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Ucraina, stasera la Juve si gioca la Champions


Ai bianconeri basta il pareggio contro lo Shakhtar Donetsk per passare il turno, ma è vietato accontentarsi
© LaPresseDONETSK - Per frequentare la nobile Europa, che resta il palcoscenico più stimolante e gratificante. Per Antonio Conte, che fin qui ha visto la Champions sempre dall’alto e non è solo una questione di prospettive. Per il presidente Andrea Agnelli, che domani spegnerà le 37 candeline più bianconere di sempre. Per i tifosi tutti, una ventina davanti all’hotel e quattrocento attesi alla Donbass Arena, che amano la squadra senza confini. «Per continuare il grande sogno», l’urlo della truppa a occhi aperti. Juventus versus Shakhtar, stasera vietato congelare. CROCEVIA La Juve si gioca una fetta di futuro, quello con implicazioni molteplici, varie ed eventuali. Basta un pari per fare festa, basta mollare la tensione per rovinare la festa. E allora, tutti uniti, a testuggine, sul campo e fuori. «Testa, cuore, gambe», l’input del tecnico al culmine del ciclo. Per lui è una svolta, per la Vecchia Signora pure. Da agosto in avanti, ha frequentato box discreti e tribune discretamente ostili, ha fatto il pieno di amarezza, ha assistito ad attacchi monotematici spesso senza (poter) replicare. Poche eccezioni, tanta applicazione. E la squalifica, i quattro mesi ridefiniti dal Tnas, scadranno sabato: poi, da domenica, al Barbera di Palermo, sarà tutto - o quasi - come prima. Conte a bordocampo, Conte che urla, Conte che dà indicazioni sbracciandosi, Conte che riassaggia il dialogo con i direttori di gara, Conte che si prende il boato della folla e anche qualche epiteto, Conte che torna in gioco. Completamente. UCRAINI INFIDI Prima, però, c’è lo Shakhtar che non sarà la madre di tutte le partite, ma resta una bella prova del nove, calcisticamente, moralmente. «Testa, cuore, gambe», gli ingredienti per una serata perfetta. Con avvicinamento non casuale, curato nei minimo dettagli, anche dal punto di vista psicologico. C’è il discorso che dà la carica, c’è la valvola di sfogo. Mai esagerare, ponderare per bene. Nella tarda mattinata del martedì, gruppo completo in avanscoperta, per le vie di Donetsk. Una passeggiata salutare, con l’aria bella frizzante a svegliare la truppa. Capitan Gigi Buffon l’uomo di punta, pur essendo un portiere, quello riconosciuto dal popolo della strada. Antonio Conte il più acclamato al rientro. Un conto alla rovescia in apparenza normale, in sostanza senza eguale. L’importanza del match è tale che nessun aspetto va tralasciato. Così, si analizza la piantina della Donbass Arena, si mette a punto il piano strategico e di sicurezza, logistico e tattico. Il meccanismo non deve avere una pecca. IN COPPIA Anche l’approdo anticipato a lunedì è un segno della determinazione Juve. Il volo aereo nel pomeriggio, il tecnico sereno a dialogare con il ds Fabio Paratici, la presa di contatto con la città. Infine, ieri sera, con il campo da gioco. Un allenamento in tinta. Con il cappellino in testa, con tuta e piumino, per ripararsi dal primo grande freddo in arrivo da queste parti, proprio in coincidenza con l’ultimo match del girone Champions. Il grande freddo per la grande carica. Pavel Nedved, che riscuote infinito successo, osserva e commenta. Lui sa come si fa, nel 2003 in finale si era qualificato, anche se la squalifica gli aveva tolto la gioia di mettere a terra la voglia matta di affermarsi. Conte pure sa come si fa: era tra quelli del ‘96, i magnifici cavalieri di Marcello Lippi che fecero l’impresa, in finale con l’Ajax. E allora ecco il mix di esperienze da trasmettere, ai debuttanti come ai veterani. Indicazioni per l’uso. L’ad Beppe Marotta, giunto ieri, è un “novizio” sul fronte Champions. Anche lui a seguire la seduta nell’arena neroarancio che tanto impressiona. Un’emozione da assaporare minuto dopo minuto, nel dialogo, nell’immagine, nel suono, nel confronto, nell’incoraggiamento. AFFAMATI Dal biscotto al borsh, dal dolce alla... zuppa di barbabietola. Qui, per la Juve, è un menu variegato. C’è solo la discussione sugli ingredienti. E non c’è nessuna intenzione di scherzarci troppo su. Anche il calcio sa diventare argomento serio, da maneggiare seriamente. La squadra contiana ha un imperativo: deve essere sempre intensa. «La Juve ha il destino nelle sue mani», la molla. L’ultimo atteso è il presidente Andrea Agnelli, che non vuole mancare. Assolutamente. La (ri)salita è continua. «Perché per storia e tradizione è qui che deve stare la Juve, in alto. E questo ci riempie di orgoglio e soddisfazione. E’ chiaro che quella di Donetsk è una gara importantissima. Dovremo affrontarla con determinazione, rabbia e cattiveria perché potrebbero arrivare due risultati diametralmente opposti, dalla vetta del girone all’eliminazione. Quindi massima concentrazione, perché intendiamo continuare a sognare in Europa». Conte sente il feeling giusto. E gira lo sguardo verso i suoi, che gli vogliono davvero confezionare un regalo, stasera. Un regalo speciale. Un regalo Champions. Direttamente sul campo. «Ricordatevi da dove arriviamo», il monito. Non è importante il viaggio, è importante la destinazione. Wembley.