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La sveglia di Conte suona per Vucinic


Ora il tecnico vuole che trascini la squadra. A Roma è stato fra i più deludentiMatri: Ora ripartiamoChiellini è pronto
© LaPresseTORINO - Il risveglio del fuoriclasse. È il titolo del film che Antonio Conte vorrebbe gustarsi domenica pomeriggio dalla platea dello Juventus Stadium. Attore (auspicabilmente) protagonista: Mirko Vucinic . Ruolo: guida dei campioni d’Italia verso una vittoria che agirebbe da ricostituente con effetti positivi immediati sulla capolista, desiderosa di tirarsi fuori dalle secche in cui si è incagliata sei giorni fa. Durata della pellicola: intorno ai 110 minuti, intervallo e recupero compreso. Con, nella mente, un seguito in uscita venerdì 1° marzo su questi schermi, quando i bianconeri da prima forza del campionato proveranno a chiudere la questione contro il Napoli una volta per tutte. STIMOLI - Intanto sul collo di Vucinic alita il fiato di Conte, uno che nel suo Zanichelli non ha mai tollerato l’esistenza del vocabolo “sconfitta” e sinonimi. Così il tecnico salentino, in occasione della giornata (martedì) dei “cazziatoni” assortiti, ha “lavato il cervello” di ognuno, ha sgrassato i residui maleodoranti dalla mente di ciascuno, ha stimolato tutti non semplicemente a voltare pagina, ma a ribaltare totalmente i comportamenti e gli atteggiamenti sul campo. «I bonus sono terminati» e «D’ora in poi sarà vietato sbagliare, saranno tutte finali mondiali»: nella psiche dei giocatori ora campeggiano i due nuovi mantra della filosofia contiana. E siccome Vucinic resta un intoccabile, quando decide le partite in senso positivo si becca tutti gli elogi. Però nel momento in cui fallisce il bersaglio, deve sorbirsi tutto il repertorio del caso. E dopo la prestazione di Roma (non certo una delle migliori, tanto è vero che il tecnico l’ha tolto dopo 56 dimenticabili minuti e un destraccio spedito sui cartelloni pubblicitari alla sinistra della porta giallorossa), Mirko aveva capito subito che in settimana l’allenatore l’avrebbe ripreso di brutto. In fondo, la forza del montenegrino è un po’ anche la sua debolezza: quando il genio s’accende, sono dolori per le difese altrui, ma quando il solipsismo acceca la sua fantasia il gioco collettivo ne risente e anche i compagni rischiano di venirne condizionati. Così - a cascata - se Vucinic non gira, l’effetto negativo sulla squadra si amplifica e i risultati ne sono la più che logica conseguenza.