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Agnelli: Juve, ricavi record. Ma la Lega si deve muovere


Il presidente bianconero agli azionisti: «Il calcio italiano è immobile: potremo continuare a essere competitivi in campo internazionale solo se sul fronte dei ricavi il sistema ci metterà in grado di esprimere completamente il nostro potenziale»Tutto sull'AssembleaNotizie Juve
© LaPresseTORINO - Sulla falsa riga della sua lettera agli azionisti, che apre la relazione di bilancio al 30 giugno 2013, Andrea Agnelli ha aperto l’assemblea degli azionisti con una fotografia dello scenario calcistico italiano fosca e esternando con veemenza tutta la sua volontà di cambiamento. E’ iniziato con l’emozione di un filmato che ha celebrato le vittorie della scorsa stagione e un applauso dell’assemblea (circa duecento persone tra piccoli azionisti e soci di minoranza) “meritatissimo da Conte e i suoi ragazzi”, ha sorriso Andrea. Poi si è fatto più serio.“La giornata odierna segna il punto finale della stagione 2012-13, un’annata che ha visto la vostra società continuare in campo e fuori dal campo nel progresso intrapreso nelle ultime tre stagioni. Il bilancio sottoposto all’approvazione di questa assemblea segna ricavi record e ricongiunge questa Juventus alla sua storia. Il campo aveva già precorso i tempi e ci aveva visto riportare a casa lo scudetto nel 2011-12, ma il bilancio che avete fra le mani ha un significato particolare perché segna un sensibile avvicinamento al pareggio operativo, confermando comunque il risultato sportivo, cioè il successo sul campo: 2° scudetto e 2ª Supercoppa consecutivi"“Ma non basta”, dice non senza enfasi Agnelli. “Il nostro compito è costruire il futuro. Il fatturato di oggi colloca la Juventus nella top ten mondiale. Il record precedente la poneva nella top tre. E’ un dato di fatto, in dieci anni si è perso molto”. E qui inizia la critica alla gestione del movimento italiano. «A distanza di un anno dal nostro ultimo incontro il calcio italiano rimane immobile: l’ho scritto e lo confermo. La perdita di competitività è talmente palese che solo un irresponsabile può negarla. la Juventus potrà continuare a essere competitiva in campo internazionale ed equilibrata finanziariamente solo se sul fronte dei ricavi il sistema la metterà in grado di esprimere completamente il proprio potenziale. Non è un alibi. E’ un accorato appello a reagire e non considerare il declino come ineluttabile. Può suonare retorico, ma il destino è davvero nelle nostre mani”.La critica si fa pungente entrando nello specifico: “Il contesto italiano ha da molto tempo sviluppato una radicata cultura del potere e una precaria cultura di governo”, dice Andrea riferendosi alle istituzioni e alla Lega in particolare, dove regnano: “l’immobilismo, l’inazione e spesso la superficialità“. E mentre il calcio italiano crolla, chi lo dovrebbe governare non è in grado di “essere una controparte credibile per la politica italiana”.Agnelli poi specifica: “La Juventus non ha nessuna intenzione di rimettere in discussione principi ormai consolidati e condivisi come quello della negoziazione collettiva dei diritti televisivi, che tutti i Paesi evoluti hanno adottato o come nel caso della Spagna presto adotteranno. Non è questo il punto. Penso che un sistema più efficiente, troverebbe maggior riscontro sul mercato italiano e ancora più su quello straniero dove la Serie A rappresenta una frazione modesta della Premier League e dove la Bundesliga, dopo averci superato nel ranking sportivo, va raggiungendoci per valorizzazione del prodotto calcio”. Insomma, aumentare la torta per avere fette più grosse è la filosofia di Agnelli che non vuole tornare alla vendita soggettiva, dalla quale avrebbe sicuramente più vantaggi.L’ultimo affondo è indirettamente rivolto alla politica: “La Serie A deve trovare una capacità di dialogo con la politica e le istituzioni sportive. Senza ciò avremmo stadi decrepiti e mezzi vuoti, componenti della medesima Federazione che perseguono obiettivi particolari e non sistemici, tutele inadeguate dei nostri marchi di fronte agli abusi e alla contraffazione, leggi cervellotiche che si propongono di limitare la violenza, ma ottengono solamente di limitare l’accesso ai tifosi e agli appassionati”.