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Malagò e l’attesa per la nuova politica sportiva


di M. GiacominiÈ tutto fermo. Immobile. È tutto in attesa, del nuovo CONI, dei nuovi vice presidenti federali, della nuova giustizia sportiva, del nuovo calcio, della nuova politica sportiva. Tutti attendono le mosse del nuovo messia Malagò, l’uomo che ha spodestato il potere di Gianni Petrucci, che ha destabilizzato l’establishment della poltrona feudale, del passaggio di consegne tra padri –padroni e segretari. Malagò non è soltanto questo Malagò è anche la vittoria di Gianni Letta, il ritorno in pompa magna del lettismo più spinto, più upper class. Il lettismo era caduto in apparente disgrazia con il rifiuto a Roma 2020 del Governo Monti, ma ha saputo rialzarsi con vigore mettendo il “suo” candidato sulla poltrona più alta dello Sport italiano. Ora, il lettismo, e i suoi seguaci, hanno il dovere , e il compito, di azzerare il clientelismo e il nepotismo che regna da anni all’interno delle stanze del CONI. Il CONI ha il compito di vigilare sulle Federazioni cosa che con la guida Petrucci non ha mai fatto, ora Malagò dovrebbe mettere su una squadra solo per capire come avvengono le assunzioni al Comitato Olimpico e nelle varie Federazioni sportive visto che si reggono su soldi pubblici ma si comportano come aziende private. Il rilancio dello sport italiano, in alcune discipline, visto che in altre siamo all’eccellenza, dovrà avvenire necessariamente investendo molti soldi su strutture e su tecnici capaci di “attrarre” i giovani verso sport meravigliosi, come l’atletica leggera, ma che non riscuotono enorme successo perché la new generation è più attratta dai soldi che dal sudore. Un compito arduo quello che avrà di fronte Giovanni Malagò, perché il primo passo deve essere, necessariamente, quello di cambiare la cultura sportiva in un Paese che da decenni non riesce a cambiare lo sport nelle scuole. Perché è dalla scuole che si dovrebbe iniziare il percorso sportivo, è qui che si dovrebbe dare maggiore spazio allo sport perché lo sport è aggregazione, è creare una coscienza univoca, lo sport è socialità, lo sport è unione d’intenti. Petrucci disse: “Non spetta a noi, pensare all’alfabetizzazione motoria”, come viene chiamata dai burocrati dello sport italiano la mission di educare allo sport i bambini, “perché – chiari l’ex presidente del CONI, non è dell’alfabetizzazione che noi dobbiamo prendere gli atleti per le Olimpiadi” . In pratica il CONI non serve per dare una cultura sportiva ai nostri ragazzi ma solo per trovare atleti da medaglia olimpica. In pratica gli oltre 400milioni di Euro che prende il CONI di denaro pubblico non servono per le nuove generazioni che rischiano sempre di più di diventare obesi, ma servono solo per le “eccellenze”, solo per gli olimpionici. Poi se le scuole sono senza palestre, senza strutture e non hai il becco di un quattrino per fare sport allora affari tuoi, questo compito non spetta al CONI. A Malagò vogliamo ricordare solo una cosa: “Articolo 3, comma 1 e 2, dello Statuto CONI: "Il Coni promuove la massima diffusione della pratica sportiva, anche al fine di garantire l'integrazione sociale e culturale degli individui e delle comunità..... Il Coni promuove e tutela lo sport giovanile fin dall'età scolastica...''. Ringraziamo per la collaborazione: