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Agnelli: «Il calcio italiano ha perso importanza»


Il presidente della Juve: «Non è più una destinazione: lo dimostra il Milan che l'hanno scorso ha dovuto vendere per questioni di ingaggio»Tutto sulla JuveFacebook TsTwitter Ts
© LaPresseMILANO - Un applauso al presidente Andrea Agnelli e alla sua Juventus appena laureatasi campione d'Italia ha aperto il workshop 'Il calcio che vogliamò, che ha riunito nella sede della 'Gazzetta dello sport' il presidente del Coni Giovanni Malagò e i vertici del calcio italiano, dal presidente della Figc Giancarlo Abete a quelli delle leghe di serie A e serie B, Maurizio Beretta e Andrea Abodi, fino al presidente dell'Assoarbitri Marcello Nicchi. Appena sbarcato in Italia, fra gli ospiti del convegno c'è anche il presidente della Roma, James Pallotta, che ha stretto la mano e scambiato qualche battuta con Agnelli e Malagò. In platea ci sono anche il presidente del Genoa Enrico Preziosi ed è atteso l'ad del Milan Adriano Galliani, reduce dalla qualificazione alla Champions League conquistata negli ultimi minuti dell'ultima giornata di campionato ieri sera a Siena.L'INTERVENTO DI AGNELLI - «Ringrazio per tutti i complimenti che vanno girati anche a squadra e Conte, Marotta e Paratici. Gli sviluppi economici non possono che passare per i risultati sul campo. La situazione del calcio italiano è complessa. Il campionato italiano non è una destinazione finale, lo dimostra il Milan che lo scorso anno ha dovuto cedere due tra i suoi giocatori più forti per ragioni di ingaggio. Ce ne dobbiamo fare una ragione. Quando Abete dice che siamo al quarto posto dice il vero. Ma anni fa eravamo al primo. La Fiorentina ha fatto un grande campionato eppure non va in Champions perché l'Italia ha perso un posto. Le squadre B per noi sarebbero una grande opportunità per crescere».