juveland

Zeman sapeva


 
 di E. Loffredo Per alcuni suoi eclatanti precedenti è stato elevato a simbolo del calcio morale. Per usare le parole di una vecchia parodia dedicata a Lotito, potremmo dire che Zeman rappresenta il calcio "moralizzato e didascalico". Pochi giorni fa in un'intervista molto amara dell'ex calciatore Maurizio Schillaci, cugino del più celebre Totò, è emerso un episodio che ad oggi non è stato smentito dal diretto interessato: «Solo una volta mi hanno proposto soldi per aggiustare una partita. Ero al Licata, giocavamo a Casarano. Lo dissi subito a Zeman e lui mi disse di rifiutare. Alla fine finì 0-0 e prendemmo otto pali, ma certe volte le partite si decidono parlando in mezzo al campo». E chissà quanti episodi del genere si verificavano negli ambienti del calcio minore in quegli anni. Allo stato attuale non abbiamo motivo di dubitare delle parole dell'intervistato, che anzi, proprio perché dimostra ancora attaccamento affettivo a Zeman, non cercherebbe di procurargli danni di alcun genere, men che meno all'immagine. Dunque è questo il paladino del calcio pulito, colui che ha iniziato una crociata di sospetti in una sola direzione? È costui quello senza macchie? Fino a smentita (già in clamoroso ritardo) Zeman è eticamente colpevole di omessa denuncia. Per la giustizia sportiva i fatti sono prescritti, ma dicono che l'etica non vada in prescrizione. Dovrebbe bastare per rovesciare il totem boemo.  http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/articoli_dettaglio.asp?id=3230