Era una squadra molto amata da tutti, che era riuscita a dare anche 10 giocatori insieme alla nazionale. Le cronache narrano che il cordoglio fu unanime dalle Alpi alla Sicilia.L’aereo che si abbatte contro il muraglione posteriore della Basilica piemontese è il mio primo ricordo legato al calcio. Più che altro un incubo, una fantasia. Nata dalle parole di mio padre, che faceva il tifo per la Juventus, ma un giorno, non so come né perché, si era messo a raccontare a me e a mio fratello questa storia con un rispetto sacro e parole talmente accorate che mi nacque nel cuore una curiosità e un amore che ancora oggi riempie tanta parte dei miei sentimenti e della mia vita. Ancora adesso non comprendo se a causa di quell’episodio non riesco a vivere il derby della Mole come si conviene, attribuendone la motivazione al fatto di non essere di Torino. Ma so che si chiama rispetto, prima che della morte dell’avversario e ringrazio mio padre, che il cancro mi ha portato via quando avevo 10 anni, per aver fatto in tempo a insegnarmelo.Ho imparato quanto possono essere belle le coreografie e l’atmosfera dello Juventus Stadium, perché ci ho vissuto la conquista della Terza Stella. Anche contro il Torino lo stadio era un tripudio di canti e di colori per il ritorno del derby dopo tre anni di astinenza. Notevole il divario tecnico, ma in un derby non si sa mai. Peccato che Glik abbia perso la testa. Nella festa Marchisio è diventato un gladiatore e Giovinco è riuscito a essere protagonista con un assist e un gol. Ho capito d’un tratto lo spirito del derby e quanto sia importante avere la cantera. Nell’euforia gioiosa una nota stonata. I soliti idioti con lo striscione che rievoca la Tragedia di Superga. Nell’ottobre del 2009 Fabio Capello, per un giorno docente al master in organizzazione dello sport e dello spettacolo sportivo organizzato dall'Università di Parma disse: “Purtroppo siamo in mano agli ultrà”, aggiungendo: “C'è una frangia di spettatori che non ha cultura sportiva, vogliono essere loro protagonisti. Voglio dare un consiglio alla televisione: non inquadrateli quando espongono gli striscioni violenti. E poi bisogna far rispettare le regole: queste manifestazioni erano state vietate e purtroppo continuano a ripetersi”. Tre anni dopo le parole del nostro ex tecnico sono ancora di grande attualità. Risale appena alla settimana scorsa l’esposizione di uno striscione da parte dei tifosi milanisti ai danni di Pessotto. E non c’è turno di campionato che non veda un po’ dappertutto la becera ignoranza e la manifesta idiozia emergere su tutti gli spalti della penisola in maniera trasversale ai colori di appartenenza. Ciascuno si conta le sue pecore nere, senza risparmiare colpi bassi ai morti dell’Heysel, a Morosini o al colore della pelle e all’etnia dei calciatori aggrediti nella loro dignità di persone piuttosto che nell’abilità di professionisti. Con il contorno di ossequiose quanto incomprensibili manifestazioni di rispetto alle curve, come quelle che i giocatori del Genoa sempre più spesso dedicano ai loro tifosi ultrà, nonostante alcuni trascorsi legati al calcioscommesse.Di recente si è discusso anche in casa Juve di curve. Nel corso dell’odierno campionato ci è addirittura toccato di assistere ad uno sciopero degli ultrà, che si sono rifiutati di cantare i cori e allestire le coreografie. Fabio Capello aveva chiaramente fatto riferimento nel 2009 a qualche altro problema ancora irrisolto che caratterizza i rapporti tra società e curve. Anzitutto la vendita di gadget non originali fuori dagli stadi. Quindi il problema dello stadio di proprietà e multifunzionale, che in Inghilterra possiedono anche i club di serie C. Infine il vezzo italiano di non applicare le leggi e consentire l’ingresso negli stadi di petardi, striscioni e lanci di oggetti senza che i colpevoli vengano seriamente