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Calciopoli. Piccoli processi crescono...


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Ci speravo. Che la sentenza dell’appello di Giraudo non si fermasse al rigore delle carte e alla pedante comparazione delle frasi pronunciate nelle intercettazioni, che osasse oltre l’analisi fredda del materiale a disposizione. E soprattutto tenesse conto del clima nel quale calciopoli è nata e si è sviluppata e dei tanti, troppi errori commessi dagli inquirenti. Forse un giurista arriccerebbe il naso. Poi ha parlato Antonio Ingroia. Un uomo che stimavo, ma che all’inizio di giugno di quest’anno, ai microfoni di Radio 2, si è messo a dire che l’Inter sarebbe “la squadra della legalità” e la Juventus “parla di terza stella, quando quello scudetto è stato giustamente cancellato”. Ebbene, l’ex procuratore aggiunto di Palermo si è espresso duramente a proposito della decisione della Corte Costituzionale di accogliere il ricorso del presidente della Repubblica contro la procura di Palermo in merito alle intercettazioni indirette di alcune conversazioni telefoniche con l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, all’epoca sotto sorveglianza dei pm siciliani per l'indagine sulla trattativa Stato-mafia. Ingroia ha affermato che è stata presa una decisione politica e ha detto: “Il comunicato emesso dà la sensazione di una sentenza che risente anche del condizionamento del clima politico. Del resto non penso che esistano sentenze che non risentono del clima generale che si respira in un paese”. Ha anche aggiunto: “Forse abbiamo sbagliato a sottovalutare l’impatto mediatico delle strumentalizzazioni…”.Nel 2006 la sentenza sportiva di calciopoli si è basata su una dozzina, forse una ventina di intercettazioni selezionate ad arte tra circa centosettantamila. Il 10 febbraio 2010, Sandulli, il giudice che aveva emesso la sentenza, definì la condanna etica. Ma si trattò per tanti motivi di una condanna politica, che sicuramente risentì del condizionamento del clima generale di giustizialismo che si respirava, volgarmente detto “diffuso sentimento popolare” e alimentato dai media. All’indomani della sentenza che su 11 imputati ha condannato il solo Giraudo, si ripropone il tema se anche questa volta non si sia trattato, per motivi diversi, di sentenza politica. Nel 2006 si intese ripulire il calcio cacciando Moggi e Giraudo, responsabili di tutto il marcio a guisa di padrini mafiosi. Oggi quasi tutti riconoscono che si trattò dellapercezione di una realtà distorta e forzata, preconfezionata. Anche se certi commentatori come Beccantini sono ancora fermi alla guerra di bande. Le bande si organizzano più o meno tutte con gli stessi sistemi e le stesse armi. Si reggono sui principi della violenza e dell’omertà e lasciano dietro di sé una scia di sangue. In sei anni e mezzo di indagini abbiamo scoperto senza l’ombra di un ragionevole dubbio che la “cupola” di Moggi e Giraudo era la più sgarupata dell’universo. Non è una novità quella che tra ieri sera e oggi è apparsa sui giornali. Calciopoli si sgretola passo dopo passo, il problema è che non vuol saperne di venire giù. Già nel 2007 il tribunale di Reggio Calabria aveva archiviato la questione relativa al sequestro negli spogliatoi di Paparesta, anche se il gup De Gregorio non l’ha forse mai saputo. Nello stesso anno la Corte di Appello del Tribunale di Roma aveva rimosso il macigno dei sorteggi truccati, quando Gianfranco Teotino aveva perso la causa che Bergamo e Pairetto gli avevano intentato contro. A Napoli però se ne è continuato a parlare a lungo, tra colpi di tosse, palline ammaccate e bugie di Manfredi Martino, ma anche video registrati dai carabinieri scomparsi e riapparsi in sequenze di fotografie sballate. Un brutto teleromanzo, come i copia-incolla errati dalla Gazzetta dello Sport e dal Corriere dello Sport ma non di Tuttosport, che era juventino, mentre Mediaset non era milanista. Come le dichiarazioni del carabiniere pentito scomparso dalle scene dopo aver raccontato al Corriere dello Sport che il video dell’incontro di Villa Massa c’era, ma siccome non serviva era sparito anche quello. Non c’erano le ammonizioni mirate, perché i giocatori che comparivano nelle informative dei carabinieri come vittime della pratica, non erano diffidati e giocavano regolarmente le partite. C’era un campionato regolare, come hanno sancito il processo sportivo del 2006 e la sentenza di Napoli. Ma così come per magia il campionato era possibile truccarlo senza truccare le partite secondo l’invenzione dell’illecito strutturato, la sentenza di appello contro Giraudo ci ha dato a bere, per rimanere nel solco tracciato, che le partite si potevano truccare senza che gli arbitri e gli assistenti ne sapessero nulla. Tutti quegli arbitri possessori di sim svizzere che si sentivano decine e centinaia di volte con Moggi per architettare gli inganni più sofisticati. Solo il 5 dicembre abbiamo perso 6 arbitri: Pieri, Dondarini, Cassarà, Gabriele, Rocchi, Messina, assolti anche in primo grado; 4 assistenti: Rocchi, Foschetti , Griselli, Baglioni, assolti anche in primo grado; il capo dell’Aia Tullio Lanese, per insufficienza di prove. Per non parlare della partita che accusa Giraudo, quella Juventus-Udinese per la quale è stata assolta tutta la terna arbitrale: Rodomonti e Geminiani nel rito ordinario, Foschetti ieri. Partita della quale si farebbe bene a non parlare nemmeno più, dal momento che nelle informative c’era scritto che all’Udinese avevano annullato un gol regolare che non era mai stato messo dentro la rete.Gli scampoli di cupola che sopravvivono sono, oltre a Giraudo e Moggi, i designatori, Mazzini e 4 arbitri, De Santis, Racabulto, Bertini, Dattilo. Va bene che basta essere in 3 per fare un’associazione, ma allora Galliani, Meani, Bergamo, Collina e tutta la scuderia Milan, che facevano? Forse che a forza di “spinga spinga” e “mi faccia sentire il suo calore” più che cupolare copulavano? E Facchetti + Moratti + Nucini + Tronchetti (a volte i dossieraggi li pagava Pirelli) + Paolillo (che procurava incontri di lavoro al cavallo di Troia) quanto fa? Qualcuno se l’è legata al dito e sono partite le denunce. Calciopoli è un mostro e come l’Idra ha tante teste. Una di quelle fondamentali era il processo GEA, nel quale l’associazione a delinquere aveva fatto in fretta a svanire e siccome ci avevano raccontato per un paio d’anni che se lì non se ne sarebbe fatto niente, poi veniva giù il castello, hanno pensato bene di lasciarci qualche strascico contro Luciano e Alessandro Moggi. Un po’ di fuliggine, tanto per dire che puliti puliti non erano.Durante quel processo Moggi minacciò l’attuale direttore generale della Roma Baldini, già ribaltatore di professione e confidente dei carabinieri per il processo di calciopoli, e l’11 novembre 2011 fu condannato a 4 mesi. Nel frattempo Giraudo e l’ex direttore commerciale Romy Gai, insieme con Gianfranco Bianchi venivano assolti dall'accusa di aver fatto fallire la Meister Team, società che per alcuni anni aveva gestito i diritti tv del club bianconero. Il 7 novembre 2012 il gup di Milano ha prosciolto Moggi dalle accuse di aver diffamato Zeman per aver detto del boemo che non sa allenare né farsi capire. Il 5 dicembre 2012 sono stati condannati dal Tribunale di Milano Fabio Monti e Paolo Mieli per diffamazione aggravata nei confronti di Paolo Dondarini, per la pubblicazione di un articolo il 26 febbraio 2008 dal titolo “Designazione a rischio Collina ha sfidato tutti”, basato su falsità e allusioni alla presunta scorrettezza di Moggi e Dondarini.I più arrabbiati di tutti sembrano però Vieri e Bergamo, che proprio non ci stanno a digerire di essere stati pedinati e spiati fin dentro quello che avevano di più caro: la famiglia e i conti bancari. Il calciatore ha già ottenuto soddisfazione, essendo stata l’Inter costretta a pagare, pochino, ma a pagare. Bergamo è in lista d’attesa. Perché piaccia o non piaccia quei dossier illegali c'erano. “E verrà un giorno…”, sosteneva Fra Cristoforo nei “Promessi Sposi”.http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2684