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Giustizia sportiva: adattamenti ad personam


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  Si è molto letto nell’ultimo anno della necessità di procedere ad una riforma della giustizia sportiva, sempre più necessaria dopo il fallimento dell’inchiesta che avrebbe dovuto far chiarezza sul calcioscommesse. Fallimento che si somma ai precedenti e che mostra l’incapacità dell’attuale gestione ad essere organo di giustizia.In realtà dei cambiamenti ci sono stati con un adattamento dei giudizi in base agli imputati coinvolti. La vicenda Mauri mostra chiaramente questa situazione, dove non solo è venuta meno la tanta decantata velocità della giustizia sportiva – il processo a Mauri è iniziato dopo un intero anno in cui il giocatore ha potuto tranquillamente scendere in campo – ma ha seguito un percorso innovativo al punto tale da portare la Cgf a non decidere per procedere ad indagini dirette con possibilità di contradditorio tra imputati e accusatori. Anche non tesserati sono stati ascoltati come testimoni. Una novità negata in passato ad altri imputati che avrebbe aiutato a chiarire situazioni più mediatiche che reali. Un caso su tutti quello che ha visto protagonista Conte, con quel “Carobbio contro tutti” dove il confronto, richiesto dalla difesa, è stato evitato in ogni modo. Pensate a come potevamo cambiare i giudizi se fosse stato permesso agli avvocati di Antonio Conte di fare domande all’unico accusatore a cui è stato riservato un trattamento di tutto rispetto da parte di Palazzi. Le contraddizioni che pur evidenti, sono state oscurate dall’enfasi che ha accompagnato la voglia di condanna del tecnico bianconero e qui ci siamo fermati per volontà della giustizia sportiva. Tornando alla velocità dei giudizi, immaginate calciopoli giudicata un anno dopo, con le novità emerse dalle controinchieste condotte dalle difese e con il riemergere delle telefonate nascoste: la sentenza non sarebbe stata la stessa. E’ chiaro che il fattore tempo ha avuto un ruolo importante. Ed è altrettanto chiaro che solo l’intervento del PM Di Martino per la vicenda Mauri, ha in qualche modo costretto la Cgf a fare un passo indietro, tanto da spingerla a prendere tempo per indagare direttamente sulla vicenda.La giurisprudenza federale ha avuto una sua evoluzione e qualcuno ne ha tratto benefici. Un cambiamento che, vista la natura privatistica della giustizia sportiva, fa sorgere più di un sospetto sui reali motivi. Più proviamo a trovare spiegazioni logiche e più riscontriamo una parzialità inopportuna da parte di un ente che dovrebbe essere super parters. Il "buon andamento" della giustizia sportiva, garantita dagli organi di governo della Figc, non riesce a dare certezze ma solo ad alimentare altri dubbi. Anche perché, Abete può ancora essere garante di qualcosa? Oscillamenti non regolamentati, che sono comodi per chi non vuole chiarezza, ma solo la possibilità di disporre di un’arma capace di stravolgere i risultati del campo. Siamo sempre lì… http://www.giulemani...lio.asp?id=3141