puniti. A settembre si era avuta notizia che l’ Osservatorio in merito alle manifestazioni sportive per la stagione calcistica aveva istituito online l’albo degli striscioni, al fine di consentire l’esposizione dei soli striscioni autorizzati dalla questura.Di sanzioni ne sono state inflitte ogni settimana, per quanto la valutazione del danno etico e di immagine sia stata scarsamente comprensibile sul piano della quantificazione. In parole povere, le multe sono arrivate, ma più o meno un tanto al chilo. Dai 4000 euro scarsi dello striscione milanista ai 7.000,00 € dello sfascio dei servizi igienici del settore ospiti dello Juventus Stadium, ai 50.000,00 € delle palle di carta lanciate dai tifosi bianconeri durante il match con l’Inter, ai 10.000,00 per i soliti non meglio identificati cori razziali, all’inchiesta aperta contro i tifosi dell’Atalanta, rei di aver attaccato i giornalisti della Gazzetta dello Sport. Alle parole di Capello aveva fatto eco la riposta stizzita di Petrucci: “Comandano gli ultrà? Assolutamente no. Capello ha allenato in Italia, sono un suo amico, e non mi va che quando si è all'estero si danno dei giudizi sul proprio paese. Sono dichiarazioni che non mi entusiasmano e che lasciano il tempo che trovano. È facile parlare dall'alto”. Liquidato il problema, anzi rimosso, ficcata la testa sotto la sabbia. Per quanto siamo certi che non si faranno scappare l’occasione per la sanzione esemplare contro la bravata degli ultrà bianconeri. Che stavolta ci sta tutta.Noi Juventini siamo soliti dire che siamo diversi. Stavolta siamo stati uguali. Anzi, sono stati. Perché c’è a mio avviso una realtà nuova, anzi due. Che Capello non ha calcolato.La prima riguarda la società Juventus, che uno stadio l’ha costruito e si sta allargando in quanto a multifunzionalità attraverso l’acquisizione dell’area della Continassa. Lo JS è già una struttura alla quale è possibile accedere anche a pochi minuti dall’inizio della partita, unica in Italia. Un gioiello da imitare. Anni luce avanti. La seconda riguarda più direttamente i tifosi. Nel 2006 la Juventus fu colpita da calciopoli, retrocessa e privata di due titoli. I suoi dirigenti furono cacciati e si insediò un triumvirato di scarsa credibilità al posto della Triade. Gli ultrà che oggi alzano la voce, scioperano e poi fanno mostra di scarsissimo senso dello sport e della dignità umana di fronte all’avversario e alla morte, seguirono il nuovo corso, adeguandosi.Sul web nacque e si diffuse un’esperienza diversa. Il coagularsi del tifo e della passione bianconera in un territorio nuovo, dentro uno spazio di conquista virtuale, che non solo è oggi quanto mai vivo e reale, ma ha generato nuovi interlocutori, attraverso l’espressione delle sue numerose intelligenze. Da oltre sei anni sono tante le persone che con tenacia, coraggio, amore si impegnano a difendere la Juventus e a trattare tutti gli argomenti che la riguardano per informare e colmare le lacune dell’informazione. Con un servizio spontaneo e gratuito che ha permesso a quanti erano in grado di fruire internet, di partecipare a un forum, di svegliarsi dal torpore dell’idiozia e della pigrizia, di diventare protagonisti, esprimendo liberamente la propria passione e le proprie opinioni. Quasi all’unanimità questi supporters di nuova generazione hanno condannato nei loro siti web di riferimento e sui social forum lo striscione apparso allo JS. Spettatori paganti anch’essi dalle loro case grazie alla televisione. Rivendicando quella splendida e fruttuosa diversità che caratterizza il nostro essere Juventini. Forse è giusto, forse è ora che qualcuno se ne accorga. Forse i problemi delle curve sono ancora tutti lì, ma le curve non possono più essere gli unici referenti del tifo e della passione calcistica. Anche in questo la Juventus potrebbe ritrovarsi avanti anni luce.