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«Juve campione nel derby, è una ciliegina da godere»


Camoranesi: «Nei miei derby non c’era storia: eravamo superiori. Il limite del Toro è pensare agli Anni 70 invece di scrivere nuove pagine»«Arsenal su Matri e Quagliarella»Casi Suarez-SanchezJuve, prove anti-Toro
© LaPresseTORINO - Per Mauro German Camoranesi il calcio è sempre stato arte. «E adesso - racconta l’ex juventino, dal 2012 al Racing Club - lo è ancora di più. La corsa non è più quella di un tempo e so bene di essere a fine carriera. Il mio primo pensiero è divertirmi: almeno un tunnel a partita lo provo sempre...». Programmi futuri? «Mi vedo in panchina. A fine anno prenderò il patentino da allenatore. Mi piacerebbe cominciare a lavorare qui in Argentina, poi si vedrà». È la panchina della Juventus il sogno? «Penso lo sia per tutti, a maggior ragione per chi come me ha avuto la fortuna di giocarci. Se diventerò un bravo tecnico, guidare la Juve sarà un obiettivo. Ma prima voglio, e devo, fare tanta gavetta». In una sua squadra lo vorrebbe Camoranesi? «Ne vorrei avere più di uno: i Camoranesi sono utili». Conte lo vede come un modello? «Antonio non l’ho mai avuto come tecnico, però tutti me ne parlano benissimo. Di lui conservo un gran ricordo come compagno: mi aiutò molto appena arrivai alla Juve. Parlava poco, ma ti guidava con esempio e fatti: carattere, agonismo, attenzione tattica». Domenica, nel derby contro il Toro, Conte ha il primo match point per vincere il secondo scudetto. «Con Antonio la Juve è tornata quella dei tempi migliori. In Italia non ha rivali e in Champions è arrivata subito ai quarti. Il lavoro comincia a dare i frutti». Immagina la Juve che fa festa sul campo del Torino? «Sarebbe la ciliegina sulla torta. Anche perché i discorsi in campionato sono chiusi già da marzo». L’uomo derby? «Spero sia Pirlo. Qualche volta ci sentiamo per sms: lo seguo con molto affetto». Le sue sfide col Toro? «Erano sentite, anche se tra noi e loro c’era una differenza abissale. Abbiamo sempre rispettato il Toro, però sapevamo di essere superiori». Un aneddoto sui cugini? «Più che un ricordo, un pensiero: non ho mai capito perché, a distanza di 40 anni, i granata parlino sempre e soltanto degli anni Settanta. Invece di scrivere nuove pagine, pensano sempre alla storia: credo che questo sia il loro limite».