juveland

Copa Sudamericana: ma che calcio è questo?


glmdj
di G. FioritoSanta Lucia. Torno a casa e accendo la televisione. Mi aspetto di trovarci i nostri ultimi premier che fanno a gara per accaparrarsi i favori, ahimè, non dell’elettorato, ma dei partner europei. Il teatrino della politica in questo paese è superato solo dall’opera buffa della politica delle istituzioni sportive.C’è invece una rissa e non siamo nemmeno a Montecitorio. Ci troviamo in Brasile, al Cícero Pompeu de Toledo, detto Morumbi dal nome del quartiere, lo stadio che ospita le partite casalinghe del San Paolo. Si gioca la finale di Copa Sudamericana, equivalente della nostra Europa League, mentre la Copa Libertadores corrisponde alla Champions e lo 0 – 0 dell’andata fa alzare la tensione tra i padroni di casa e la formazione degli argentini del Tigre. Il primo tempo accende la luce sul commiato del talento di Lucas, prossimo ad accasarsi con la premiata ditta PSG di Ancelotti&Leonardo per 45 milioni di euro, che realizza al 23’ di sinistro in corsa e al 28’ fa l’assist per Osvaldo in posizione sospetta di fuorigioco, che insacca il 2 – 0. Potrebbe essere chiusa così ed infatti lo è, ma in maniera violenta e convulsa, se non grottesca e “agghiacciante”. Orbán rifila una gomitata al volto del mattatore Lucas e parte la scazzottata, sotto gli occhi poco vigili dell’arbitro, il cileno Enrique Osses, che aveva optato per una direzione morbida dell’incontro. Secondo Eurosport.it le baruffe sono iniziate prima del fischio d’inizio, con il pullman degli argentini preso di mira dai tifosi del San Paolo. Ma sono i fatti accaduti nello spogliatoio nell’intervallo tra il primo e il mai disputato secondo tempo che dovranno essere chiariti e sconcertano. Ufficialmente Il Tigre non si ripresenta in campo e Enrique Osses, dopo aver atteso per una mezz’ora buona, decreta la vittoria del San Paolo, che come se niente fosse accaduto dà il via ai festeggiamenti, con il portiere capitano storico Rogerio Ceni che concede a Lucas di alzare la Copa al cielo prima dell’addio al suo pubblico delirante per la gioia e gli immancabili fuochi d’artificio che esplodono colorati nel buio della notte.Frattanto le telecamere fanno irruzione negli spogliatoi, con il beneplacito dei dirigenti della squadra di casa che intende mostrare la distruzione operata dagli argentini. Lo spettacolo non è da suggerire ai deboli di stomaco. Il sangue che macchia le pareti non è quello che ci si aspetta da un evento sportivo e partono le accuse incrociate. Per il dirigente del San Paolo, Joäo Paulo de Jesus Lopes: “Sono dei nostri addetti alla sicurezza, gli argentini gli hanno tirato di tutto e hanno distrutto tutto” . Per Gorosito, allenatore del Tigre, l’aggressione sarebbe invece stata subita. Il maggiore Gonzaga dichiara che la polizia sarebbe intervenuta per sedare la rissa scoppiata tra gli uomini della sicurezza e il team argentino. L’unica certezza sono le immagini dei calciatori del Tigre che mostrano tagli sui volti e ferite da campo di battaglia, mentre riferiscono di ben due pistole e manganelli introdotti negli spogliatoi e puntati e impiegati contro di loro, che a questo punto si sarebbero rifiutati di tornare in campo per disputare il secondo tempo.Nonostante i festeggiamenti la partita potrebbe non essere finita qui, poiché Il Tigre, appoggiato dai giornali argentini che invocano giustizia accusando tanto il San Paolo quanto la federazione sudamericana, il Conmebol, di aver mal gestito la faccenda, ha giurato che ci sarà un’appendice da giocare nei tribunali. Campa cavallo, se sono come i nostri.L’aspetto più inquietante è quello che si intravede in prospettiva. Nel giugno 2013 il Brasile ospiterà la Confederations Cup, che vedrà impegnata anche l’Italia e nell’estate 2014 addirittura la Coppa del Mondo. Riuscirà a offuscare il ricordo di questa illogica violenza? Come già accadde nel 1978 per i mondiali di Argentina, che videro la comunità internazionale impegnata a ricostruire la credibilità di chi aveva fatto scomparire dalla faccia della terra migliaia di desaparecidos, la FIFA prende diplomaticamente le distanze dall’accaduto, affermando da un lato che la federazione internazionale non era coinvolta nell’organizzazione della partita e dall’altro che “Per Confederations Cup e Coppa del Mondo verrà adottato negli stadi un sistema di sicurezza predisposto dal comitato organizzatore con la collaborazione delle autorità e con la supervisione degli esperti della FIFA”. Non sempre la storia prosegue il suo cammino verso il progresso auspicato. La sua tendenza spesso è più ciclica e accade di rispecchiarsi dentro un déjà vu. A proposito del primo mondiale, giocato in Uruguay dal 13 al 30 luglio 1930, wikipedia scrive: “… l'Uruguay ebbe la meglio sull'Argentina vincendo per 4-2 e si laureò campione del mondo, replicando il titolo olimpico conquistato nel 1928. Le partite riservarono alcune sorprese dovute alla cattiva organizzazione e all'inesperienza. Gli arbitri presero decisioni dubbie, come l'annullamento di molti gol, e in alcuni casi si verificarono episodi goffi. Nessuna gara terminò in parità. La manifesta¬zione ebbe un grande suc¬cesso finanziario e sportivo, ma lasciò l'antipatico strascico della rappresaglia”.Anche i commenti raccolti sul web fanno pensare. Sia il loro sarcasmo di matrice bianconera o antijuventina. “E’ successo (allo) Juventus Stadium ?” (il serpente)“Pare che tra i più esagitati (con sbarre di ferro e pistole) ci fossero Conte e Moggi”. (karlhans)http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2701